«Pelican Brief», le accuse del Reis turco Erdogan al premier cacciato

«Pelican Brief»,
un post anonimo ma interno al Palazzo contro Davutoğlu, premier dimissionario, con le accuse di tradimento nei confronti del suo presidente Erdogan. Anonimo ma non troppo, con l’autore indicato come un giornalista molto vicino al Presidente che avrebbe scritto il post “sotto dettatura” dello stesso.

La contromossa di una congiura nel palazzo neo-ottomano, dalle tinte holliwoodiane. A partire dal nome. Rapporto Pelican era un film americano del 1993 con Julia Roberts e Denzel Washington, dall’omonimo romanzo di John Grisham. Un thriller fatto di intrighi di palazzo, dove alla fine i veri colpevoli vengono incriminati. Ed è questo il messaggio. “Ti abbiamo smascherato e ora devi pagare”.

Sì, perché il post anonimo è un lungo atto d’ accusa nei confronti di «Hoca», il Professore, come viene chiamato Davutoğlu, per aver prima fallito nelle politiche e poi nei tentativi di rovesciare il «Reis», il Capo, ovvero Erdoğan. Il post esce il primo maggio, atto d’accusa che precede le dimissioni annunciate il giorno 5.

L’atto d’accusa contro Hoca
“Gli uomini di Hoca hanno parlato abbastanza. E hanno causato molti problemi. Parleremo ora? Parleranno ora quelli che sacrificherebbero le loro vite per il REIS? Molto pochi sanno che sta già succedendo. È un incubo. È come quando urli e nessuno sente. Proprio così. Qualcuno viene ucciso davanti a una folla e nessuno se ne preoccupa. Così. Voglio dire, così è come mi sento. Sto urlando da qui. Ascoltatemi: signore! Signori!

Questo è un paese orribile. Questo è un paese sul quale le maggiori superpotenze stanno giocando a scacchi. Questo paese non diventerà un letto di rose in un giorno solo calmando Ergenekon (la supposta rete segreta a capo di un complotto per rovesciare Erdoğan, ndr.) o facendo paura alla struttura parallela (altra supposta rete segreta che controllerebbe il paese, ndr.).

Anche se vi liberate di un traditore, loro lo rimpiazzeranno subito con uno nuovo. Non ci lasceranno in pace facilmente. Se necessario, ci metteranno gli uni contro gli altri. Allora, tenete gli occhi aperti. Guardatevi intorno, vedete cosa succede. Ma guardate bene. Non guardate superficialmente. E vedete ciò che vedo io.”

Come alla fine dell’Impero Ottomano
C’è un “loro” che tirano le fila di complotti multiformi. Ci sono gli interessi stranieri, come alla fine dell’impero ottomano. La Turchia è presentata come scacchiera per le grandi potenze. Ci sono i traditori interni. E allora bisogna guardare bene. Vedere ciò che vede lui, l’anonimo, la voce che incarna la vera, orgogliosa, libera, indipendente volontà del popolo turco.

Un popolo che è pronto a morire per il capo. Un popolo che è interamente rappresentato dal capo. Non dalla sua funzione, ma da lui in persona. Uscire dall’ombra del capo, concordare con i suoi oppositori, proporre alternative alle sue politiche, diventa immediatamente tradimento. Tradimento al sultano che combatte per l’indipendenza di una terra che i nemici esterni vogliono umiliare.

L’autocrazia assoluta
Il linguaggio e le accuse mosse dal post tradiscono una mentalità. L’autocrazia assoluta. Erdoğan è il partito e la nazione. Prima di Davutoğlu, anche l’ex Presidente Abdullah Gül, co-fondatore insieme ad Erdoğan del Partito Giustizia e Sviluppo (Akp), fu allontanato. “Gül aveva degli amici britannici “molto considerevoli” e una sposa che odia Erdoğan e la sua famiglia ama troppo Hürriyet (principale quotidiano di opposizione ad Erdoğan, ndr.). Reis non ha fatto di Gül il capo”.

Candidamente si presenta Erdoğan come l’ultimo (e forse l’unico) decisore di tutto e tutti. Leggere il giornale sbagliato potrebbe costare caro. Avere degli amici personali in un paese straniero, per di più occidentale, potrebbe essere sospetto. E allora si spiega perché Reis ha voluto fare di Hoca- Davutoğlu il capo del partito e del governo:

“1. Reis sperava che Hoca non cooperasse con l’Occidente, che lo vuole rovesciare per le sue politiche in Siria e Palestina. Pensò: ‘Hoca non collaborerebbe con l’Occidente o i suoi cavalli di troia, paralleli (strutture parallele, ndr.), o il gruppo di media Doğan (che possiede Hürriyet, ndr.).
2. Reis pensò anche che avrebbe difeso il sistema presidenziale al processo di transizione e avrebbe usato il suo carisma accademico”.

Il Presidente/padrone
È chiaro. Il ruolo istituzionale di Presidente della Repubblica non è nemmeno preso in considerazione. Davutoğlu è stato messo là da Erdoğan per essere la sua longa manus. Senza pudore. È lì perché avrebbe fatto ciò che Erdoğan voleva.

Seguono 20 punti specifici di accuse politiche a Davutoğlu. Dove all’aggettivo “politico” si deve necessariamente dare un’interpretazione estesa. Personale. Il Primo Ministro è infatti accusato di prendere decisioni in totale autonomia. Decisioni che gli spetterebbero istituzionalmente. Ha cercato di sacrificare uomini fedeli al Presidente per far fronte alle crisi dovute alle accuse di corruzione.
Ha addirittura candidato in Parlamento Hakan Fidan, capo dei servizi segreti. Questo era troppo. Fidan, braccio destro di Erdoğan, doveva rimanere a capo dei servizi. Facile capirne il motivo.

Trame e tradimenti
Il quadro è allarmante. Il Presidente non può fidarsi di nessuno. I suoi ex collaboratori rilasciano interviste contro di lui e “Hoca telefonò immediatamente ad Arınç (ex Presidente della Camera e ministro in un governo Erdoğan, ndr.) e si congratulò con lui per la sua dichiarazione anti-REIS in TV”.

Ma l’allarme diventa inquietante per il Presidente quando Davutoğlu “non ha nemmeno menzionato il tema del sistema presidenziale nella campagna della sua elezione”. E addirittura “dopo le elezioni, Hoca rilasciò una dichiarazione, ‘volevamo introdurre il sistema presidenziale, ma la gente non ci ha dato il potere’”. E poi “Hoca iniziò a crearsi una rete di stampa a lui vicino”.

E ancora, Davutoğlu non ha difeso Erdoğan per le vignette satiriche dell’Economist e dei comici tedeschi. E anzi, ci parla pure. E lascia spazio a tutti quelli che danno voce ai congiurati, a Fetullah Gülen, alle proteste di Gezi Parki, al Pkk.

La questione curda
Già, il Pkk. “Hoca disse, ‘se tornassimo alle condizioni di maggio 2013, potremmo parlare di tutto’, intendendo il Pkk. Colui che parla di pace in tempo di guerra è un traditore tanto quanto colui che parla di guerra in tempo di pace”. Ecco la mentalità vera: o tutto o niente. Il nemico si elimina. Poi si parla. Come se la pace non si preparasse in tempi di guerra e non si trattasse con il nemico. Di che pace si dovrebbe parlare in assenza di guerra?

Le prove di tradimento di Davutoğlu sono tante. Si è fatto vedere in una libreria con il proprietario di un giornale che “scrive storie diffamatorie sul Reis quasi ogni giorno”. Ha cercato di incontrarsi con Obama dopo che l’aveva già incontrato Erdoğan. Ha addirittura cercato di prendersi i meriti politici dell’accordo sulla liberalizzazione dei visti tra Turchia e Unione Europea. Ma il punto centrale rimane quello espresso precedentemente. È traditore chi cerca mediazioni, compromessi, equilibri politici.

La psicologia del sultano e dei suoi sudditi
Se si vuole capire qualcosa della Turchia di Erdoğan bisogna leggere il Pelican Brief. È la rappresentazione della psicologia del capo e dei suoi yes-men. Se è questa la Turchia che da domani s’imporrà senza più alcun freno, allora sarà un problema. E non per la supposta agenda segreta di Erdoğan per islamizzare il paese. Ma per il delirio di onnipotenza e disprezzo per ogni regola e freno al potere. Ecco la psicologia del sultano e dei suoi sudditi.

 

§§§

IL TESTO IN INGLESE

The Pelican Brief

Greetings!

Hoca’s (a nickname used for Davutoğlu, meaning teacher, academic) team have talked enough.

They have caused enough trouble.

Shall we talk now?

Shall those who would sacrifice their lives for Reis (a nickname used for Erdoğan, meaning leader) talk now?

Very few know what is actually happening.

It’s a nightmare.

It’s like, sometimes, you scream, but nobody hears.

Just like this.

You know, somebody gets killed in front of a crowd and nobody cares.

Like this.

I mean, that is how I feel.

I am screaming from here. Hear me out:

Ladies! Gents! This is a horrible country.

This is a country where all of the superpowers are playing chess on Turkey.

This country will not become a bed of roses in one day just by pacifying Ergenekon or scaring off the parallel structure.

Even if you get rid of a traitor, they will immediately be replaced with a new one.

They will not leave us by ourselves easily.

If necessary, they will turn our own against us.

So, keep your eyes open.

Look around you, see what is going on.

But look carefully. Don’t look superficially.

And see what I see.

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On tendency surveys, Abdullah Gül came first, Binali Yıldırım was second and Davutoğlu was third.

Even so, Reis made Hoca the party (AKP) chairman.

Gül had some ‘very handsome’ British friends and a spouse who hates Erdoğan and his family loves Hürriyet too much.

Reis didn’t make Gül the head.

Yıldırım was a Reis supporter.

He had done no wrong, he was successful.

He was loved by the party supporters.

But he was not charismatic enough.

They would treat him like a puppet.

So, Reis did not make Yıldırım the chief.

Davutoğlu spoke well.

He was a hodja (teacher).

Also, he was relatively fresh.

Had worked with Reis for years.

Yes, he was arrogant, a big guy.

He knew everything. But only theoretically.

In practice, he had usually failed. I.e. Syria.

He said, “Esed (Bashar al-Assad) will be toppled in 6 months.” Not just said it, but also made his plans according to it.

He did not have a B plan. Because he was very sure of himself, his intelligence, his knowledge, his readings.

Esad stayed and Hoca failed. It caused a lot of trouble.

Reis made the Hoca chairman anyway.

Why?

Reis hoped that Hoca would not cooperate with the West, who want to overthrow him based on his Syria and Palestine policies. He thought: “Hoca would not cooperate with the West or its Trojan horses, parallels, and Doğan media group.”

Reis also thought that he would defend the presidential system on the transition process and use his academic charisma.

Reis took his word on these two topics.

He said, “You know the tendency surveys – I am making you the chairman (of the party)! But on the condition that you promise on these two topics”.

Hoca accepted. Or he pretended, I don’t know.

But his greedy consultants did not accept this. That I do know.

Ali Sarıkaya, Osman Sert, Taha Özhan, Hatem Ete and Ertan Aydın were the ring leaders.

These are all ‘educated’ kids.

Hoca is also an ‘educated’ man.

Reis, on the other hand, is from Kasımpaşa (implying that he is uneducated).

Therefore, the others have to rule.

Besides, with Reis there is no peace. The West does not stop. Gezi, parallel and so on.

Also, there are the corruption allegations.

They all know the allegations are lies, but that does not matter, even the release of the allegations is annoying for them.

Reis must be gone, not the allegations, according to them.

They will make peace with everyone after sacrificing Reis.

It is that simple.

In summary, this crew and Hoca determined their policies by the West, without Reis.

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SEGUONO BEN 27 ‘CAPI D’ACCUSA’

PRIMA DELLA SEGUENTE CONCLUSIONE

The result:

The story between Hoca and Reis is not a simple ambition story.

Because Hoca, in order to pursue his own desires,

choose to cooperate with whoever was against Reis and against the people who support Reis.

He accepted being the pawn in the presence of a queen on the chessboard global powers play on in our country.

The fight is all about this.

And the loser is obvious!

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