
Caso di studio sulla diseguaglianza esibita
È così che il matrimonio del multi-miliardario americano diventa un caso di studio sulla diseguaglianza estrema nella nostra società. La dimensione economica travolge il senso della realtà: il denaro è al centro di tutto.
L’evento in questione si abbatte sul fragile equilibrio della città, già fiaccata dal fenomeno dell’overturism. Contro le proteste dei comitati che denunciano l’impatto ambientale di 200 ospiti vip arrivati con 90 jet, una flotta di yacht e centinaia di guardie armate fino ai denti, i sostenitori dell’evento, con a capo il sindaco della città, richiamano i vantaggi dell’indotto, secondo la logica della ricchezza che genera altra ricchezza. L’Ufficio Statistico della Regione Veneto ha calcolato che l’evento potrebbe produrre un impatto economico di circa 957 milioni di euro, pari a quasi il 68% del fatturato turistico annuale della città. Dati stratosferici che andrebbero seriamente verificati.
Il fatto è che a protestare contro il Bezos ultra-ricco che non paga le tasse in Italia si è mobilitata un’ampia parte della società civile che va da Green Peace a esponenti di sindacati e associazioni locali. Ed ecco che i toni della polemica si incentrano sul concetto di meritocrazia, sbandierato dai paladini della libertà economica: «Bezos ha avuto un’idea geniale, è partito da zero e ha lavorato duro. I soldi se li è meritati e ne fa quel che vuole». Il successo è misura del merito, la gratifica che il mercato gli ha concesso. Inoltre, il fondatore di Amazon è una figura diversa dai colleghi tech Elon Musk o Peter Thiele che hanno abbracciato un’ideologia di cambiamento del mondo basata sulle proprie teorie tecno-politiche.
Niente stravaganze ideologiche, ma palestra, chirurgia estetica e belle donne. Bezos non predica niente se non il suo diritto a una ricchezza illimitata. È padrone di beni stimati dal Wall Street Journal come un’isola da 234 milioni, villa a Beverly Hills da 165 milioni, residence alle Hawaii da 78 milioni. Insomma, «i soldi se li merita e con quelli è libero di comprarsi ciò che vuole» suonano all’incirca così le dichiarazioni del sindaco di Venezia Brugnaro che inizialmente aveva offerto in concessione anche uno spazio di proprietà di una delle sue società nel sestiere di Cannareggio.
Il problema non è solo che Bezos abbia abbastanza soldi da comprarsi quello che vuole, come dicono i sostenitori delle nozze veneziane. Il problema è che tutto sia in vendita al miglior offerente, anche nel senso più corrosivo del bene comune. Il richiamo ideologico del successo riporta al concetto di meritocrazia fondamento del sistema economico. In un mercato deregolamentato in nome del ‘liberi tutti’, la meritocrazia non premia il talento, bensì rafforza una sorta di filosofia della disuguaglianza. Perché se il mercato offre tutto a chi lo merita, coloro che sono rimasti indietro debbono a loro volta meritare il loro destino.
Un mondo di vincitori e vinti dovrebbe prevedere un regolare campo di gioco, un punto di partenza uguale per tutti. Sappiamo che non è così. Due noti economisti, Thomas Piketty e Michael Sandel ne hanno discusso in un libro breve e divulgativo dal titolo: “Uguaglianza, cosa significa e perché è importante”. Sono partiti dimostrando che in Europa il 10% più ricco percepisce più di un terzo del reddito e possiede più della metà delle proprietà; negli Stati Uniti le diseguaglianze sono ancora più marcate.
La conversazione tra i due studiosi ripercorre la storia delle diseguaglianze, partendo dagli alti livelli odierni, ma evidenziando che cento anni fa erano persino peggiori. Dalla tassazione progressiva al welfare, alla crisi climatica analizzano i grandi temi del rapporto tra ricchezza e potere dimostrano come, nella storia, c’è stato un progresso nel lungo periodo. La fase attuale evidenzia la particolarità di fattori geo-economici che incidono profondamente su contraddizioni in seno alla società occidentale, ma non solo.
Soprattutto spingono ad osservare che la manifestazione estrema della ricchezza e della disuguaglianza, come le nozze veneziane di Jeff Bezos e Laura Sanchez, non serve solo a evidenziare le contraddizioni di un sistema, ma anche «ad accettare la verità ostinata che il progresso verso una maggiore uguaglianza non arriva mai rapidamente, né senza conflitti sociali e lotte politiche».