Paesi Bassi un po’ meno bassi, Olanda un po’ a sinistra

La vittoria del centrista Rob Jetten, confermata dopo un lungo spoglio, è il segnale di una democrazia olandese in cerca di equilibrio. Battere Geert Wilders, il ‘Trump olandese’ in un Paese frammentato da anni di populismi e di governi instabili diventa un segnale politico per tutta l’Europa.

Un Paese spaccato tra due visioni del mondo

«Una vittoria contro la rabbia populista», titola InsideOver l’analisi di Giuseppe Gagliano. Wilders, leader della destra, ha puntato sulla paura dell’immigrazione e sull’ostilità verso Bruxelles. Jetten, leader del centro sinistra, ha difeso apertura e stabilità. Il risultato finale – 26 seggi per ciascuno, ma 28 455 voti in più per Jetten e l’incarico costituzionale dal Re di formare il nuovo governo. Impresa comunque non facile, nonostante la clamorosa vittoria politica.

Mosaico politico difficile da governare

Jetten, 38 anni, destinato a diventare il più giovane e primo premier dichiaratamente omosessuale dei Paesi Bassi, vuole costruire una coalizione con il CDA (centro-destra), i Verdi-laburisti e i liberali del VVD. In teoria avrebbe una solida maggioranza di 86 seggi, ma le divergenze su fisco, energia e immigrazione rischiano di bloccare tutto. I liberali, orfani di Mark Rutte, ora a combinare guai alla Nato, non amano la sinistra, mentre la sinistra verde teme di perdere credibilità accanto ai liberali.

Un segnale politico all’Europa

La vittoria di Jetten è anche un messaggio per Bruxelles: l’Olanda sceglie di restare nel campo europeista e riformista contro certe tentazioni all’interno della stessa Commissione attuale. Da rilavare come sia stato decisivo il voto degli olandesi all’estero, decisivo: quasi un elettore su cinque ha votato Jetten, contro meno del 9 % per Wilders. Una lettura internazionalista della politica interna. E l’Olanda diventa così un nuovo banco di prova per la sopravvivenza del centro politico europeo.

Economia e transizione verde

«Sul piano economico, Jetten eredita un Paese prospero ma vulnerabile». La crisi abitativa, la transizione energetica e la dipendenza dal commercio europeo pesano sul modello olandese. L’indebolimento dell’economia tedesca e le tensioni globali tra Stati Uniti e Cina minacciano un sistema fondato sull’export. Jetten promette più investimenti verdi e sostegno ai redditi medi, ma il margine di manovra sarà limitato. I mercati hanno reagito con prudenza: il timore è un lungo periodo di incertezza politica che possa frenare le riforme.

Olanda laboratorio europeo

Olanda diventata laboratorio politico: il vecchio asse sinistra-destra nettamente identificati, è sostituito da una moltitudine di identità e micro-partiti. La politica di coalizione, un tempo sinonimo di stabilità, diventa sinonimo di paralisi. Rob Jetten dovrà governare e al tempo stesso ricucire le fratture sociali. Tra un elettorato anziano diffidente verso la globalizzazione e una gioventù europea e urbana, il suo compito sarà costruire un nuovo equilibrio. Da questo dipenderà non solo il futuro dell’Olanda, ma anche la tenuta dell’asse europeista nel Vecchio Continente.

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