Nel giorno delle parole per il ricordo della strage che 45 anni fa nella stazione di Bologna lasciò a terra 85 morti e più di 200 feriti, sono ancora quelle non pronunciate a fare più rumore. Il lungo tempo trascorso, le inchieste, i depistaggi e alla fine le sentenze non bastano ai rappresentanti di centrodestra del governo e delle istituzioni – o almeno alla gran parte – a riconoscere la matrice neofascista dell’attentato. E ancora una volta il 2 agosto torna a essere motivo di attrito tra i familiari delle vittime che chiedono ancora giustizia, la politica di destra e quella di sinistra, mentre risuona potente il ricordo del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
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«La strage della Stazione di Bologna ha impresso sull’identità dell’Italia un segno indelebile di disumanità da parte di una spietata strategia eversiva neofascista che mirava a colpire i valori costituzionali, le conquiste sociali e, con essi, la nostra stessa convivenza civile», dice il capo dello Stato.