
Ieri centinaia di migliaia di persone sono corse a procurarsi un certificato verde, ma sono nella grande maggioranza tamponi, non vaccini. Tra le forze politiche, per una volta, campeggia una convinzione quasi unanime: bisogna fare qualcosa per disinnescare la mina, segnala il manifesto. «Già, ma cosa?», si chiede Andrea Colombo. «La richiesta di posticipare di due settimane l’entrata in vigore dell’obbligo, avanzata dai portuali di Trieste, i più bellicosi di tutti, il governo non l’ha neppure presa in considerazione. Il portare a 72 ore la validità dei test rapidi, una delle richieste principali di Salvini, è stata cassata dalla comunità scientifica: finestra troppo ampia, sfuggirebbero una marea di positivi».
Resta il prezzo dei tamponi, ed è qui che si muovono le forze politiche e i sindacati. «Favorevoli a qualsiasi misura abbassi la tensione» dice il Pd. «Il costo dei tamponi va calmierato ulteriormente. Ci aspettiamo un impegno chiaro da parte del governo», per l’ex premier Conte. Lo stesso Salvini: «Tamponi rapidi e a prezzo calmierato sono l’unica soluzione, non stiamo chiedendo concessioni».
«In realtà il governo ci pensa molto seriamente, rileva Andrea Colombo. La scelta di abbassare il prezzo dei tamponi, ora fissato a 15 euro, non è ancora stata presa ma quasi sì. Non subito però, per motivi politici e d’immagine. Il calmiere non deve apparire come una vittoria della piazza violenta di sabato scorso e neppure un cedimento alle minacce dei portuali».
Presto anche la possibilità del Green Pass per gli stranieri vaccinati con Sputnik o col vaccino cinese, capitolo importante per i camionisti, categoria sul piede di guerra quasi quanto i portuali. La possibile «reciprocità» sul riconoscimento dei rispettivi vaccini tra Ue da un lato, Russia e Cina dall’altro. Un accordo firmato dalle Ue sbloccherebbe la situazione.
Dal 10 al 20% con punte che possono raggiungere il 30 e persino il 40% dei lavoratori (come allo scalo di Trieste). Dai porti l’allarme si estende ai trasporti sulla terraferma ma riguarda anche le forze dell’ordine, i vigili del fuoco, l’agroalimentare per non dimenticare colf e badanti.
Confetra, la federazione di associazioni di trasporti e logistica ha avvertito che «si rischia il blocco, la paralisi del sistema logistico nazionale ». «La nostra confederazione raccoglie 400 mila autisti, stimiamo che il 30% di loro non abbia il Green pass e che dunque si debbano fermare». «In più c’è il tema degli stranieri, molti sono vaccinati con Sputnik o altri vaccini non riconosciuti in Europa».
In questo settore sono impiegati numerosi lavoratori stranieri non vaccinati oppure immunizzati con vaccini ‘non riconosciuti’ e un loro stop potrebbe interrompere intere filiere.
I dati dei sindacati di polizia sui reparti mobili – quelli impegnati nei servizi di ordine pubblico e in prima linea nelle manifestazioni – rivelano che la percentuale è in alcuni casi molto consistente e superiore alla media dei non immunizzati del Corpo, di poco superiore al 20%.
Il Conapo, sindacato autonomo dei vigili del fuoco chiede «una deroga specifica per i vigili del fuoco, l’accesso riservato e prioritario per la effettuazione dei tamponi, estendere la validità dei tamponi rapidi da 48 ad almeno 72 ore, garantire ai vigili del fuoco e ad altre categorie di pari importanza per la Sicurezza Pubblica la gratuità dei tamponi finalizzata a non interrompere i servizi di sicurezza e soccorso pubblico».
Anche in questo settore, secondo le stime, sono diverse decine di migliaia i lavoratori domestici che non si sono ancora vaccinati. Anche in questo caso la verifica spetta al datore di lavoro. In questo settore sono impiegati diversi lavoratori stranieri, molti dell’est Europa immunizzati con Sputnik.
In questo settore la percentuale di non vaccinati va dal 10% al 20%. L’assenza di tanti autisti potrebbe creare serie difficoltà alla copertura del servizio e al traffico, in particolare nelle grandi città.