Papa Leone XIV e re Carlo III e la pace tra cattolici e anglicani

Nel 1534 il re d’Inghilterra Enrico VIII emanò l’Atto di supremazia staccando la chiesa inglese dalla chiesa cattolica romana: per affermare il proprio potere sulle gerarchie ecclesiastiche il re si pose a capo della chiesa anglicana, anche se oggi sappiamo che il motivo vero del dissidio risiedeva nel mancato  scioglimento del suo matrimonio con Caterina d’Aragona. Seguirono cinque secoli di lotte spesso sanguinose. Da questa disputa – che solo superficialmente fu del tutto religiosa – nacquero due mondi diversi.

Le ‘stanze del prete’

«Priest hole» (letteralmente ‘il nascondiglio del prete’) è un’espressione inglese che ricorda ancora oggi la persecuzione contro il clero cattolico che ebbe luogo nell’età elisabettiana: in molte case era stato ricavato uno spazio angusto, in cantina, in soffitta o perfino tra le assi di una libreria, per nascondere un religioso. Non erano necessarie accuse particolari, ma era sufficiente che non avesse sottoscritto l’obbligo di fedeltà alla corona.
Il periodo fu indubbiamente travagliato: anima della repressione fu Francis Walsingham, che da abile diplomatico si era trasformato nel capo del controspionaggio soprattutto in funzione antispagnola. Intercettando lettere e grazie alle informazioni dei suoi agenti, furono sventate numerose congiure contro Elisabetta I, ivi compresa quella che portò al processo contro Maria Stuart e alla sua condanna capitale.
In alcuni casi fu dimostrata la reale responsabilità degli accusati, ma si diffuse anche la psicosi dell’Inghilterra in pericolo, insidiata da agenti spagnoli o gesuiti nascosti nelle case dei cattolici nel nord del paese e soprattutto ricercati da una speciale polizia chiamata «priest hunter» (lett. cacciatori di preti). In effetti i due più famosi costruttori di questi rifugi erano proprio gesuiti, non spagnoli ma ingegnosi inglesi: Nicolas Owen e Richard Holtby.
Holtby non fu mai arrestato e visse più di ottant’ anni, mentre Owen incappò nelle maglie della giustizia. Trasferito alla Torre di Londra fu torturato a lungo senza esito e infine giustiziato nel 1606 dopo il fallimento della cosiddetta «congiura delle polveri». Nel 1970 Owen fu infine santificato da Paolo VI, cosa che non contribuì a rasserenare i rapporti con i prelati di Canterbury.

Una rappresentazione duratura

A creare nel mondo inglese del XVII secolo una rappresentazione efficace e duratura, quanto piuttosto negativa, della cultura cattolica della Controriforma contribuì il poeta e filosofo John Milton nella sua più famosa opera in prosa, l’Areopagitica, scritta in difesa della libertà di stampa e pubblicata nel 1644. La censura non dovrebbe essere mai esercitata, pena il mancato progresso delle scienze, scriveva tra l’altro Milton, ed è una cosa da cattolici.
L’autore infatti, nel 1638, nel corso di un viaggio in Italia, aveva fatto visita all’anziano Galileo Galilei, che al tempo, dopo l’abiura e la condanna all’isolamento pronunciata dal Sant’Uffizio, era confinato nella sua casa di Arcetri presso Firenze. Milton paragonò l’«imprimatur», ossia l’autorizzazione religiosa obbligatoria per i libri – senza la quale sarebbero stati registrati nell’indice e quindi messi al bando – alla fortezza di Castel Sant’Angelo che dominava e opprimeva Roma.
Il giudizio nei confronti del potere pontificio era tutt’altro che lusinghiero e nella cultura inglese cominciò a formarsi l’immagine della fortezza nella quale erano detenuti i prigionieri del Sant’Uffizio, aspetto un po’ fantasioso, ma di grande presa. A ben vedere tuttavia l’obiettivo di Milton non era nemmeno la chiesa cattolica, quanto piuttosto il parlamento inglese che, esasperato dalla comparsa di centinaia e centinaia di libelli politici, tentava di farvi fronte riproponendo la censura sulla stampa.

La questione irlandese

A mantenere acuta e quasi lancinante la controversia tra anglicani e cattolici si aggiunse poi la questione irlandese. Sebbene le narrazioni più recenti sottolineino prevalentemente l’aspetto dell’insediamento dei coloni inglesi per scacciare progressivamente gli irlandesi o altre vessazioni politiche e fiscali, resta spesso sottaciuto l’aspetto religioso, perché fu costituita una chiesa anglicana d’Irlanda che fino al 1871 fu chiesa di stato.
In Irlanda la guerra di religione fu spaventosa: furono rasi al suolo chiese, conventi e monasteri, confiscati altri luoghi di proprietà religiosa e messo al bando il culto cattolico. Un successivo decreto di Cromwell arrivò perfino a comminare la pena di morte per chi avesse celebrato una messa cattolica. Solo a partire dal 1829 fu concessa la libertà di culto, motivo per il quale tutte le principali chiese cattoliche irlandesi odierne furono costruite a partire dal 1830, spesso sui ruderi dei luoghi di culto precedenti.
L’affollata presenza nel paesaggio irlandese di rovine non ha nulla a che vedere quindi con lo spirito o il gusto romantico, ma resta una testimonianza della devastazione di cinque secoli fa. Per quanto riguarda infine l’istituzione di gerarchie cattoliche nella stessa Inghilterra, solo a partire del 1850 furono nominati vescovi, mentre in Irlanda – dove la questione presentava implicazioni politiche – si dovettero attendere anni.

Dopo il convulso periodo dall’indipendenza irlandese (1921) alla guerra civile che si concluse dua nni dopo, un’ultima fiammata di lotta religiosa si ebbe infine a partire dagli anni Settanta in Irlanda del Nord: i «Troubles» (lett. i disordini) dopo un trentennio si conclusero solo all’inizio di questo secolo dopo laboriose trattative.

Condividi:
Altri Articoli