Beirut, cecchini sparano dai tetti e uccidono. Guerriglia urbana, Hezbollah accusa i cristiani

Almeno sei morti e 32 feriti, secondo il Jerusalem Post, diversi feriti il bilancio temporaneo della sparatoria di questa mattina di fronte al Palazzo di Giustizia di Beirut. La situazione è degenerata durante la manifestazione dei gruppi sciiti di Hezbollah e Amal, per chiedere le dimissioni del giudice Tarek Bitar, colpevole secondo loro di aver politicizzato l’indagine sull’esplosione del porto del 20 agosto 2020.
La sparatoria, tiro di cecchini dei tetti ad uccidere, sarebbe iniziata nell’area di Tayouneh che segnava il confine tra l’est e l’ovest di Beirut, tragicamente famosa per gli scontri settari durante la guerra civile del 1975 in Libano

Accusa di strage ai cristiano maroniti

I movimenti sciiti accusano esplicitamente il Partito cristiano-maronita delle Forze libanesi di aver appostato cecchini sui tetti a cercare la strage. Hezbollah e Amal hanno denunciato «l’aggressione di gruppi armati organizzati, con l’obiettivo di spingere appositamente il Paese verso la sedizione su base religiosa». La paura di nuovi scontri ha obbligato il primo ministro Najib Mikati, il miliardario insediato da pochissimi giorni al governo di un Paese allo sfacelo, a denunciare il rischio di una nuova guerra civile.

Le uccisioni di oggi rischiano anche di far cadere il suo neonato governo, già ampiamente contestato per via delle rivelazioni dei Pandora Papers che coinvolgo premier e alti esponenti politico finanziari libanesi.

L’incubo di una nuova guerra civile

Le scene di violenza che hanno portato indietro il Paese ai tragici anni tra il 1975 e il 1990. Centinaia di persone che si trovavano per le strade quando gli spari dai tetti degli edifici li hanno fatti bersaglio. Gli armati Hezbollah, non soltanto. Secondo l’emittente televisiva Al Arabiya, non è ancora chiara la motivazione della violenza assassina organizzata. Tensione già nel momento in cui i due gruppi musulmani hanno indetto la manifestazione, letta come una provocazione da parte cristiana. Neanche l’intervento dell’esercito (su richiesta del gruppo sciita) è riuscito a riportare la calma e i sono stati coinvolti nella sparatoria, con scene di vera e propria guerriglia.

Pandora Papers Libano rapinato

C’è un dato sorprendente nel calderone dei Pandora Papers, l’inchiesta sui paradisi fiscali di mezzo mondo: ben 346 società che hanno occultato il loro denaro su conti offshore, sono libanesi. «Per farsi un’idea delle proporzioni, la Gran Bretagna è solo al secondo posto in questa speciale classifica, con appena 151 imprese clienti del trust», sottolinea il Foglio. «“Siamo campioni del mondo”, scherza con amarezza il quotidiano francofono libanese l’Orient le Jour». Fra gli oltre 11 miliardi di dollari nascosti nei conti di Isole Vergini, Belize, Cipro e Seychelles molti appartengono a società libanesi. Mentre tre quarti della popolazione vive in povertà tante le personalità coinvolte:

fra queste il premier Najib Miqati, il governatore della banca centrale Riad Salamé, l’ex premier Hassane Diab e l’ex direttore della Mawarid Bank, Marwan Kheireddine.

Hezbollah, secondo Ugo Tramballi, dell’Ispi

Per Tramballi, dell’Ispi, sentito dall’HuffPost , «La differenza tra le istituzioni libanesi e il movimento guidato da Hassan Nasrallah sta nel fatto che mentre i partiti tradizionali rubano soldi, Hezbollah s’è preso il Libano». In verità, sostiene Tramballi, «L’azione del gruppo spalleggiato dall’Iran non ha il fine ultimo di impossessarsi del potere, non perlomeno nella sua concezione tradizionale. Anche se nessuno è in grado di contrastarlo, il movimento “non si vuole prendere la responsabilità di governare il Libano, bensì solo di controllarlo. Non sono così sciocchi da volere una rivoluzione in stile iraniano a fine anni Settanta. Sono consapevoli di come il Libano sia un Paese laico».

Hezbollah, uno Stato nello Stato

Secondo Matteo Colombo -ricercatore dell’Istituto di relazioni internazionali olandese Clingendael e dell’Ispi – lo descrive ad Huffpost come «Uno Stato nello Stato. Grazie agli aiuti che arrivano da Teheran, può andare avanti anche se il Libano fallisse». «Per il gruppo militare musulmano, la situazione attuale è la condizione ideale per agire e porsi come salvatore del popolo libanese. I barili di carburante iraniano trasportato dalla Siria sono la testimonianza di come Hezbollah abbia voglia di ergersi come unico soggetto interessato al cambiamento». Di fronte a una povertà dilagante, c’è un aumento dei prezzi alimentari incredibile a cui si aggiunge anche la questione dei profughi siriani. «Il problema ormai non è solo di natura economica ma anche umanitaria».

Cristiani tra paura e reazione

Michel Moawad, un deputato cristiano dimissionario e figlio del presidente libanese assassinato René Moawad, oggi pomeriggio a MTV Libano ha denunciato che il comportamento ‘provocatorio’ di Hezbollah, e ha avvertito il movimento di «Non osare nemmeno pensare che possa spaventarci con i suoi fucili e giochi di ruolo». Rischio escalation: «Vogliamo continuare la battaglia in strada per affrontare coloro che vogliono distruggere la sovranità e l’entità del Libano e distruggere la magistratura, la sua indipendenza e la pace civile», ha detto ancora Moawad.

Lettura da Israele, Jerusalem Post

Mercoledì, Hassan Fadlallah, un deputato affiliato a Hezbollah, aveva accusato apertamente gli Stati Uniti di interferire nelle indagini sulle responsabilità per l’esplosione al porto. Fonti di Hezbollah e del movimento cristiano Marada hanno riferito al telegiornale libanese Al-Jadeed che Bitar si stava preparando ad accusare direttamente Hezbollah della responsabilità dell’esplosione. Le fonti hanno aggiunto che se Bitar non viene rimosso, lasceranno il governo. Samir Geagea, esponente cristiano maronita, ha invitato il “popolo libero del Libano” a prepararsi per uno sciopero generale pacifico.

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