La guerra sull’economia russa e il boom della Polonia

La contrapposizione tra Russia e Nato e le differenze di prospettiva economica a livello regionale. Con la Polonia che rappresenta la punta più avanzata del blocco Nato e l’economia russa alle prese con i conti dopo tre anni di guerra.

Venti di guerra sui protagonisti

Fotografia parziale ma significativa. «L’economia russa sta mostrando segnali evidenti di debolezza» avverte Antonella Scott esperta di Russia, collaboratrice del Sole 24 ore e analista ISPI. «La Russia fa sempre più fatica ad alimentare lo sforzo bellico senza mettere in difficoltà il resto dell’economia». Raccogliere dati e rilevare indicatori economici non è cosa semplice data la restrizione delle autorità in particolare relativamente al commercio estero alle entrate del settore energetico, ma Il rallentamento è evidente: se nel 2023 e 2024 lo stimolo innescato dalla guerra e le sue ricadute su redditi e consumi, oltre ai prezzi dell’energia, avevano permesso un boom economico con percentuali di crescita superiori al 4% (+4,3% nel 2024), per quest’anno il Governo e la Banca Centrale hanno ridimensionato le stime.

La Russia cresce di meno

Il ministro delle Finanze, Anton Siluanov, ha presentato a Putin una proiezione per il 2025 ridotta all’1,5%, un Pil che le stime precedenti avevano fissato al 2,5%. Si moltiplicano i segnali d’allarme per le produzioni civili e con il passare del tempo, anche il ‘fronte privilegiato’ del comparto militare faticherà a mantenere il ritmo di sussidi, crediti agevolati e salari elevati concessi per attirare forza lavoro agli altri settori. Senza una drastica riduzione dei tassi di interesse almeno al 12% la Russia rischia la recessione, ha avvertito Gherman Gref, responsabile di Sberbank, la principale banca del Paese.

Recessione?

«Siamo già in recessione – ha ribattuto Aleksandr Kalinin, responsabile dell’associazione di imprenditori ‘Opora Rossii’. I settori che godono del sostegno del budget, o che sostituiscono le importazioni, registrano una crescita notevole. Si tratta naturalmente del comparto della difesa. Ma altri sperimentano un declino molto serio: auto, costruzioni, diverse produzioni industriali».

Banca centrale russa

La governatrice della banca centrale russa, Elvira Nabiullina, è alle prese con l’inflazione che nel 2024 ha raggiunto picchi del 20%. In una recente dichiarazione al Forum economico di San Pietroburgo ha spiegato che l’inflazione, anche se in calo, con l’8,2% è pur sempre più del doppio del 4%, l’obiettivo di riferimento di Bank Rossii. Il ridimensionamento delle entrate del comparto petrolifero – a cui contribuiscono il rublo forte e i ripetuti attacchi ucraini alle infrastrutture energetiche, raffinerie e terminal petroliferi – riduce le possibilità del Governo nella gestione di un disavanzo già ora superiore alle dimensioni preventivate per tutto il 2025 (4.900 miliardi di rubli tra gennaio e agosto, pari a più di 61 miliardi di dollari e al 2,2% del Pil, a fronte dello 0,5% programmato), e che per fine anno potrebbe toccare i 5.000 miliardi di rubli. Le spese per difesa e sicurezza rappresenteranno il 40% del totale.

Il ‘boom’ della Polonia

A tre anni dall’invasione russa dell’Ucraina, la Polonia si distingue tra i 26 Paesi dell’UE come l’economia in più rapida crescita, con la valuta più forte tra i mercati emergenti. Proprio quest’anno si celebrano i 1000 anni della Polonia e una recente analisi pubblicata da Bloomberg ha confermato una serie di dati. La crescita del PIL polacco è prevista del 3,3% nel 2026 e del 3,2% nel 2027, superando le previsioni per l’intera UE e per la Russia. Negli ultimi 15 anni, la Polonia ha ridotto il suo divario storico con il resto d’Europa, con un PIL pro capite in aumento del 50%. La tendenza si è accelerata dopo l’inizio del conflitto, portando la Polonia al secondo posto per crescita del PIL nell’UE, dal sedicesimo del 2023.

Calo delle nascite ed emigrazione

E nonostante uno dei maggiori cali demografici nell’UE, la Polonia ha più che triplicato (+125%) dal 2016 l’aumento dei consumi delle famiglie dell’Eurozona (+40%), un dato che sbaraglia tutte le principali economie europee, inclusa l’Italia (+26%). Il FMI stima che, quest’anno, il PIL pro capite della Polonia supererà quello del Giappone, corretto per il potere d’acquisto.

Nel 2005 il reddito della Polonia, calcolato in base a questo parametro, era pari al 50% della media UE; nel 2025 il FMI prevede che salirà all’85%. La borsa polacca ha visto le sue quotazioni salire, seppur di meno dell’1% nell’ultima settimana, confermandosi tra le migliori in Europa con un rialzo del +35% da inizio anno.

 

 

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