
‘Sogno Georgiano’, Bidzina Ivanishvili
Al computo dei votanti mancano non solo i renitenti e i disillusi ma anche gli oppositori che hanno scelto la strada del boicottaggio. Strategia di poca sostanza e di nessun risultato. Già nello scorso autunno, in occasione delle elezioni politiche pur criticate per i sospetti di brogli e diverse violazioni, reali e presunte, delle regole elettorali, i partiti di opposizione, che pure avevano raccolto il 38% dei voti e 51 seggi sui 150 del Parlamento, avevano scelto il boicottaggio, contando sulle pressioni internazionali, soprattutto Ue, e sulle proteste di piazza per dare uno scossone al sistema.
Un anno dopo, Sogno Georgiano governa ancora, a livello locale (come abbiamo visto) domina e le opposizioni sono messe così: due delle quattro coalizioni di opposizione elette in Parlamento lo scorso anno hanno deciso di partecipare alle elezioni municipali: ‘Lelo/Georgia Forte’, guidata dall’imprenditore Mamuka Khazaradze, e il partito ‘Per la Georgia’ dell’ex primo ministro Giorgi Gakharia. Le altre due – la ‘Coalizione liberale per il Cambiamento’ e il ‘Movimento Nazionale Unito’ – hanno deciso di boicottare le elezioni e invitato i loro sostenitori a scendere in piazza dopo il voto, per «riportare il nostro Paese sulla strada verso l’Europa dopo essersi arreso alla Russia nei tredici anni di governo del Sogno Georgiano».
Le proteste di piazza, pur appassionatamente riprese dai media occidentali, si sono ridimensionate e un velleitario assalto al palazzo presidenziale ha offerto al Governo l’opportunità di arrestare alcuni degli oppositori più esposti. Le pressioni dell’Unione Europea, infine, sono state assai più blande di quel che certe dichiarazioni facevano supporre: l’obbligo di visto per i georgiani all’ingresso nella Ue non è stato ripristinato e di sanzioni severe contro l’economia georgiana nemmeno si parla.
Per incompetenza o partito preso, i media occidentali tendono a descrivere la Georgia come un Paese autocratico, quasi dittatoriale. In proposito vale ciò che ha scritto Bashir Kitachaev per Carnegie Politika: «Sogno Georgiano arresta manifestanti e personaggi dell’opposizione, limita i finanziamenti ai media indipendenti e alle ONG e inventa costantemente nuovi strumenti per fare pressione sui dissidenti. Ma fa tutto questo senza adottare misure drastiche che potrebbero intensificare le proteste al punto da portare gli elettori moderati a scendere in piazza. Canali televisivi dell’opposizione come ‘Formula’ e ‘TV Pirveli’ continuano a trasmettere e, sebbene la pressione sui critici del governo sia in aumento, non è ancora paragonabile alla situazione in Russia o Bielorussia».
L’altro argomento che viene spesso usato è che Sogno Georgiano starebbe riconducendo la Georgia nell’orbita del Cremlino. Com’è ovvio, le cose sono un po’ più complicate. Che il primo ministro Irakli Kobakhidze non abbia alcuna voglia di mettersi in contrasto con Mosca è evidente. Ma tra Russia e Georgia non esistono relazioni diplomatiche (anche se Mosca preme per ripristinarle) e, al contrario, la posizione ufficiale delle autorità georgiane è sempre quella di chiedere la restituzione dei territori dell’Ossetia del Sud e dell’Abkhazia controllati dai seguaci di Mosca. Sono le persistenti conseguenze della guerra del 2008, quando i carri armati russi arrivarono a venti chilometri da Tbilisi.
È vero che le relazioni economiche tra Russia e Georgia sono in crescita, in un quadro che ha visto il Pil georgiano crescere in termini reali del 9,4% nel 2024. Però poi ci sono i particolari. La Russia vale per il 10% del commercio estero georgiano ed è il terzo partner commerciale della Georgia, ma dopo Usa e Regno Unito. Nel 2024 la Georgia ha comprato 145,7 milioni di dollari di gas naturale russo. Gli immigrati russi hanno generato una notevole attività economica in Georgia, soprattutto dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina: hanno fondato 30.000 piccole imprese e hanno aperto migliaia di conti bancari presso banche georgiane. Nel 2024, la Georgia si è classificata al secondo posto, dopo la Thailandia, nella classifica degli acquisti immobiliari da parte di russi all’estero. I depositi di cittadini stranieri presso le banche georgiane ammontano ora a 9,16 miliardi di lari georgiani (3,3 miliardi di dollari), di cui il 37% intestato a russi.
Eppure, a conferma che le cose non sono così semplici, il 69% dei georgiani, secondo un recente sondaggio di Caucasus Barometer, vede la Russia come un ‘Paese nemico’. E dunque? Nonostante le pessime memorie del 2008, la retorica anti-russa non basta a spingere i georgiani al ribaltone. Soprattutto se l’alternativa, agitata con profitto dalle forze di Governo, è quella di andare al confronto con Mosca in nome di un allineamento alle attuali posizioni Ue sull’Ucraina, trasformando il Paese in una retrovia della guerra, in una Moldavia sul Mar Nero. Al contrario, nonostante l’antipatia per i russi e la simpatia di certa parte della popolazione per gli Usa e l’Europa, a far premio è la situazione economica.
Dell’ottimo 9,4% di crescita del Pil nel 2024 abbiamo già detto. I dati di quest’anno sono analoghi: il PIL della Georgia è cresciuto del 7,9% su base annua da gennaio ad agosto; nello stesso periodo le esportazioni sono aumentate del 13,7%, le entrate del bilancio statale aumentate dell’8% e, a metà del 2025, lo stipendio medio nominale era superiore del 10,3% rispetto all’anno precedente.
Non è un caso se nelle manifestazioni di piazza è così poco rappresentata la classe media. Chi vorrebbe davvero spezzare questo equilibrio così precario e così fruttuoso? E se poi tocca sopportare quei quasi 2 milioni di turisti russi arrivati in vacanza nel 2024, pazienza. Lo spauracchio ucraino è vicino, appena al di là del mare.