Myanmar dimenticato: 80 anni della nobel Aung e 80mila morti

Aung San Suu Kyi, la nobel birmana incarcerata nel 2021 dopo il colpo di stato militare che ha dato il via alla guerra civile in Myanmar, giovedì ha compiuto ottant’anni. Quanti altri ne potrà celebrare è davvero incerto avverte Emanuele Giordana

Myanmar’s military stand guard at a checkpoint

Compleanno in carcere per la Nobel per la pace, si teme per la sua vita

Secondo gli avvocati Francois Zimeray e Catalina de la Sota della Suu Foundation, che hanno appena avuto un incontro col Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulle detenzioni arbitrarie, «…ci sono seri motivi per pensare che (Suu Kyi) possa morire in carcere mentre il mondo resta indifferente. Vista la sua età e l’assoluta segretezza che la circonda dal suo arresto nel 2021, siamo estremamente preoccupati per gli abusi che sembra aver subito». Preoccupazione condivisa dal figlio Kim che da due anni non ha notizie e che aveva smontato la fake fatta circolare dai militari sugli arresti domiciliari.

Video del Guardian

Mercoledì il Guardian ha pubblicato una serie di video fatti uscire clandestinamente dal tribunale della prigione dove la Lady è rinchiusa che mostrano le condizioni di una reclusione in isolamento con l’esposizione a temperature elevatissime, scarsissima luce e una giornata fatta di meditazioni e piccoli passi in cella per mantenersi in forma. Il figlio, che vuole fare una maratona di 80 chilometri per ricordare la prigionia della madre e il rischio di un possibile decesso, «è stato straordinario – spiega la senatrice Albertina Soliani che si trova in questi giorni sulla frontiera thai-birmana di Mae Sot – e giovedì ha raccolto per la madre oltre 90mila video di auguri per il suo compleanno» con una campagna sui social.

Quel numero 8 moltiplicato

Ma il numero 8 è anche altro e non solo un riferimento esoterico tipico del modo in cui i birmani osservano i simboli matematici: sarebbero infatti 82.597 le vittime della guerra birmana dal 21 febbraio 2021 al 13 giugno scorso secondo i dati raccolti da Acled (Armed conflict location and event data), centro studi che valuta l’impatto di una guerra tenendo conti di diverse fonti – ufficiali e ufficiose – sulla base di episodi violenti. Una cifra (che non tiene conto delle oltre 3.500 vittime del recente terremoto) che fa del conflitto birmano la guerra numericamente più violenta dopo l’Ucraina in un conteggio che comprende civili e militari e dunque gli scontri a fuoco tra la giunta, le milizie armate (cosiddette etniche) regionali e le forze popolari di difesa (Pdf) del Governo clandestino di unità nazionale formatosi sulla base delle elezioni del novembre 2020 quando la Lega per la democrazia di Suu Kyi stravinse nelle urne.

Guerra mangia guerra

Oscurata dal conflitto mediorientale e da quello in Europa, quello birmano è un detonatore che rischia di esplodere e mandare a fuoco la prateria dell’Asia orientale dove coinvolge a diverso titolo le frontiere dei Paesi vicini e disturba i progetti della Cina, che sta costruendo un porto di acque profonde per garantirsi l’accesso al Golfo del Bengala bypassando l’unico suo sbocco marittimo attuale verso ovest, lo Stretto di Malacca. Ma proprio il porto di Kyaukpyu, 30 miglia dalla capitale Sittwe nello Stato occidentale del Rakhine (quello al centro dell’espulsione di oltre un milione di Rohingya musulmani) è ora stretto d’assedio dalla milizia dell’Arakan Army, una delle più agguerrite nel panorama locale.

Golpisti militari e armamenti cinesi attorno

Per la giunta militare, che secondo Bbc controllerebbe poco più del 20% del territorio, le cose non vanno bene alle frontiere ma anche al centro del Paese. L’ultimo episodio rivelatore riguarda un caccia di fabbricazione cinese (pare un Ftc-2000G), abbattuto in giugno nel Sagaing dall’Esercito popolare di liberazione (Pla), braccio armato del Partito comunista clandestino birmano. Benché la giunta abbia parlato di «incidente», sarebbe stato abbattuto con una mitragliatrice pesante calibro 50 (una variante della Browning M2 forse di origine cinese) o da un missile terra-aria Fn-6 sempre cinese, utilizzato con lanciarazzi a spalla.

L’esperto di sistemi d’arma Brandon J. Weichert ipotizza che, poiché Pechino venderebbe armi alle due parti, la richiesta di sistemi missilistici terra-aria portatili aumenterà da parte della Resistenza. Sarà utile ricordare che l’utilizzo dei missili Stinger americani a spalla cambiò le sorti della guerra afgana contro l’Urss.

Il missionario italiano al confine

Sempre sul manifesto, il missionario saveriano italiano Alessio Grippa che opera nel centro educativo Caritas per minori Xavier House, a Tak, lungo il confine Myanmar-Thailandia, a ridosso del territorio birmano controllato dai Karen. «Accogliamo figli di persone che non sono sul territorio thailandese da molto tempo: gente che ha attraversato il confine per diverse ragioni, tra cui il conflitto in corso, costruendosi qui una casa di fortuna, di solito abitazioni in bambù, ma che non può seguire questi minori. In questo momento ci sono 64 ragazzi, tra bambini e bambine. Hanno tra i 6 e i 15 anni, più qualche ragazzo che tra qualche mese compirà 16 anni, ma non

La situazione oltre confine

«Sono aree in mano sempre di più in mano ai ribelli. Tre settimane fa i Karen hanno conquistato due importanti postazioni dei militari governativi. Qui da noi i lealisti controllano ormai soltanto un paio di aree e sono in corso combattimenti per cercare di mandarli via. Ecco perché la giunta bombarda costantemente e in maniera sempre più intensa. Se quelle posizioni verranno conquistate dai Karen o i militari governativi si ritireranno l’intera zona sarà in mano alla guerriglia».

Fuga dagli scontri in aumento

Alla domanda di Alessandro De Pascale, don Grippa: «Sì, anche perché il conflitto infuria. È una zona in cui in teoria non abbiamo accesso, ma senza fare troppo rumore riusciamo ad aiutare, perché di fatto c’è la possibilità di andare. Il numero di birmani che cerca in qualche modo di costruirsi un’abitazione sul territorio tailandese è in crescita. Ma di più non posso dire.

Anche bambini soldato?

«No, i ragazzi che diventano guerriglieri lo fanno una volta diventati maggiorenni».

 

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