Lombrichi liberi per liberarsi dall’inceneritore

Gatto randagio è finito alle porte di Cagliari, nella casa della Cultura della cittadella di Monserrato a celebrare il compleanno di Faber, e si è trovato in mezzo ai lombrichi. Liberi lombrichi per liberarsi di inceneritori e altri artifizi tecnologici e inquinati per riciclare i resti del nostro cibo.
Due sindache ecologiche premiate con un barattolo pieno di vermetti. Come da copertina. Nulla di inquietante. E’ vita della terra..
C’è anche un’associazione, “Lombrichi liberi”. Una storia su cose serie da leggere col sorriso grazie ad una Francesca de Carolis un po’ meno inquietante del suo solito.

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Archistar, vanità di creativi e furberie calcistiche

Gatto randagio quando vede mostri arruffa il pelo. Evidentemente certa architettura le risulta una carrezza contropelo. Gatto che poi è Francesca de Carolis che oggi graffia tre volte.
Il ‘tozzo obelisco a forma conica dall’umore del ferro, che si avvita su se stesso e che sa di chiodi, di colpi, di ferite…’, che ti presenta Roma quando arrivi dalla Cristoforo Colombo.
Poi lo scatolone di ferro e vetro del nuovo Palazzo dei Congressi e dentro la famosa ‘Nuvola’. Non doveva evocare sogni di leggerezza? Dentro lo scatolone, una contorsione di tubi che spasimano…
E a proposito di obelischi e scatole di metalli e vetri, sfogliando i disegni originari del progetto del nuovo stadio della Roma, con quei tre palazzoni che dovevano affiancare lo stadio, un po’ improbabili torri degli asinelli, un po’ obelischi, anche loro sputati contro il cielo.
Li chiamano archistar, o se volete, spreco di denaro pubblico, speculazione e gran regalo a privati… Senza toccare il tifo per la Roma calcio, per carità, che manco i graffi di Gatto randagio ci salverebbero

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Test sugli animali e bestie parlamentari

Ancora tre anni di test possibili sugli animali con droghe, alcol, tabacco e xenotrapianti.
Gatto randagio si indigna per tale bestialità umana.
‘Un tipo di sperimentazione inutile agli uomini -scrive Francesca de Carolis- e crudele per gli animali, che normalmente non bevono, non si drogano, non fumano…

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Le ricette immorali di San Valentino, e il gatto a sorpresa

Gatto randagio che si impiccia, per eccezionale circostanza, nei momenti più intimi delle ‘parole tra noi leggere’. Randagio con malizia, dietro le ricette del detective-gourmet Pepe Carvalho, di Manuel Vazquez Montalbàn. Muoversi fra pentole e fornelli è un impegno ben serio, -spiega una insolita Francesca de Carolis- Perché, come ha scritto Virginia Wolf: non si può pensare bene, amare bene, dormire bene, se non si è mangiato bene.
Inusitata Francesca che parla d’amore, ‘fatto anche di tenerezza, come tanta tenerezza mi ha fatto l’idea di un invito a sbocconcellare una fetta di pane e pomodoro…’.

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Alice un po’ matta nel mondo matto di Alice

Provate ad immaginare un mondo meraviglioso di Alice popolato da Stregatto, da conigli senza tempo e trecce e cappellai che quella “matta” vorrebbe avere intorno a sé… Alice un po’ matta nel mondo matto di Alice. Francesca de Carolis senza sconti, mai, rispetto agli aspetti della vita che uno preferisce escludere o accantonare. Ad esempio, la follia. «La follia, che è parte di noi e parte del mondo, alla quale dovremmo imparare ad accostarci con meno paure, meno prevenzioni e ostilità, con meno parole che finiscono in ‘zepam’». Psicofarmaci dell’obnubilamento

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Il cecchino innamorato nella Sarajevo assediata

Sarajevo 1994, credo di ricordare, terzo anno di guerra. Strana storia quella raccontata, e strana la storia di come nasce quel racconto. Francesca de Carolis, da autentico gatto randagio gira e guarda di qua e di là, e poi le cose che sceglie divengono sue. Ad esempio il racconto di un collega che la Sarajevo assediata frequentava negli allucinanti anni della guerra.
La strana storia di un cecchino raccontata ad una collega fuori dagli eroismi di guerra. Storia lieve di un mancato reportage per il Tg1, per l’impossibilità di dare immagini a quella favola nell’orrore. Il racconto, riesumato da Francesca de Carolis tra le mille belle cose del suo scrivere, ne nasconde un altro, quello dell’inviato speciale amico del cecchino innamorato a Sarajevo.
Quel reporter che forse un giorno di quella strana storia ne avrebbe scritto (o forse segretamente qualcosa scrisse), ma che forse, letta la rivisitazione del cecchino innamorato fatta di Francesca, non volle entrare in gara col bel racconto che state per leggere. Perché anche nei racconti, c’è differenza tra la poesia e la prosa. Oggi poesia, e non sia mai che un giorno arrivi la prosa.

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Il cecchino personale ammazza solitudine

Gatto randagio con l’elmetto in testa, assolutamente poco credibile. La scusa usata da Francesca de Carolis per raccontarci di un libro decisamente controcorrente per ciò a cui ci ha abituato. Un libro grondante sangue fin dall’immagine di copertina. Titolo: ‘Snipers’, cecchini. Quasi una fantasia ‘post trumpiana’, a descrivere la guerra del tutti contro tutti per appropriarsi del sopravvivere. In una solitudine tanto assoluta da desiderare persino un cecchino che ci faccia bersagli.
‘Perché nulla può accaderci di peggio che essere veramente, definitivamente soli’.

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Pena capitale per Dylann, stragista con la colpa dell’odio

Condanna a morte per Dylann Storm Roof, giovane bianco che nel giugno del 2015 compì una strage in una chiesa metodista a Charleston. Uccise nove afroamericani. Roof oggi ha ventidue anni. Il suo crimine: l’odio. Il suo sogno: la supremazia bianca.
Furono invece ventuno anni di carcere per Anders Behring Breivik, responsabile della strage sull’isola di Utøya, in Norvegia. Differenze di diritto e di civiltà.
L’ultima condanna a morte in Italia è stata eseguita nel 1947, ma dal codice penale militare si è provveduto a cancellala solo nel 1994. Praticamente ieri. Oggi, molto faticosamente va avanti il dibattito sull’ergastolo, mentre si fa fatica a introdurre nel nostro ordinamento il reato di tortura. Mentre sussurrano cupi sondaggi…
In un’indagine di Skuola.net dello scorso anno, uno studente su due si dichiarava favorevole alla pena di morte. Anche nel caso in cui il colpevole sia minorenne o non in grado di intendere o di volere.

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Quel sogno disegnato nella scuola a Casale San Nicola

Una struttura di accoglienza che funzionava. A vantaggio dei profughi e del Paese che li ospitava. Centro per richiedenti asilo di Casale San Nicola, a Roma. Lunedì scorso una trentina di quegli ospiti sono stati trasferiti. Così, all’improvviso. Sparpagliati fra Tiburtina, Aurelia, Tivoli. L’inizio dello smantellamento della struttura. Giusto questa settimana che è scoppiata la rivolta nel centro di Cona, dopo la morte di una giovane donna. Dubbi e timori.
Francesca de Carolis, che rema contro schierandosi sempre dalla parte del perdente, parte dal disegno di copertina e chiede: «Nello spazio fra il rigore e l’accoglienza, ci sarà posto per il diritto di sognare?»

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I desideri 2017 nella pancia di Marco Cavallo

«Tante cose belle», che purtroppo quelle cattive non ci saranno risparmiate. Quindi, che quelle belle siano davvero tante. Tante e belle come i desideri che, al tempo di Basaglia, gli ospiti dell’allora manicomio di Trieste scrivevano su bigliettini da imbucare nella pancia di Marco Cavallo, il grande cavallo azzurro di cartapesta. Desideri ‘folli’.
Anche i desideri scritti sulla lavagna della scuola del Centro di accoglienza di Casale san Nicola, centro per rifugiati, a Roma Nord. Le cose belle che, dopo tante cose brutte, sognano i ragazzi che arrivano dal Mali, dal Senegal, dalla Costa d’Avorio, da Eritrea, Somalia…
Tutti salvati dal mare. “O dolce musa, portami a Lampedusa”, cantano i Sud Sound System…

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Ad Aleppo uccisa anche la percezione del dolore altrui

Sentimenti imbrigliati da geopolitiche, diplomazie e logiche di guerra, piange Francesca de Carolis, parlandoci del film “Houses without Doors – Aleppo vista dal balcone di casa”, del giovane regista d’origine armena Avo Kaprealian.
Nel film non si fanno analisi, non si cercano ragioni, che possano aiutarci a giustificare l’ingiustificabile. Siamo semplicemente di fronte alla tragedia, nuda.
Fouad Roueiha, giornalista italo siriano, “le riprese sono di poco tempo fa, ma quello che avete visto, in questo momento, temiamo, già non c’è più”.

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Un ponte sul fiume e sulla vita, passerella da brividi

Storia, racconto, fiaba ci dice Francesca de Carolis lasciandoci nell’equivoco. Un ragazzino che vive con la nonna e passa molto del suo tempo sopra un ponte a cercare un futuro. Mino, così si chiama, non ha più i genitori e rifiuta il dolore del ricordo. La strada di Mino è quel ponte sul fiume. Passerella da brividi, che oscilla al vento e a ogni passo, sospesa fra la terra e il cielo, che sempre è l’attraversamento della vita di tutti. La differenza è fra chi esita goffo su quel ponte, e chi attraversandolo mette alla prova ogni giorno il proprio coraggio e ne fa addirittura la sua casa.

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Diversi da chi? Le persone prima delle disabilità

Il 3 dicembre, giornata internazionale delle persone con disabilità. Ma pochi di noi, intrappolati nella rissa referendaria, siamo stati abbastanza abili da guardare ad altro. Ma Francesca de Carolis non perdona. Gatto randagio quanto vuoi (attenti che a volte graffia), ma lei una causa comune, banale, proprio neppure la pensa. Oggi la disabilità chiamata col suo nome, senza le troppe ipocrisie da ‘diversamente giornalisti’.
Un’Italia lontana dalle parole a circuito chiuso dei salotti, televisivi e no, che meriterebbe più attenzione.

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L’infinito dolore dell’aborto, la donna, il papa e gli atei devoti

L’intimo più intimo, premette Francesca de Carolis. Le parole del Papa in chiusura dell’anno della misericordia, che spalancano al perdono dell’aborto. La storia di Maria, di tutte le mille Marie travolte nel dramma dell’interrompere volontariamente la gravidanza. «Una mano che ti strappa l’anima dalle viscere. Ma non avevo, non vedevo alternative», si dispera una Maria.
La violenza educata del disumano ‘ateo devoto’ in tv. Francesca de Carolis non fa mai sconti. «Pensando a quella donna, ripensando a Maria… a tutte le donne, colpite, nel corpo e nell’anima, dalla pacatezza della devota violenza che ha calpestato e continua a calpestare i loro corpi e i loro cuori…».

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Dettagli inutili: ‘Un giorno sono impazzito’

È capitato che “un giorno sono impazzito”, racconta Alberto Fragomeni che, da quel giorno e da dieci anni attraversa il mondo della cura psichiatrica. Dieci anni di “dettagli inutili” che ha raccolto in un libro. Che solo una matta come Francesca de Carolis poteva andare a scovare. Francesca che conclude, “E sì, aveva proprio ragione Basaglia a sostenere dopo tanto parlare, tanto scrivere, tanto teorizzare, da parte degli psichiatri, è ora che a parlare siano loro, i “matti”… “.

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Il carcerato ‘a pezzi’ e il magistrato che si dà ragione

Una brutta storia quella che ci racconta Francesca de Carolis oggi. Ancora detenuti, e spesso non molti lettori condividono la pietà dell’autrice. Più facilmente condivisibile la rabbia che viene a leggere la storia di Francesco, più anni in galera di quelli vissuti fuori. Ergastolano affetto dal morbo di Burge, l’atrofia progressiva delle arterie, sta perdendo parti del corpo che devono essere via via amputate. Francesco chiede di andare a morire a casa, dai suoi anziani genitori. La giudice di sorveglianza dice no, ‘pericolo di fuga’. Peccato che a Francesco sia già stato amputato un pezzo di piede, e altro dovrà presto essere tagliato. La fuga sui moncherini, e per andare dove, direttamente al camposanto? Ricorso contro la decisione dei giudice, respinta della Presidente del tribunale, che -raccontano a Francesca de Carolis- poi è la stessa giudice del primo No. Qualcosa non funziona da quelle parti. Come si chiama il ministro della giustizia?

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Remocontro