
«La Nato non è un’alleanza militare, è un’alleanza politica tra paesi liberi che difendono l’economia di mercati e quindi gli interessi degli Usa e dei suoi alleati». Quel che si dice, un parlar chiaro.
Le dichiarazioni del ministro italiano sembrano avvalorare la tesi dell’altra parte del mondo, quella che sta costruendo, in antitesi al sistema occidentale, il nuovo polo del Global South, i Brics.
La tesi è che la difesa del diritto internazionale da parte dei paesi occidentali è in realtà una copertura per mantenere il dominio americano garantendosi aperte le vie d’accesso al commercio mondiale, l’approvvigionamento delle materie prime e i mercati liberi. Insomma, una sorta di imperialismo coloniale di cui la Nato è strumento di servizio. Gli interventi militari servono a garantire i propri interessi.
In realtà, niente di nuovo. Imporre con la forza la libertà di mercato è un dato storico. Dalle guerre per il petrolio a quelle per le materie prime. In nome della libertà di commercio, nel ‘800 gli inglesi mossero guerra alla Cina per ben due volte perché il Dragone aveva vietato il commercio dell’oppio che la stava devastando socialmente. Un po’ come se ai tempi nostri la Cina facesse guerra agli Stati Uniti per garantire la libertà di mercato del fentanyl che sta falcidiando milioni di americani.
La frase del ministro Tajani racchiude oltre due secoli di pensiero occidentale in politica economica. Il modello è quello di una società libera dove non c’è uno stato totalitario che impedisce la libertà d’intraprendere e di commerciare. Ma la domanda che sorge spontanea è: Il libero mercato è la libertà? Il libero mercato che abbiamo conosciuto dalla caduta del muro di Berlino in poi è stato quello della finanziarizzazione e della globalizzazione. La finanza ha preso il sopravvento sull’economia, la rendita sul reddito grazie ad una progressiva riduzione delle tasse e a una generale deregolamentazione.
Globalizzare i mercati è significato andare a produrre dove non esistono diritti del lavoro, a fronte di salari di sussistenza.
E così siamo arrivati a questo punto: un mercato talmente libero dove chi è ricco può farlo a dismisura. Fino a riaprire la forbice delle diseguaglianze tra ricchi e poveri all’interno delle stesse società che sono fondate sul libero mercato. Se quindi lo scopo della Nato è di difendere la libertà economica dell’Occidente, il malfunzionamento del sistema ne sta provocando una frattura di consenso che rappresenta lo scontro tra il potere di un’élite economica e politica contro gli interessi di una società civile che, in nome della difesa della libertà economica, si vede sottrarre diritti sociali nella misura di un 5% della propria ricchezza nazionale.
Ipocrisia e cinismo di una classe politica alla ricerca di «una pace a comando in nome dei propri interessi economici». È così che, come scrive Giuliano Noci su il Sole24 ore «Nel nuovo lessico della geopolitica, le vittime civili non sono più un costo morale, ma un rumore di fondo». Oggi è l’energia a dettare le regole della pace, domani le terre rare e poi gli stretti o i porti marittimi.
I Brics, il sud globale con la Cina, silenziosa come sempre, prendono appunti. Sotto lo strato di dichiarazioni, smentite e allarmi vari, si muovono le loro truppe economiche. L’Europa della Nato, fa gli onori di casa, è presente, ma accoccolata sulle ginocchia di Trump e irrilevante. Un gruppetto di vecchie potenze coloniali con il passaporto scaduto.