38 miliardi di spesa militare 2025 in più dei 27 Ue

L’Agenzia europea per la difesa (European Defence Agency – EDA) sulla spesa per la difesa di tutti i 27 Stati dell’UE. Nel 2024 ha raggiunto la cifra record di 343 miliardi di euro, portando la spesa all’1,9% del Pil. «2025, per la prima volta, gli investimenti per la difesa hanno superato i 100 miliardi di euro, e il 2% dell’obiettivo Nato».

Chi ha speso più e chi meno in Ue per la difesa

Rapporto annuale dell’Agenzia europea per la difesa (Eda). «L’aumento, trainato in gran parte da livelli record di approvvigionamento di equipaggiamenti e da crescenti investimenti in ricerca e sviluppo, riflette la determinazione degli Stati membri a rafforzare le capacità militari europee in risposta all’evoluzione del contesto di sicurezza», si legge nel comunicato dell’EDA. Il documento sostiene che «sebbene la spesa continui a crescere e si prevede che aumenterà ulteriormente nel 2025, rimane al di sotto dei livelli di potenze militari come gli Stati Uniti, il che sottolinea la necessità di investimenti sostenuti e di una maggiore collaborazione per massimizzare l’efficienza e garantire l’interoperabilità tra le forze armate dell’UE».

Corsa al riarmo, costi quello che costi

Previsioni di spesa 2025: 381 miliardi di euro nel 2025 (rispetto ai 343 miliardi di euro del 2024) al 2,1% del PIL nel 2025, superando per la prima volta il precedente obiettivo NATO del 2%. Gli investimenti per la difesa dovrebbero raggiungere quasi i 130 miliardi di euro nel 2025 (rispetto ai 106 miliardi di euro del 2024). La spesa per la ricerca e sviluppo (R&S) potrebbe aumentare a 17 miliardi di euro nel 2025 (rispetto ai 13 miliardi di euro del 2024)

 Spesa per la difesa nel 2024

Nel 2024, 25 Stati hanno aumentato la loro spesa per la difesa in termini reali, uno in più rispetto al 2023, mentre solo due paesi hanno leggermente ridotto la spesa per la difesa. Sedici Stati hanno aumentato la loro spesa di oltre il 10%, rispetto agli undici del 2023. Nel 2024, la spesa totale per la difesa per personale militare attivo ha raggiunto la cifra record di 249.000 euro, in aumento rispetto ai 211.000 euro del 2023 e significativamente superiore ai 138.000 euro spesi nel 2014. 111mila miliardi in più in 10 anni. Nel 2024, 24 Stati hanno raggiunto il 20% per gli investimenti nella difesa, in aumento rispetto ai 20 del 2023. Gli acquisti sono aumentati del 39% dal 2023 a 88 miliardi di euro nel 2024, con una spesa prevista per il 2025 superiore ai 100 miliardi di euro.

Ricerca & Sviluppo

Gli acquisti di materiali rappresentano oltre l’80% degli investimenti nella difesa. La spesa per la ricerca e sviluppo nel settore della difesa ha raggiunto i 13 miliardi di euro nel 2024. Un aumento significativo della spesa in R&S per ridurre la dipendenza dai mercati esteri. Il capo dell’EDA -elemento non rassicurante-, la discussa ‘Alto commissario per la politica estera e di sicurezza’ Kaja Kallas, ha dichiarato: «L’Europa sta spendendo cifre record per la difesa per garantire la sicurezza dei nostri cittadini, e non ci fermeremo qui. L’Unione Europea sta utilizzando ogni leva finanziaria e politica a sua disposizione per sostenere i nostri Stati membri e le aziende europee in questo sforzo». Di armamenti in meglio.

‘L’era della difesa europea’

Con le rassicuranti premesse di Kaja Kallas che vanta la ‘nuova era della difesa Europea’, dalla minaccia della Russia, il sottinteso, siamo appena all’assaggio di ciò che ci aspetta in più armamenti e meno ospedali e scuole. «Raggiungere il nuovo obiettivo NATO del 3,5% del PIL richiederà uno sforzo ancora maggiore, con una spesa complessiva di oltre 630 miliardi di euro all’anno», avverte André Denk, il direttore dell’EDA.

La Germania vuole le più grandi forze armate d’Europa

«La Russia è e rimarrà nel lungo periodo la più grande minaccia alla libertà, alla pace e alla stabilità in Europa», ha dichiarato il 27 agosto il cancelliere tedesco Friedrich Merz, ribadendo che la Germania «è fermamente al fianco dell’Ucraina», fornendo aiuti militari e finanziari inferiori solo a quelli stanziati dagli Stati Uniti dell’Amministrazione Biden. Ma il più grave attacco strategico al cuore della Germania dopo la resa del Terzo Reich l’8 maggio 1945 lo ha scatenato l’Ucraina distruggendo nel settembre 2022 i gasdotti Nord Stream sotto la superficie del Mar Baltico.

Incoerenze ‘merziane’

A Berlino ne sono consapevoli considerato che hanno chiesto all’Italia l’estradizione di uno degli ufficiali di Kiev considerato tra i responsabili di quell’attentato ma né il governo attuale né quello precedente del cancelliere Olaf Scholz ne hanno mai tratto le dovute conclusioni. «Né si sono sognati di approfondire i numerosi elementi e indizi circa la complicità con alcune nazioni alleate, anglosassoni e baltiche, che potrebbero aver avuto un peso determinante in quell’azione», annota Gianandrea Gaiani su Analisi Difesa.

Dagli amici mi guardi Dio…

Restando sul piano economico non dovrebbe sfuggire che negli ultimi anni i più gravi attacchi alla Germania (e all’Europa) sono giunti dagli Stati Uniti. Prima con l’Amministrazione Biden che con la Legge per la Riduzione dell’Inflazione ha offerto ampi vantaggi (inclusa l’energia a buon mercato) alle aziende europee che trasferiscono gli stabilimenti produttivi oltre Atlantico.  Una legge contro cui protestarono, invano, a Washington i ministri delle Finanze tedesco e francese.

Con Trump l’attacco diretto

Poi con l’Amministrazione Trump, che oltre a imporre agli europei 750 miliardi di acquisti di energia americana e centinaia di miliardi di acquisti di armi (per noi e per gli ucraini), pretende che la UE investa 600 miliardi nell’industria statunitense, «considerando il denaro tedesco ed europeo come se fosse un fondo statunitense, come ha recentemente affermato a Fox News il segretario al Tesoro Scott Bessent. A conferma che il rapporto tra Europa e Stati Uniti non è più nemmeno di vassallaggio (come lo definì Emmanuel Macron) o ‘coloniale’.

Confusione europea in casa

I polacchi, distinti come alleati di Berlino per aver plaudito alla distruzione del Nord Stream (l’attuale ministro degli Esteri, Radek Sikorski, scrisse su X  ‘Thank You USA’, per poi coprirsi di ricolo cancellando il post pochi minuti dopo), stanno rinnovando le pressioni per ottenere le riparazioni per la guerra del 1939-45. Il presidente polacco Karol Nawrocki ha detto che «la Polonia ha bisogno di giustizia e verità e chiare relazioni con la Germania ma anche di riparazioni dallo Stato tedesco». Ma l’economia tedesca è in crisi con una contrazione dello 0,2% lo scorso anno e fosche prospettive quest’anno.

Cara Ucraina, forse troppo

La Germania ha versato 50,5 miliardi di euro all’Ucraina tra il 2022 e il 2024. Di questi, 25 miliardi sono stati spesi per mantenere i rifugiati ucraini (inclusi parte dei 650 mila maschi ucraini in età di reclutamento che continuano a restare nei paesi europei per non farsi arruolare), altri 17 miliardi per aiuti militari. Nel 2025 la Germania ha destinato 9 miliardi di euro a Kiev per l’assistenza militare, e nel 2026-2027 prevede di aggiungerne altri 17 miliardi. Il ministro Finanze Klingbeil, ha detto che Berlino manterrà un sostegno militare annuo di 9 miliardi di euro all’Ucraina.

I guai economici degli altri ‘volenterosi’

«Anche le altre ‘potenze europee che guidano la cosiddetta ‘Coalizione dei volenterosi’ fanno i bellicosi a parole ma sono militarmente deboli, economicamente in ginocchio e politicamente in mano a governi traballanti dopo aver buttato miliardi per armare e aiutare l’Ucraina». Il governo laburista britannico con l’ultima manovra finanziaria ha tolto i sussidi energetici a 300 mila famiglie a basso reddito per reperire 3 miliardi di sterline annui di aiuti militari a Kiev. Ma di questa crisi meglio e più ha scritto Piero Orteca.

 

 

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