
Russia e Ucraina si sono scambiati i prigionieri di guerra minori di 25 anni, come prima attuazione degli accordi presi durante l’ultimo summit di Istanbul. Le due parti dovrebbero portare a termine entro la settimana anche lo scambio delle salme dei militari caduti e di altri (500 per parte) soldati catturati in questi oltre tre anni di conflitto. Ma questi contatti non sembrano favorire vere e proprie aperture sui negoziati. Le posizioni dei due belligeranti rimangono molto distanti e la nuova offensiva russa verso l’oblast di Dnipropetrovsk allarga ulteriormente il divario.
Mosca: «gli accordi raggiunti li rispettiamo sempre, a differenza della parte Ucraina». Da Kiev il presidente Zelensky conferma lo scambio: «I nostri sono a casa. Tra le persone che riportiamo a casa ci sono feriti gravi e persone che hanno meno di 25 anni. Il processo è abbastanza complesso, con molti dettagli sensibili, e i negoziati proseguono praticamente ogni giorno. Contiamo sulla piena attuazione degli accordi umanitari raggiunti durante i colloqui di Istanbul».
Una delle pagine più buie e ripugnanti di questa guerra tra Russia e Ucraina si sta ‘combattendo’ lontano dal fango delle trincee e dalle rotte dei droni, dove pure la battaglia prosegue senza sosta. Ma via Internet, Tv e stampa, con una colossale speculazione sulle salme di tanti poveri soldati caduti in battaglia, denuncia Fulvio Scaglione.
Prima dello scambio di prigionieri, doveva avvenire la restituzione reciproca delle salme dei soldati caduti in battaglia. I russi (scrive InsideOver), disponibili a restituire le salme di 6.000 caduti ucraini, identificati e finora conservati in hangar refrigerati nella regione di Voronezh. Gli ucraini non fecero cifre. Ma lo scambio delle salme non è avvenuto. I russi dicono di essersi presentati per due volte nel luogo dell’incontro: la prima, versione russa, i rappresentanti ucraini non si sono presentati, la seconda hanno ‘rifiutato di ritirare’ i primi 1.212 corpi che i russi avevano portato in una serie di camion-frigorifero.
In Rete anche un video di questi camion. Che gli ucraini l’hanno subito bollato come un falso. Affermazioni contraddette dalle dichiarazioni del deputato ucraino Artem Dmitruk, secondo il quale sarebbe stato Zelensky in persona a ordinare di non ritirare i corpi dei soldati ucraini nello scambio concordato con la Russia a Istanbul. Le tesi dei russi sono, ovviamente, opposte. E ruotano intorno a due argomenti. Il primo è che gli ucraini non avrebbero altrettanti corpi da restituire e quindi, se lo scambio avvenisse, sarebbero costretti ad ammettere, sia pure indirettamente, le maggiori perdite subite.
Recuperare le salme di 6.000 soldati caduti (e identificati) costerebbe allo Stato ucraino 103,6 miliardi di hrivne, pari a 2,5 miliardi di dollari. Secondo la legge ucraina, infatti, ogni famiglia di soldato caduto ha diritto a una compensazione fino a 17,27 milioni di hrivne, ovvero circa 422.800 dollari per caduto. Detto brutalmente: Zelensky non ha questi soldi e non vuole pagare.
Ogni caduto costa quasi ½ milione di dollari
Evgenyj Balitsky, governatore della parte della regione di Zaporižžja controllata dai russi, che ha pubblicato la lista dei nomi dei soldati ucraini caduti in battaglia e conservati negli hangar-frigorifero russi. Si può immaginare lo stato d’animo di migliaia di famiglie ucraine che erano magari attaccate a una residua speranza e l’hanno vista dispersa non da una notifica ufficiale ma da un post di Telegram.