
Per settimane, America e Cina si sono attaccate a vicenda. L’America ha inasprito le restrizioni sulle esportazioni di tecnologia e minacciato dazi più elevati; la Cina ha imposto sanzioni e restrizioni sulle terre rare. Alla Casa Bianca si crede che l’America abbia la meglio in questa prova di nervi e tolleranza al dolore. Scott Bessent, il Segretario al Tesoro, afferma che la Cina è ‘debole’. «Ma la realtà -analisi Economist-, è diversa».
Anche quando la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina era appena agli inizi, il Ministero cinese della scienza e della tecnologia fece qualcosa di insolito. Il suo giornale ufficiale, che di solito si limita ad articoli di propaganda sui successi della Cina, pubblicò ben 35 articoli che descrivevano nel dettaglio le debolezze del Paese. Ognuno di essi esaminava uno specifico ‘punto critico’: una tecnologia critica per l’economia che la Cina non era in grado di produrre, costringendola a fare affidamento sulle importazioni dall’estero.
Affermare che la Cina stia “vincendo” la guerra commerciale e abbia respinto completamente gli Stati Uniti risulta forse una semplificazione eccessiva. La situazione è più complessa e in continua evoluzione, ma la Cina si è adattata in modi che le hanno permesso di limitare i danni e rafforzare la propria posizione. L’idea che abbia ‘riscritto le regole del commercio globale’ è un’altra affermazione troppo categorica, ma ha certamente spinto i paesi a riconsiderare le proprie catene di approvvigionamento e strategie economiche.
Nuove rotte commerciali: la guerra commerciale ha costretto molte aziende a riconsiderare le proprie catene di approvvigionamento. Molte hanno spostato la produzione in paesi terzi come il Vietnam o il Messico, per evitare i dazi, ma l’Europa si trova in una posizione delicata, cercando un equilibrio tra il legame economico con la Cina e le pressioni degli Stati Uniti. L’Unione Europea ha beneficiato della diversificazione dell’export cinese ma deve affrontare a sua volta le tensioni protezionistiche.
In sintesi sempre da Economist, la Cina non ha respinto ancora totalmente gli Stati Uniti, ma ha mostrato una notevole capacità di adattamento e ha trovato nuovi mercati per compensare il calo dell’export verso gli USA. Le sue tattiche difensive e offensive le hanno permesso di resistere e consolidare la propria posizione in alcuni settori chiave. L’idea di un ‘nuovo ordine commerciale globale’ è ancora lontana, ma la guerra commerciale ha accelerato una ridefinizione delle catene di approvvigionamento e ha evidenziato la crescente influenza della Cina e l’interdipendenza economica globale.
Molti analisti ritengono che la Cina stia dimostrando una capacità di risposta efficace e aggressiva, ribaltando le stesse armi commerciali statunitensi contro di essi. Questo ha messo Washington in una posizione difficile, evidenziando le vulnerabilità dell’economia americana che dipende da catene di approvvigionamento globali dominate dalla Cina in settori critici.