Republika Srpska si festeggia e riscopriamo una Bosnia nuda

BALCANI SEMPRE A RISCHIO – Un voto divide la Bosnia e torna la paura nei Balcani. Secondo i sondaggi il 99,8% dei votanti serbi ha detto «sì» al referendum che chiedeva se doveva esserci una ‘festa nazionale’ della Republika Srpska, con buona pace della Bosnia unitaria di cui quel pezzo di territorio e di popolo è ‘Entità’ statuale autonoma (espressione inventata). Quesito strumentale e plebiscito scontato. A creare allarme internazionale il persistere delle spinte identitarie nazionali a 20 anni dalla conclusione del sanguinosissimo conflitto

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Croazia nazionalista, destra o sinistra purché anti Belgrado

Elezioni in Croazia. Nei sondaggi, testa a testa tra i nazionalconservatori della Hdz ora al potere, e i socialdemocratici dell’Sdp, ora opposizione. La sola cosa condivisa, l’ostilità con Belgrado. Memorie di passato prossimo e passato remoto. E la cronaca attuale ci racconta di fascio-tifoserie e di spie e di antichi livori mai risolti. Con passato del regime nazisfascista Ustascia mai risolto nella Croazia post jugoslava.

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Armi agli jihadisti dall’est Europa e dai Balcani

Una inchiesta della Balkan Investigative Reporting Network, Birn, e dal consorzio che indaga su corruzione e crimine organizzato, Organised Crime and Corruption Reporting Project, Occrp, riportata oggi dal londinese Guardian. Quello che si sospettava ora diventa un dato certo: le più recenti guerre balcaniche continuano a riprodursi altrove attraverso i loro arsenali svaligiati.

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Lady ‘Fuck Ue’ plenipotenziario Usa in Macedonia e i Balcani tremano

Victoria Nuland, gentildonna della più raffinata diplomazia statunitense, nota nel nostro continente per l’invito ad ‘andare a farci fottere’ sulla questione Ucraina, rimasta inopinatamente assistente segretario di stato Usa per Europa e Eurasia, è a Skopje, in Macedonia, dove la crisi politica tra etnie interne e le pressioni migratorie ai confini rischiano di far riesplodere vecchie guerre balcaniche. La persona giusta al posto giusto per un seguito kosovaro nei Balcani.

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L’Albania che parla italiano e la sua modernizzazione

L’Albania non è terra per sentimenti moderati, o la ami o la temi. Michele Marsonet la ama, crede nel futuro di quel giovane Stato, e ci offre una cronaca molto vicina ad una lezione di storia con una attenta analisi del presente. L’Albania ‘contaminata’ di cultura e assieme, di vizi italiani, dai tempi della colonizzazione fascista alla attualità massiva della televisione.

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Intercettazioni albanesi, macchinari italiani e non solo. A Tirana salta il capo della polizia

Pasticcio italo albanese delle intercettazioni, un macchinario della polizia italiana giunto in Albania per addestrare la polizia locale e forse usato nascostamente per intercettazioni contro avversari politici. Su richiesta della Procura, il Tribunale di Tirana ha sospeso capo della polizia. Il capo del governo, Rama, parla di ‘macchinazione politica’ e difende l’Italia

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Kosovo, retrovia Isis. Scoperta Usa sulla loro creatura

Il Kosovo molto più e peggio del Belgio per il numero di jihadisti pro capite che si sono uniti al Califfato. 314 su 1,8 milioni di abitanti, scrive il New York Times. Che accusa l’Arabaia saudita, alleato americano che ha speso milioni per diffondere il wahhabismo, forma rigida di islam sunnita che ha ispirato gli attentatori dell’11 settembre e che ora infiamma l’Isis. In Kosovo i sauditi hanno finanziato una rete di imam e moschee che diffondono la jihad nel nome della difesa dell’Islam. Due di questi Imam continuano a predicare a Pristina. E la Nato a comando italiano che fa?

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In Albania commedia all’italiana: guardie e ladri, spie ed intrallazzi

PIÙ COMICHE CHE TRAME, STANDO ALMENO ALLO SPESSORE DEI PROTAGONISTI SINO AD ORA NOTI. Una sofisticata attrezzatura per intercettazioni giunta non si sa come dall’Italia per addestrare la polizia locale che però -giurano- non lo avrebbe mai utilizzato perché ‘fuorilegge’. Il ruolo dubbio dell’Italia nei Balcani albanesi dei magheggi

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Albania, terra d’avventura: Stato, Antistato e l’Italia nel mezzo

Un pasticcio internazionale mosso da una quasi banale storia di droga che finisce per coinvolgere servizi segreti ufficiali o ufficiosi in Albania, con lo ‘zampino’ un po’ troppo evidente della polizia italiana in una partita dove si confondono più volte la tracce tra Stato e Antistato. Sulla rotta adriatica dei primo migranti, tra droga, banditi, e corruzione. Dal funzionario di Stato detto ‘Escobar dei Blacani’, allo Stato che cede all’Antistato le intercettazioni per difendere il business.

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Balcani a rischio, in Macedonia il ruolo sospetto di certe Ong Usa

L’atto d’accusa di Tersite (splendido nickname) su LookOut, è esplicito e documentato. Dietro i disordini di Skopje emerge il coinvolgimento di organizzazioni collegate agli Stati Uniti. Obiettivo, è destabilizzare l’area che sarebbe centrale nella ripresa di rapporti e scambi dell’Europa meridionale con Mosca

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Il cardinale croato Stepinac fatto beato da Wojtyla forse non era proprio santo

La notizia è di quelle che dovrebbero fare clamore ma che i misteriosamente si ‘insabbiano’. Le fonti sono autorevoli anche se sospettabili,Vecernje NOVOSTI e Tanjug, stampa serba: «Pope Francis personally stopped canonization of Stepinac», Papa Francesco avrebbe fermato personalmente canonizzazione di Stepinac dopo una lettera inviatagli dal patriarca della chiesa ortodossa serba Irinej

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Le bombe Nato sulla Jugoslavia, il Kosovo e i «banditi patrioti»

Un rapporto dei servizi segreti tedeschi descrive l’attuale presidente del Kosovo Hashim Thaçi come il capo di una rete di trafficanti di armi e droga in contatto con i jihadisti. Thaçi fu a capo dell’Uck, la formazione armata indipendentista albanese, organizzazione terrorista per gli stessi Usa sino a metà 1998, divenuta di colpo organizzazione patriottica a cui affidare il futuro del Kosovo albanese separato dalle Serbia che lì ebbe origine.

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Il Tribunale dell’Aja assolve l’ultranazionalista serbo Seselj

Il Tribunale penale internazionale dell’Aja ha assolto l’ultranazionalista serbo Vojislav Seselj, accusato di crimini di Guerra e contro l’umanità commessi durante i conflitti nella ex Jugoslavia. “Da oggi Vojislav Seselj è un uomo libero”, ha detto il presidente del Tpi Jean Claude Antonetti. Protesta del premier croato.

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Karadzic boia di Bosnia 40 anni di carcere: genocidio a Srebrenica

Radovan Karadzic condannato a 40 anni di carcere per crimini di guerra e genocidio limitato al massacro di 8-9mila musulmani a Srebrenica. L’accusa aveva chiesto fossero riconosciute come genocidio tutte le azioni ordinate da Karadzic in Bosnia e quindi la sua condanna all’ergastolo. L’arresto plateale e a sorpresa di Florence Hartmann, ex portavoce della Procura del Tribunale penale, accusata di aver diffuso documenti secretati dal tribunale

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Karadzic, ex leader serbo-bosniaco dei massacri, verso l’ergastolo

Un processo durato sei anni a carico di Radovan Karadzic, ex leader politico dei serbi di Bosnia, accusato di genocidio ai danni di musulmani e croati bosniaci durante la guerra del 1992-95. Il procuratore del Tribunale internazionale ha chiesto l’ergastolo per Karadzic che, “come comandante supremo e non aveva nessuno sopra di lui e seguiva le operazioni a Srebrenica ed ha approvato ogni passo importante”.

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Profughi, nuova «rotta balcanica» Albania-Kosovo Puglia

Il primo a lanciare l’allarme è stato proprio Renzi parlando con Juncker. Tra Kosovo e Albania ci sono già quasi 150mila migranti bloccati che vorrebbero raggiungere i Paesi del Nord Europa, ma a questi se ne stanno aggiungendo ogni giorno altre migliaia. Si profila una nuova «rotta balcanica».

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Remocontro