Afghanistan? Adesso tutto Ucraina o Taiwan ma le crisi nascoste non scompaiono

L’Afghanistan? Per noi occidentali presi tra guerre in casa e inflazione, una crisi di serie B dove la democrazia e le donne contano di meno. Anche se ogni tanto qualcosa…

Leggi Tutto
Al Qaeda 20 anni di guerre dopo ancora Afghanistan. La Cia uccide a Kabul il successore di Bin Laden

Il leader di Al Qaida è stato ucciso dalla Cia con un drone e due missili Hellfire. Era sul balcone di una casa nel centro di Kabul quando è stato…

Leggi Tutto
Le contro-sanzioni energetiche russe all’Europa anche via Kazakistan

Un tribunale russo ha ordinato la sospensione per un mese delle operazioni dell’oleodotto utilizzato dal Kazakistan per esportare la maggior parte del suo petrolio. Il Consorzio dei gasdotti del Caspio…

Leggi Tutto
Pakistan nucleare, sciolto il parlamento. Scontro Usa-Cina sullo sfondo

Caos politico istituzionale nel Pakistan, sola potenza atomica del mondo islamico e forse il principale alleato cinese nell’area, con rapporti stretti anche con Mosca. Il Parlamento, sciolto dal presidente Arif…

Leggi Tutto
L’alleanza Russia Cina sul Kazakistan che fa paura a Washington

Ieri l’allarme di Alberto Negri su un utilizzo strumentale da parte Usa delle crisi in Ucraina, Bielorussia, Kazakhstan e Armenia-Azerbaijan. Oggi con Piero Orteca la risposta strategica di Mosca che…

Leggi Tutto
Ucraina, Bielorussia, Kazakhstan e Armenia-Azerbaijan, occasioni Usa contro la Russia

Strana ‘sensibilità democratica’ statunitense (e occidentale), che a Ginevra minaccia sanzioni a Mosca sulla questione ucraina, «ma non al Kazakhstan dove i russi e i loro alleati sono intervenuti a…

Leggi Tutto
La crisi in Kazakistan e la Russia, cosa c’è dietro

Rivolte repressa duramente, 26 morti ufficiali e migliaia di feriti e ancora scontri isolati. In questo contesto, non è ancora chiaro quale sia stato e quale sarà il ruolo delle…

Leggi Tutto
Kazakistan tra Russia e Cina e quei fantasmi sovietici

Kazakhstan, sino alla scorsa settimana il paese più stabile dell’Asia centrale L’agenzia di stampa russa Ria Novosti parla di «decine di vittime» e di un migliaio di feriti nei tra…

Leggi Tutto
Rivolta in Kazakistan, scontri e vittime, truppe da Russia e alleati

Tanti morti e feriti, ma numeri per ora imprecisati. E pugno duro da parte del presidente, Kassym-Jomart, che si è rivolto direttamente a Putin.La Russia ha confermato l’invio di truppe:…

Leggi Tutto
Donne afghane e il maharram, maschio guardiano. 20 anni fa come oggi, VIDEO di Remocontro

L’Afghanistan del «nuovo» regime dei talebani assomiglia sempre più a quello vecchio del Mullah Omar, che governò a Kabul prima degli attentati dell’11 settembre 2001. Afghanistan allora, ottobre 1991, attacco…

Leggi Tutto
Kabul, i salti indietro nel tempo dei talebani. Prime vittime le donne

Domenica i talebani, al potere in Afghanistan da ormai più di quattro mesi, hanno detto che le donne non potranno più percorrere distanze maggiori di 72 chilometri senza un accompagnatore…

Leggi Tutto
Nell’India che bruciando carbone minaccia il mondo, la capitale New Delhi non respira

Nel territorio di Delhi, dove si trova la capitale indiana, le scuole resteranno chiuse fino a data da definirsi a causa degli alti livelli di inquinamento che stanno interessando la…

Leggi Tutto
Afghanistan scarica barile, dal G20 all’Onu: soldi a Kabul senza riconoscere i Talebani. Xi e Putin fanno da soli
Afghanistan scarica barile, dal G20 all’Onu: soldi a Kabul senza riconoscere i Talebani. Xi e Putin fanno da soli

20 più o meno Grandi senza Xi e Putin passano la grana all’Onu. «Afghanistan a un punto di rottura con la popolazione in preda a una gravissima crisi umanitaria». Enigma:…

Leggi Tutto
11mila americani ancora sparsi per l’Afghanistan e mezza flotta aerea afghana in Uzbekistan, nuovi pericoli alle porte
11mila americani ancora sparsi per l’Afghanistan e mezza flotta aerea afghana in Uzbekistan, nuovi pericoli alle porte

Gli americani ancora da un Afghanistan, da ripotare a casa. «Non sappiamo quanti siano e dove siano gli americani» confessa Biden. Ma il Financial Times ci vela che sono ancora…

Leggi Tutto
Tutto merito dei talebani e demerito afghano-americano ciò che sta accadendo in Afghanistan, o c’è qualcosa di più alla spalle di questa cataclisma territoriale e politico del Centrasia? «I patti di Doha e il giallo sul confine con l'Iran», approfondisce su Avvenire, Camille Eid, studioso libanese di cose arabe e docente alla Cattolica. Una simile vittoria dei telebani non sarebbe stata possibile se non fosse stata in qualche modo concordata con almeno alcune delle forze in campo attorno all’Afghanistan, sostengono molti analisti. Gli americani per primi, con i fallimentari accordi di Doha, ma forse non soltanto. Domanda successiva, quale sarà il rapporto tra Teheran e Kabul? Processione degli sciiti a Herat, ex presidio italiano La foto di copertina mostra la processione degli sciiti per l'Ashura a Herat, dopo la conquista dei talebani. Non ci sono stati combattimenti e questo lascia pensare a un accordo. Così lanciava la foto l’agenzia Ansa. Accordo con chi rispetto al mondo sciita, minoritario in Afghanistan ma dominante oltre il labile e vicinissimo confine con l’Iran? E diversi analisti sostengono che una affermazione talebane di tale portata non sarebbe stata possibile se non fosse stata in qualche modo concordata – o quantomeno tacitamente accettata – con la controparte, nello specifico con gli americani, ma forse non soltanto. Clausole e interlocutori segreti «Secondo gli analisti, l’“Accordo per portare la pace in Afghanistan” sottoscritto il 29 febbraio del 2020 a Doha, nel Qatar, dagli Stati Uniti e l’”Emirato islamico dell’Afghanistan” contiene clausole segrete che disegnano il nuovo quadro geopolitico nella regione», segnala Camille Eid. Che, per evitare di cadere nelle speculazioni, riesamina solamente i fatti, privilegiando quelli meno noti o più nascosti. Fatto noto, «l’Accordo di Doha stabilisce le norme per neutralizzare il Daesh, tuttora presente in alcune zone orientali dell’Afghanistan, sul confine con il Pakistan. Tra poco assisteremo quindi a una guerra “ufficiale” tra un governo notoriamente qaedista e i seguaci del Califfato». Fatto trascurato. «Possibile che Washington si sia rassegnata all’idea di abbandonare l’Afghanistan senza avere delle rassicurazioni sul fatto che Teheran non ne tragga beneficio, come aveva fatto in Iraq dopo la caduta di Saddam Hussein? In altre parole, senza “delegare” ai taleban il compito di mantenere l’accerchiamento del Paese mediorientale più nelle mire degli Stati Uniti?» Ma dietro le quinte, fatti e domande Una delegazione dei talebani il 7 luglio era a Teheran per partecipare, accolta dall’allora ministro degli Esteri Mohammad Javad Zarif. L’Iran certamente lieto di vedere l’Afghanistan libero dalle truppe statunitensi, forse anche disposto a fornire qualche aiuto militare ai vecchi rivali taleban, «ma Teheran non gradisce certo vedere questi ultimi governare il Paese da soli», annota Eid. Da Teheran minacce implicite in caso di espansione nelle zone frontaliere senza «il necessario benestare» dei Fatimiyyoun, le brigate sciite reclutate dai pasdaran tra i rifugiati hazara afghani in Iran, e poi mandate a combattere in Siria. «Alla fine, non abbiamo visto nessuno scontro tra le milizie sciite e i taleban, con questi ultimi che hanno occupato, l’una dopo l’altra, le tre province confinanti con l’Iran senza colpo ferire: Farah, Nimruz e Herat». La mancata reazione iraniana sarebbe riconducibile al concomitante passaggio dei poteri tra Hassan Rohani e Ibrahim Raisi oppure a un approccio pragmatico deciso ai massimi vertici religiosi iraniani? Forza QAuds iraniana Per ora, e mentre l’Occidente si adopera per mettere in salvo il suo personale diplomatico, l’Iran ribadisce che le sue missioni presenti a Kabul e a Herat sono rimaste aperte. Ma gli esperti iraniani ricordano nel contempo che il capo della Forza Quds, Esmail Qaani, succeduto a Qassem Soleimani, è «specialista in questioni afghane».
Sul futuro strategico dell’Afghanistan, molti a parlare di Cina, pochi a considerare l’Iran

Tutto merito dei talebani e demerito afghano-americano ciò che sta accadendo in Afghanistan, o c’è qualcosa di più alla spalle di questa cataclisma territoriale e politico del Centrasia? «I patti…

Leggi Tutto
«Mentre i talebani conquistano le città, gli Stati Uniti affermano che le forze afgane devono cavarsela da sole» La muta risposta americana all'assedio dei talebani mostra senza mezzi termini che la guerra degli Stati Uniti in Afghanistan è finita. Mentre le città afghane cadono sotto i talebani, si apre un nuovo brutale capitolo «Questo è ora un diverso tipo di guerra, che ricorda la Siria». Il sequestro di cinque capitali ha amplificato i timori sul futuro dell'Afghanistan dopo il ritiro degli Stati Uniti. Sconfitta militare e politica «Se un anno fa i talebani si fossero impossessati di tre capoluoghi di provincia nel nord dell'Afghanistan, come hanno fatto domenica, la risposta americana sarebbe stata molto probabilmente feroce. Jet da combattimento ed elicotteri da combattimento avrebbero risposto in forze, respingendo il gruppo islamista o, quanto meno, bloccandone l'avanzata», scrivono sul New York Times Helene Cooper , Katie Rogers da Washington e Thomas Gibbons-Neff da Kabul. «Ma questi sono tempi diversi. L'aereo che l'esercito americano è riuscito a muovere da centinaia di miglia di distanza ha colpito un deposito di armi lontano da Kunduz, Taliqan o Sari-i-Pul, le città che erano già state quasi prese dai talebani». La bandiera talebana su Kunduz «As Afghan Cities Fall to Taliban, Brutal New Chapter Unfolds». «Mentre le città afghane cadono sotto i talebani, si apre un nuovo brutale capitolo» «Questo è ora un diverso tipo di guerra, che ricorda la Siria». La bandiera dei talebani sventola domenica nella piazza principale di Kunduz. «Tre città afgane conquistate domenica, in un'ampia offensiva che ha conquistato cinque capoluoghi di provincia in tre giorni e ha mostrato quanto poco controllo il governo abbia sul paese senza l'esercito americano potere di proteggerlo», sempre sul NYT. Mai prima d'ora in 20 anni di guerra i talebani avevano attaccato direttamente più di un capoluogo di provincia alla volta. Ora, tre sono caduti solo domenica – Kunduz, Sar-i-Pul e Taliqan, tutte nel nord – e città ancora più popolose sono sotto assedio, in una devastante battuta d'arresto per il governo afghano. La caduta di queste città sta avvenendo poche settimane prima che le forze statunitensi siano pronte a completare un ritiro totale dall'Afghanistan, mettendo a nudo una difficile situazione per il presidente Biden. Forze afghane ‘mal gestite’ Sconfitta in carca di padri. «La muta risposta americana di domenica ha mostrato senza mezzi termini che la guerra di 20 anni dell'America in Afghanistan è finita. Le forze afghane mal gestite ed esauste dovranno riconquistare le città da sole, o lasciarle definitivamente ai talebani», scrivono da Kabul. Mentre da Washington veniamo a sapere che «La recente serie di vittorie militari dei talebani non ha spinto il presidente Biden a rivalutare la sua decisione di mettere fine alla missione di combattimento degli Stati Uniti entro la fine del mese», hanno ripeturo domenica alti funzionari dell'amministrazione. In un discorso a difesa del ritiro degli Stati Uniti il mese scorso, Biden aveva affermato che gli Stati Uniti «hanno fatto ‘più che abbastanza’ per attrezzare la polizia e l'esercito afghani a garantire il futuro del loro popolo». Ma alla prova dei fatti hanno fatto certamente male. Leon Panetta uomo di Obama Leon Panetta, segretario alla difesa sotto il presidente Barack Obama, dopo aver criticato il mancato supporto aereo Usa di domenica, comunque ammette: «Il massimo in cui puoi sperare ora è una sorta di stallo tra le forze afgane e i combattenti talebani, che hanno dimostrato scarso interesse a raggiungere un accordo da quando è stato annunciato il ritiro delle truppe americane». Pentagono e Kunduz Kunduz, una città di oltre 350.000 persone. Gli Stati Uniti erano intervenuti due volte in passato per riprendere Kunduz dai talebani. Il mese scorso gli Stati Uniti hanno ceduto la base aerea di Bagram , un tempo centro nevralgico dell'esercito. «Ora, il supporto aereo per le forze afgane e la sorveglianza aerea arriva dall'esterno del Paese, dalle basi in Qatar o negli Emirati Arabi Uniti, o da una portaerei nel Mar Arabico». E veniamo a sapere che nelle ultime tre settimane, gli Stati Uniti hanno usato droni armati Reaper, raid aerei e artiglieria pesante per colpire le postazioni talebane. Ma Un funzionario ha riconosciuto che con solo 650 soldati americani rimasti sul terreno in Afghanistan, era improbabile che una campagna aerea potesse annullare i progressi fatti dai talebani. Il generale della bombe Nato sulla Jugoslavia Wesley Clark, il generale delle bombe Nato sulla Jugoslavia per il Kosovo sotto la presidenza Clinton, ha definito gli eventi del fine settimana «una tragedia per il popolo afghano e una conseguenza dei giudizi sbagliati e dei fallimenti americani». E sempre dal NYT veniamo a sapere che il numero di vittime civili afghane è ‘salito alle stelle’. «Quasi 2.400 civili sono stati uccisi o feriti tra il 1 maggio e il 30 giugno, secondo un rapporto delle Nazioni Unite pubblicato il mese scorso, il numero più alto registrato per quel periodo dall'inizio del monitoraggio nel 2009». Le rapide vittorie dei talebani hanno amplificato i timori sulla capacità delle forze di sicurezza afghane di difendere il territorio rimasto sotto il controllo del governo. Da maggio, gli insorti hanno invaso le aree rurali del paese e, alla fine di giugno, hanno iniziato ad attaccare le principali città afgane per la prima volta da anni. Guerra modello Siria o Sarajevo Il passaggio dell'offensiva militare talebana alla conquista delle città, è l'inizio di un nuovo sanguinoso capitolo che si sta svolgendo in Afghanistan, affermano gli esperti. «Questo è ora un diverso tipo di guerra, che ricorda la Siria di recente o Sarajevo in un passato non così lontano», ha detto Deborah Lyons, rappresentante speciale del segretario generale delle Nazioni Unite per l'Afghanistan, in una sessione speciale delle Nazioni Unite per la sicurezza Consiglio di venerdì. «Attaccare le aree urbane significa infliggere consapevolmente danni enormi e causare enormi vittime civili». Kunduz, con i suoi 270mila abitanti è considerata la porta d'ingresso alle province afghane del nord ricche di materie prime e per questo molto ambite. A livello logistico poi, è anche una sorta di crocevia da cui partono collegamenti con città importanti, verso la capitale Kabul.
L’Afghanistan della grande fuga letto in americano dal New York Times

«Mentre i talebani conquistano le città, gli Stati Uniti affermano che le forze afgane devono cavarsela da sole»La risposta americana all’assedio dei talebani mostra senza mezzi termini che la guerra…

Leggi Tutto
Remocontro