Nuova economia europea
L’asse Renzi Hollande
col Nobel Krugman

La nuova economia europea. Consumate e crescete, qualcuno pagherá. Questo sembra essere il messaggio del governo Renzi, ossia la traduzione della prossima finanziaria e delle trattative con Bruxelles. in sostanza, meno tasse, via l’odiata tassa sulla casa, un pochino piú di deficit pubblico (tanto siamo sotto il muro del 3 per cento), aiuti all’impresa, aiutini ai piú poveri, un po’ d’investimenti in infrastrutture e sud. Il piatto è servito condito con la fiducia nella crescita, oltre le previsioni.

 

Ma questo “pacchetto” come viene finanziato? In parte con la mitica crescita (ci sará davvero e sará continuativa?), in parte con la riduzione di spese (ma molto inferiori alle previsioni), in parte con i tagli a regioni e sanitá (che però suscitano proteste anche legittime), ma soprattutto prendendo il rischio di clausole di salvaguardia (cioé aumenti di imposte automatici in caso di sforamento del deficit) che gli esperti calcolano in 30/40 miliardi a partire dal 2017.

 

Insomma, la scommessa dell’ottimismo che, a sua volta, é una scommessa sulle prossime elezioni. Se la scommessa fosse perduta, i prossimo governi e le prossime generazioni avranno un’ereditá pesante. La manovra del governo Renzi é la dimostrazione che due piú due fa quattro in matematica, può fare cinque in economia e può fare tre o sei in politica a seconda dei punti di vista e degli effetti moltiplicatori o deprimenti di alcune scelte.

 

Tra rigore e sviluppo
Tra rigore e sviluppo

 

Dopo anni di austeritâ e misure che hanno depresso crescita e affossato speranze, ecco misure che scommettono sulla fiducia, contraddicendo quello che finora appariva come il pensiero unico a Bruxelles, fortemente sostenuto da Berlino e tradotto in Italia dal governo Monti. Con i risultati che sappiamo. Quindi anche a Bruxelles l’economia può diventare un’opinione? persino Berlino ha capito che con l’austeritá non si va da nessuna parte?

 

Il premio Nobel per l'economia Krugman
Il premio Nobel per l’economia Krugman

 

Va a finire che la strategia di aggiustamenti moderati e deficit crescente (alla faccia di Bruxelles e dei limiti del patto) scelta dal presidente francese Hollande potrebbe risultare piú efficace? In ogni caso, la tendenza attuale, che non é solo italiana, sembra dare ragione agli economisti come Il Nobel Krugman e, in subordine of course, come Fassina o Varoufakis, e smentire i profeti del rigore, genere Monti/Fornero.

 

Personalmente ritengo che al di lá delle personalizzazioni e dei giudizi politici di ciascuno, la vera ragione della svolta sia un’altra. Ossia il rischio implosione dell’Europa, travolta dai populismi, dalla voglia di uscita della Gran Bretagna, dai vari nazionalismi e regionalismi di ritorno, dalla generale disaffezione nei confronti di un progetto e di un ideale che i padri dell’Europa avevano sognato diversamente.

 

Cosi com’é l’Europa non può funzionare, é fonte di scontento e rabbia popolare. I vari governi e leader devono scegliere fra tamponare il disastro o lasciarsi travolgere alle prossime elezioni. Il bello insomma deve ancora venire e si chiama Inflazione.

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