40 anni dallo Scià agli Ayatollah e Trump nell’Iran pre rivoluzione

Una foto che vale un titolo: quando in Iran Trump voleva un casinò. 1978, l’anno della rivoluzione iraniana. L’impero dello Scià Reza Palavi traballa, ma l’Occidente ancora non se n’è accorto. A Teheran per aprire un casinò troviamo anche l’intraprendente giovane imprenditore Donald Trump con gli attori Jack Nicolson e Warren Baatty.
A dicembre invece arriverà l’Ayatollah Komeini.

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Quel capodanno dal 1917 al 18, dramma centenario

Crescono i centenari in vita e si perde la memoria. Cento anni fa -la Grande Guerra- sono stati la vita di nonni o bisnonni e non medioevo. Ricordi possibili in ogni casa. Ma quel capodanno 1917 fu certamente decisivo per la sorte di tante persone nel nostro Paese e per il mondo.
– Da Caporetto a Vittorio Veneto, per la storia del ‘900, ma essendo ormai vigilia elettorale in Italia, nessuna evocazione di vittoria in assenza di novelli Diaz in vista.
– Anzi, a leggere la cronaca di Giovanni Punzo, fu un terribile 18: la vittoria militare al prezzo del peggio macello della storia italiana;
– completato, destino terribile, dalla ‘spagnola’, la terribile epidemia di influenza che avrebbe mietuto vittime sopratutto proprio tra i profughi dalla guerra.

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C’era un re piccolo piccolo senza favola e lieto fine

Piccolo, e non solo di statura. Vittorio Emanuele III ancora Re, prima firma l’armistizio con gli alleati poi lascia il Paese e le forze armate senza ordini a fare i conti con i tedeschi e si rifugia a Brindisi.
– ‘La morte della Patria’, il giudizio più severo.
– Un regime autoritario e una guerra disastrosa.
– Leggi razziali che riportarono l’Italia al medioevo.

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Paci difficili, la Brest-Litovsk 100anni fa

Oggi l’infinita trattativa di Ginevra per una pace in Siria. Nel dicembre 1917, fu ancora più difficile.

– All’indomani della rivoluzione d’ottobre l’armistizio nella guerra con la Germania e l’Austria.

– Il principe Laopoldo di -Baviera Trotsky e Kamenev.

– La delegata Anastasia Alexievna Bizenko, da poco liberata dalla Siberia per l’assassinio del generale zarista Sacharov.

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100 anni fa Gerusalemme ottomana e i bersaglieri

Il 9 dicembre 1917, l’impero ottomano perde Gerusalemme. La campagna del Sinai e della Palestina nella prima guerra mondiale. C’era anche il Corpo di spedizione italiano inviato in Medio Oriente dal 1917 al 1919. Trecento bersaglieri dalla Libia italiana, e cento Carabinieri dall’Italia.

Terza battaglia di Gaza (triste destino di guerra per quella striscia di territorio), le truppe ottomane sconfitte abbandonano Gerusalemme. Il comandante alleato, l’inglese Allenby, per rispetto alla città santa smonta da cavallo ed entra appiedato la mattina dell’11 dicembre affiancato dal comandante dei bersaglieri D’Agostino.

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Tribunale dell’Aja, ex Jugoslavia, giustizia e processi di guerra

Il suicidio dell’ex generale croato di fronte alla corte che lo condannava per crimini di guerra, è l’epilogo drammatico di una esperienza giuridica unica, probabilmente irripetibile e discussa.
– Un tribunale internazionale con regole giuridiche sue e giudicare reati commessi solo in un determinato luogo.
– Corte istituita quasi 25 anni fa, ultimo verdetto sul croato Slobodan Praljak, e subito prima di lui, l’ergastolo per il serbo bosniaco Ratko Mladic.
– Il tribunale è stato criticato (a seconda dei casi e dei luoghi) come anti-serbo, anti-croato, qualche volta anti-albanese.
– “Ucciso nel lager dell’Aja”, c’è scritto sul monumento funebre di Milosevic, la cui sentenza non è mai arrivata, morto in carcere da presunto innocente nel 2006.

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Da Čhernobyl a Bhopal, l’inganno sui disastri ambientali

In tempi di Rutenio-106 che viaggia per l’aria che respiriamo senza che nessuno ci dica da dove arriva e cosa potrebbe realmente causare, la diffidenza è obbligo. Noi cerchiamo almeno di aiutare la memoria.
I disastri ambientali più gravi di cui abbiamo conoscenza. A scoprire che l’incidente nucleare di Chernobyl, non è stato forse il più grave disastro ambientale di diretta responsabilità umana nella storia. A Bhopal, in India, nel 1984, morirono in un colpo quindicimila esseri umani.
Come Hiroschima o Nagasaki.

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Non solo Mugabe: dittatori d’Africa eredi del colonialismo

Dittatori a vita, ma forse basta. Mugabe sotto custodia dell’esercito dopo 37 anni di potere in Zimbabwe. Dos Santos alla guida dell’Angola per 38 anni, finalmente lascia. Ma quasi la metà degli Stati africani sono guidati da presidenti che governano in modo autocratico da oltre due, tre decenni. Oltre quelli che, terminato il mandato elettorale, hanno deciso di rimanere impedendo nuove consultazioni. Questione dinastica dalla Guinea Equatoriale all’Eritrea, dal Ciad al Congo, passando per Gabon, Uganda e Ruanda fino in Africa australe, sino all’ultima monarchia assoluta e tiranna di re Mswati III di Swaziland.
I personaggi più discussi e ‘folkloristici’ del passato, con Giovanni Punzo

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100 anni fa in Russia la rivoluzione ordinata da Vienna

A 100 anni dall’ormai celebrata ‘Rivoluzione d’ottobre’ in Russia che da sempre ci fa litigare col calendario che la fa cadere da noi in novembre.
L’appuntamento settimanale di ‘C’era una volta’ in forte ritardo sulle rievocazioni, cerca almeno di essere originali.
Geopolitica della Sachertorte: Lev Trotsky e il Cafè Central a Vienna.

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100anni fa le origini del conflitto Israele Palestina

La dichiarazione Balfour del 2 novembre 1917, le 67 parole da cui nacque Israele. Un documento nato fra intrighi e ambiguità che contribuì in maniera decisiva alla creazione dello stato ebraico.
Una lettera del ministro degli esteri Arthur Balfour a Lord Rothschild, rappresentante della comunità ebraica inglese e del movimento sionista. Il governo britannico affermava di ‘guardare con favore’ alla creazione di un “focolare ebraico” in Palestina, allora parte dell’Impero Ottomano.
L’ambiguità intenzionale della definizione, agli occhi del mondo ebraico, apparve come l’autorizzazione che molti aspettavano per poter compiere una migrazione legale in Palestina.

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El Pronunciamiento, storia iberica

‘Pronunciamento’, versione spagnola di rivolta o colpo di Stato. Tradizione iberica antica, ben oltre la truce storia di Francisco Franco. Contro cui si batterono sino alla fine i repubblicani catalani, ultimo fronte democratico contro il generalissimo fascista. Confusione storica tra ieri e oggi a Barcellona. Rimaniamo ai ‘pronunciamentos’, almeno una decina in un secolo, fronti alternati e spesso opposti. Giovanni Punzo e alcune verità nascoste anche su Francisco Franco che poi, tanto impavido non era.

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Da Senofonte in poi i mercenari chiamati col loro nome

Cronista protagonista Senofonte, quasi 2500 anni fa, con 10mila greci arruolati dal persiano Ciro contro il fratello Artaserse. ‘Peregrini’, nome delle truppe ausiliarie straniere nelle legioni romane. ‘Soldati di ventura’, la versione medioevale nobilitante. Mercenari la sintesi reale.
Storia e curiosità da Giovanni Punzo, prima che la caricatura di certe ‘armate Brancaleone’ diventasse la tragedia crudele dei foreign fighters nel nome di un islam ammazza infedeli ma con stipendio garantito

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Dallo Scià agli Ayatollah, affari e tradimenti Usa in Iran

L’antica Persia probabilmente non fa parte delle cose note a Donald Trump. L’Iran, più o meno sì, almeno a partire dalle mondanità del regno petrolifero dello Scià Reza Pahlavi, anche lui schiacciato dai miliardi e dilaniato da molti dubbi matrimoniali. Da Fawzia d’Egitto a Soraya, e infine Farah Diba, per i rotocalchi d’allora. Un po’ più seriamente, parliamo degli intervento coloniali della Gran Bretagna allora superpotenza, e degli Stati Uniti ereditieri.
La storia non raccontata da Trump: il tradimento di Mossadeq, il sostegno ad un regno screditato da parte della Cia e del Sis britannico, la rivolta komeinista e la presa degli ostaggi dell’ambasciata americana. Molte delle rigidità di cui l’Iran viene accusato oggi, figlie di azioni americane di ieri, ci racconta Giovanni Punzo.

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C’ERA UNA VOLTA-Isabella che era di Castiglia e Colombo genovese, contro la Catalogna

I conti della storia sempre infiniti, inizi certi, fine improbabile. Catalogna di aspirazioni nazionali antiche e di difficili percorsi storici che il racconto di Giovanni Punzo fa partire dalla nota e poco amata Isabella di Castiglia che, sposando Ferdinando si prende anche l’Aragona e quindi la Catalogna, che scaccia prima gli arabi e poi gli ebrei e che dà il soldi a Cristoforo Colombo per scoprire l’America.
Una disgrazia tira l’altra, anche per la Catalogna, diventata marginale con la scoperta delle rotte atlantiche.
La Spagna della guerra dei Trent’Anni, e la rivolta contro le truppe castigliane nel maggio 1640, il giorno del Corpus de Sang, come chiamano in Castiglia il Corpus Domini.
O quando, nel 1700 il regno di Spagna passò dagli Asburgo ai Borbone, e la Catalogna si schierò a favore degli Asburgo. Ed ecco spiegata la severità di Re Felipe di Borbone dell’altro ieri..
Gran finale, la Catalogna ultimo lembo di repubblica spagnola ad arrendersi il 26 gennaio 1939 sotto la pressione delle forze franchiste.
Con i bombardieri italiani e tedeschi della ‘legione Condor’ che colpirono più volte Barcellona.

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Se la secessione diventa guerra, la peggiore fu americana

Secessione, dal latino ‘secessio’, “Separazione, distacco di una parte o di un gruppo dall’unità sociale, politica, militare di cui faceva parte, in seguito a grave disaccordo con la parte restante e come forma di aperta protesta e ribellione”. La Treccani aiuta sempre, altro che Wikipedia.
La più antica delle secessioni (furono tre in realtà), quella della plebe romana in lotta con il patriziato per la parità dei diritti civili e politici, conclusasi nel 494 prima di Cristo grazie a Menenio Agrippa.
Ma la memoria diffusa -quella che affrontiamo noi oggi con l’aiuto di Giovanni Punzo- è la secessione negli Stati Uniti d’America tra gli Stati del Nord, alla fine vittoriosi, e quelli del Sud, che si erano ritirati dalla Confederazione perché non accettavano l’abolizione della schiavitù dei negri.
Sperando sia soltanto un utile ripasso con ammonimento incorporato, da parte della storia.

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Separatismi buoni e quelli cattivi. Dal Kosovo alla Catalogna

La storia delle secessioni, della nuove statualità in Europa, dopo la seconda guerra mondiale. La caduta del Muro di Berlino sgretola antichi confini di schieramento e stravolgono l’ex mondo comunista. Poi la caduta della Jugoslavia coronata da tre mesi di bombardamenti Nato sulla Serbia per il Kosovo. Prima guerra in casa dopo quella mondiale per un Kosovo Stato solo per due terzi dei Paesi Onu. Non riconoscono ancora oggi l’indipendenza del Kosovo 5 dei 27 Stati dell’Ue: Spagna, Slovacchia, Romania, Grecia e Cipro.
Elenco rivelatore: Paesi che hanno in casa grandi problemi di unità nazionale e di spinte separatiste.
Domanda scontata ma priva di risposta credibile in casa occidentale: perché una guerra vera per il Kosovo e repressioni e guerre minacciate contro altre spinte separatiste? Qual’è la differenza tra separatismi leciti e quelli da reprimere?
Per oggi parliamo soltanto di storia.

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Remocontro