
Fotografia parziale ma significativa. «L’economia russa sta mostrando segnali evidenti di debolezza» avverte Antonella Scott esperta di Russia, collaboratrice del Sole 24 ore e analista ISPI. «La Russia fa sempre più fatica ad alimentare lo sforzo bellico senza mettere in difficoltà il resto dell’economia». Raccogliere dati e rilevare indicatori economici non è cosa semplice data la restrizione delle autorità in particolare relativamente al commercio estero alle entrate del settore energetico, ma Il rallentamento è evidente: se nel 2023 e 2024 lo stimolo innescato dalla guerra e le sue ricadute su redditi e consumi, oltre ai prezzi dell’energia, avevano permesso un boom economico con percentuali di crescita superiori al 4% (+4,3% nel 2024), per quest’anno il Governo e la Banca Centrale hanno ridimensionato le stime.
Il ministro delle Finanze, Anton Siluanov, ha presentato a Putin una proiezione per il 2025 ridotta all’1,5%, un Pil che le stime precedenti avevano fissato al 2,5%. Si moltiplicano i segnali d’allarme per le produzioni civili e con il passare del tempo, anche il ‘fronte privilegiato’ del comparto militare faticherà a mantenere il ritmo di sussidi, crediti agevolati e salari elevati concessi per attirare forza lavoro agli altri settori. Senza una drastica riduzione dei tassi di interesse almeno al 12% la Russia rischia la recessione, ha avvertito Gherman Gref, responsabile di Sberbank, la principale banca del Paese.
«Siamo già in recessione – ha ribattuto Aleksandr Kalinin, responsabile dell’associazione di imprenditori ‘Opora Rossii’. I settori che godono del sostegno del budget, o che sostituiscono le importazioni, registrano una crescita notevole. Si tratta naturalmente del comparto della difesa. Ma altri sperimentano un declino molto serio: auto, costruzioni, diverse produzioni industriali».
La governatrice della banca centrale russa, Elvira Nabiullina, è alle prese con l’inflazione che nel 2024 ha raggiunto picchi del 20%. In una recente dichiarazione al Forum economico di San Pietroburgo ha spiegato che l’inflazione, anche se in calo, con l’8,2% è pur sempre più del doppio del 4%, l’obiettivo di riferimento di Bank Rossii. Il ridimensionamento delle entrate del comparto petrolifero – a cui contribuiscono il rublo forte e i ripetuti attacchi ucraini alle infrastrutture energetiche, raffinerie e terminal petroliferi – riduce le possibilità del Governo nella gestione di un disavanzo già ora superiore alle dimensioni preventivate per tutto il 2025 (4.900 miliardi di rubli tra gennaio e agosto, pari a più di 61 miliardi di dollari e al 2,2% del Pil, a fronte dello 0,5% programmato), e che per fine anno potrebbe toccare i 5.000 miliardi di rubli. Le spese per difesa e sicurezza rappresenteranno il 40% del totale.
A tre anni dall’invasione russa dell’Ucraina, la Polonia si distingue tra i 26 Paesi dell’UE come l’economia in più rapida crescita, con la valuta più forte tra i mercati emergenti. Proprio quest’anno si celebrano i 1000 anni della Polonia e una recente analisi pubblicata da Bloomberg ha confermato una serie di dati. La crescita del PIL polacco è prevista del 3,3% nel 2026 e del 3,2% nel 2027, superando le previsioni per l’intera UE e per la Russia. Negli ultimi 15 anni, la Polonia ha ridotto il suo divario storico con il resto d’Europa, con un PIL pro capite in aumento del 50%. La tendenza si è accelerata dopo l’inizio del conflitto, portando la Polonia al secondo posto per crescita del PIL nell’UE, dal sedicesimo del 2023.
E nonostante uno dei maggiori cali demografici nell’UE, la Polonia ha più che triplicato (+125%) dal 2016 l’aumento dei consumi delle famiglie dell’Eurozona (+40%), un dato che sbaraglia tutte le principali economie europee, inclusa l’Italia (+26%). Il FMI stima che, quest’anno, il PIL pro capite della Polonia supererà quello del Giappone, corretto per il potere d’acquisto.
Nel 2005 il reddito della Polonia, calcolato in base a questo parametro, era pari al 50% della media UE; nel 2025 il FMI prevede che salirà all’85%. La borsa polacca ha visto le sue quotazioni salire, seppur di meno dell’1% nell’ultima settimana, confermandosi tra le migliori in Europa con un rialzo del +35% da inizio anno.