Terremoto Dis, la burocrazia spionistica. La diplomatica al posto del generale per quella spia con Renzi
Terremoto Dis, la burocrazia spionistica. La diplomatica al posto del generale per quella spia con Renzi

«Servizi segreti, fatale per Vecchione l’incontro dell’autogrill tra Renzi e Mancini. Ora indagine sullo 007», titola Repubblica. Dopo la drammatica audizione dell’ex capo del Dis, il Copasir chiede a Draghi…

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La crisi di governo italiana oltre ai personalismi già guarda al dopo Merkel?

Dietro ad ogni azione politica buona o cattiva c’è sempre una trama? Probabilmente sì, ma non è detto che sia per forza quella che ci sembra la più evidente e…

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Russia e Kiev-gate, impeachment, Trump, spie incerte e infine Renzi

Impeachment Trump, inchiesta Kiev-gate spunta una seconda talpa. Lo strano viaggio di vertici della giustizia Usa tra le spie italiane sul Russiagate. Rispunta la scuola di spie dell’ex ministro Scotti e Renzi versione ‘stai sereno Conte’ invoca il Copasir

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Il suicidio dell’arroganza, il Paese e la segreteria Pd (litighiamo un po’)

Quest’ansia da rivalsa che sembra abbia invaso Renzi ha così poco di politico che si è portati a dubitare seriamente non tanto delle sue capacità ( che pure qualche problema…

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Crisi italiana per tifosi: tutto e il contrario di tutto

Veritá e menzogne sulla crisi italiana, propone Massimo Nava che, da testimone sul campo di tante vicende del mondo sulle pagine del Corriere della Sera, ama sbilanciasi un po’ sulle questioni di casa. E il Sì e il No sono ancora troppo freschi per offrire letture oggettive sull’accaduto. Troppo anti o pro ‘renzismo’ ancora nell’aria. Massimo Nava, sguardo sempre acuto e penna felice, aiuta comunque a interrogarsi su verità e menzogne nel racconto della crisi politica in corso. Con qualche provocazione finale.
LE VIGNETTE DI MIMMO LOMBEZZI

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2016, la caduta dei leader. Resiste Frau Merkel. Scommessa 2017

I capi di governo di Germania, Francia, Italia, Gran Bretagna e Usa riuniti al G5 dello scorso aprile ad Hannover. Tutti usciti di scena o in uscita. Resiste Frau Merkel, ma con qualche rischio elettorale nel 2017. Renzi e Cameron, vittime di un referendum. Hollande verso l’epilogo. Obama che ci regala Trump. Che 2017 dobbiamo immaginare?

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Tanti diversi No dietro il NO. I troppi vincitori, il dopo

Risultati definitivi: hanno votato NO 19.418.012 di italiani, il 59,12% – Hanno votato SI 13.428.745 di italiani, il 40,88% dei votanti. 18,4% la differenza, e 6 milioni di no in più dei si.

Il NO personale a Renzi, i troppi vincitori del giorno dopo, e quel dopo incerto che fa paura.

Renzi se ne va, ma esce davvero di scena?

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NO a Renzi, lunedì le dimissioni al Quirinale

Matteo Renzi si assume la responsabilità della sconfitta e annuncia la sue dimissioni, lunedì pomeriggio al Quirinale.

RISULTATI DEFINITIVI
19 milioni e mezzo di No contro 13 milioni e mezzo di Sì.
NO 59,12% – SI 40,88%

 

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«Tg Renzi» più di Berlusconi. Rai, lottizzazioni e servilismo

Sui telegiornali Rai il premier occupa il 24% del ‘tempo di parola’ e il 36% del ‘tempo di notizia’. Lo dicono i dati dell’Agcom. Quando Minzolini dirigeva il Tg1, Berlusconi non aveva così tanto tempo a disposizione, ed è tutto dire. Il Tg2 ‘di destra’ che batte il Tg1 in attenzioni renziane, pur rimanendo l’ammiraglia Rai ‘House organ’ di Palazzo Chigi. In precedenza l’Agcom era stata accusata di aver ritardato la consegna dei dati alla commissione di Vigilanza. Dati di questa estate, nei telegiornali Rai: per il No solo il 22% del tempo di notizia. A chi sostiene il Si tutto il resto. E Renzi e Boschi che da soli coprono i due terzi dell’area dei favorevoli, vedremo se a vincere o a perdere.

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Scontro Ue-Italia. Renzi inquieto per troppi No

Cronaca dall’Europa parlando di casa. Tensione Roma Bruxelles sulla manovra di bilancio italiana, tra il presidente della Commissione Ue Juncker e il premier Renzi. Juncker se la prende con Renzi. “Roma ci attacca? me ne frego”. Mediatori in campo ma troppi nervosismi in casa nostra, dal dopo Leopolda alla vigilia referendaria che incombe con un No vincente sul premier

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Gerusalemme, l’Unesco e Renzi

Ci voleva la campagna referendaria del premier Renzi per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica sul conflitto tra israeliani e palestinesi, cancellato di fatto dalle guerre mediorientali targate Isis. Priorità di altre notizie, e la questione israelo palestinese finisce in cantina anche per ripetitività di fallimenti e ruoli dei protagonisti tra sempre perdenti e sempre vincenti.

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Quel ponte sullo stretto che va e viene a scadenza elettorale

Renzi rilancia la sfida berlusconiana sul fantomatico Ponte sullo Stretto: «Può creare 100 mila posti di lavoro». Inizia la campagna per il referendum di dicembre, è il sospetto generalizzato. Il sindaco di Messina Accorinti: «Ma quale Ponte? Di che cosa sta parlando? Qui abbiamo un sistema ferroviario da seconda guerra mondiale, a binario unico, a gasolio. Sulla Messina Catania è arrivata una frana e l’autostrada è ancora interrotta».

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L’Ue litigiosa protagonista da qui al referendum

UE DOPO BREXIT: ORA LITIGANO ITALIA FRANCIA E GERMANIA – ALMENO COSÌ PARE –
Il premier italiano attacca Germania e Francia. L’ombra di interessi elettorali vari sulle scelte politiche e anche sui litigi sbandierati. La dichiarazione finale del vertice di Bratislava esalta l’Unione europea, «indispensabile», ma le divisioni continuano ad attraversare i leader dei 27 Paesi riuniti per la prima volta senza la Gran Bretagna.

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Se l’ambasciatore Usa e la politica straparlano

L’ambasciatore Usa che con goffa intromissione negli affari altrui, viene a dirci come votare al referendum sulla riforma della nostra costituzione. Più malato lui di Hillary, ma di testa. E l’aiutino a Renzi per il Si scatena una voglia di No che diventa anche antiamericana. Poi il vicepresidente della Camera Di Maio, aspirante futuro premier, che nella forzatura di un “Renzi come Pinochet”, inelegante, trasferisce il truce massacratore di Allende, dal Cile al Venezuela.

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Ventotene e il flop degli ideali europei

ANALISI DEL VERTICE A TRE SULL’EUROPA DOPO LA PRIORITA’ DEL DRAMMA TERREMOTO – Merkel, Hollande, Renzi, ed una sola vera protagonista. Ai tedeschi l’egemonia negata sul piano ufficiale. Il mondo brucia ma Berlino insiste con i dannati parametri di Maastrich. Mentre Soros, speculatore internazionale e anche peggio, annuncia una crisi delle banche italiane che puntualmente arriva. Ma le banche germaniche che stanno peggio delle nostre? Silenzio. Sospetti tra i più attenti di noi, Michele Marsonet compreso. Brexit che pare non aver insegnato niente. Altre possibili Exit. Gli ideali di Ventotene e di Altiero Spinelli triturati da caparbi contabili.

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I grandi della Ventotene di ieri e i tre della piccola Europa di oggi

Michele Marsonet studioso, narrandoci di Ventotene di allora, si svela europeista convinto ma estremamente deluso e severo sull’oggi. «Una decadenza della classe politica europea che è evidente a tutti. I tre leader riuniti sulla portaerei Garibaldi, al largo di Ventotene, assomigliano ben poco alle grandi figure che vararono il processo di unità continentale. Ne è riprova il fatto che non sanno bene come affrontare i problemi drammatici di oggi, e ne cito solo due: la Brexit e la tragedia dei migranti». Per non far morire il sogno, cambiare in maniera profonda natura e intenti dell’Unione Europea.

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Remocontro