Modi voleva stravincere, ma è l’opposizione che esulta: ‘Il Paese lo ha punito’, rileva la sempre prudente ANSA. Modi ha rivendicato la vittoria e il ‘mandato storico’ per governare l’India…
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L’India che il Padre della Patria, il Mahatma Gandhi aveva pensato come uno Stato pluralista di popoli e religioni. Troppo facilmente definita ‘la più grande democrazia del mondo’, sta subendo una metamorfosi radicale con molte forze politiche e sociali decise a cancellare la memoria del fondatore, il Mahatma Gandhi.
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L’intuizione di Samuel Huntington, secondo il quale dopo la fine della Guerra Fredda le principali fonti dei conflitti sarebbero diventate le identità nazionali e religiose.
Come sta accadendo quasi ovunque nel mondo, i partiti tradizionali cedono il passo a nuove formazioni, spesso nate in tempi relativamente recenti.
Al contempo sbiadisce il ricordo di figure carismatiche che hanno dominato la storia contemporanea.
1947, a metà giugno, finiva l’Impero Britannico. Lord Mounbatten, ultimo vicerè, cedeva il potere britannico al partito del Congresso, e alla Lega musulmana panindiana. Separazione dall’impero e separazione dall’India del Pakistan musulmano. L’esodo di circa 13 milioni di persone da uno stato all’altro con violenti scontri tra musulmani e induisti che porteranno a più di 500.000 morti. Il giorno dell’indipendenza, il 15 agosto 1947, Gandhi non partecipa alle festività con il resto dell’India, ma si addolora in solitudine nella città di Calcutta.
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Iniziata in India la lunga maratona elettorale per il rinnovo del parlamento. Le elezioni nei vari stati della federazione, tutte con regole diverse, dureranno infatti più di cinque settimane. Il partito nazionalista indù è favorito per succedere al partito dei Gandhi al potere da 10 anni
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