Rompere lo schema, pensare in modo spiazzante

Sopraffatti dalla ferocia del tempo, dalla presa di potere dei più malvagi, dal mondo nelle mani dei criminali, sembra impossibile non restare annichiliti. Sembra impossibile poter parlare d’altro, pensare con dolcezza al momento sublime in cui ascoltare il ruscellare dell’acqua, in un eremo, annusando il castagno e carezzando il leccio.
Sembra impossibile, ma è l’unica salvezza.
L’unica possibilità è quella di invertire il verso, interrompere il flusso assurdo di informazioni a senso unico che uccidono le coscienze ed esaltano i peggiori mediocri. Spezzare l’incantesimo scintillante di tutto quello che sembra dissenso, opposizione, discussione e viaggia anestetizzato in un mondo virtuale. Rompere l’abitudine di pensare che le attitudini e l’immaginario delle masse siano effetti culturali ineluttabili in un capitalismo cognitivo mediatico che viaggia verso un neufeudalesimo in cui il disimpegno sociale e culturale rappresenta il terreno fertile per un dominio di potere che pensavamo fuori dalla storia.

Rompere lo schema, pensare in modo spiazzante. Mettere in dubbio quelle certezze assolute che ci rendono schiavi. Agire di conseguenza, senza per forza di cose cercare compromessi con lo spirito malvagio che affetta l’epoca con le sue lame incessanti.

L’insegnamento per un tempo di vita migliore, per un recupero culturale popolare e non schiavizzante di massa non può arrivare dal cuore marcio dell’impero, ma solo dalla periferia del mondo. Dai luoghi non contaminati ancora del tutto dall’omologazione, non resi inerti dal conformismo e dalla colonizzazione. Dai luoghi in cui esistono interstizi, dove il seme può attecchire e far nascere un fiore di rivolta civile.

Recentemente ho letto un discorso interessante che spiegava come occorresse  portare i metodi di lotta della città in provincia. Mai concetto può essere più sbagliato. Perché portare un’idea di cultura pop, piegata al marketing dell’industria culturale, immaginari esauriti e indolori per il potere in territori che hanno ancora l’energia per sottrarsi dall’affermazione totalitaria della società massificata? Perché portare il disimpegno sotto false spoglie dell’impegno che non smuove niente in paesi che possono lottare nel mondo reale e non nei circoletti ristretti della virtualità sensoriale?

Luoghi che nutrono memorie, coltivano comunità. E questo vuol dire che servono luoghi reali in cui nutrire memorie, per poter far crescere nel tempo e con spirito democratico una comunità di esseri umani liberi.

Come in un gioco di specchi, difficile procedere tra riflessi e realtà. Pensare di spezzare catene annodandosele alle caviglie, temere il proprio tempo, credersi poveri e inadatti, fuori luogo, ignorandone il valore profondo. Vedersi soli in una massa conforme, senza sapere che tanti sono soli e le apparenze ci guidano alla resa. Ma la realtà ci chiama a una lotta in cui occorre spaccare il proprio labirinto e vedere l’orizzonte.

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