
«La ricchezza non passa dalle invenzioni o dalle scoperte ma dalla vicinanza al potere: Putin insegna. Musk, quando non è sotto l’influenza di varie sostanze allucinogene, dovrebbe ricordare che gli oligarchi russi hanno una certa tendenza a finire male non appena emettono anche un solo sospiro sgradito al Cremlino», ammonisce severo Fabrizio Tonello sul Manifesto. Una analisi sul rapporto tra mass media e politica che pesa venendo dal docente dell’università di Padova, con passaggi a Bologna, Trieste e persino alla Columbia University di New York.
«Tra gli innumerevoli insulti scambiati tra i due mega narcisisti, due sembrano particolarmente rilevanti: Trump ha detto che per diminuire il deficit del governo federale si potrebbe iniziare dal cancellare le centinaia di contratti sottoscritti con Musk. Il sudafricano proprietario della Tesla ha risposto: ‘Trump sarà presidente ancora per tre anni e mezzo, io sarò sulla piazza per altri 40’».
Si tratta di un sistema economico in cui il successo delle imprese dipende in modo determinante dai rapporti privilegiati con il potere politico: il governo favorisce alcuni imprenditori attraverso concessioni, licenze, agevolazioni fiscali, accesso privilegiato al credito, protezione dalla concorrenza e altre forme di sostegno, sempre in cambio di qualcosa. Un esempio per tutti: i 277 milioni di dollari versati da Musk alla campagna elettorale di Trump nel 2024. Col campione del mondo di miliardi che si vanta di aver fatto eleggere ‘The Donald’ presidente e di aver favorito ‘la risicata vittoria dei repubblicani alla Camera’. «In Italia sarebbe una confessione di voto di scambio, che è un reato, ma là nessuno sembra badare a queste ‘piccolezze’».
Nel 2023, l’Economist inseriva gli Stati Uniti al 26° posto nel suo ‘Crony Capitalism Index’, sostenendo che erano relativamente meno esposti alla corruzione rispetto ad altri grandi paesi come la Russia (in testa alla classifica) oppure a paesi piccoli ma dove l’intreccio stato-imprese rimane particolarmente forte (Repubblica Ceca e Singapore). «Ma questo giudizio particolarmente benevolo sembra oggi del tutto superato: siamo nell’era in cui non solo Musk ma anche altri oligarchi come Jeff Bezos e Mark Zuckerberg si sono prosternati ai piedi di Trump», il commento severo di Tonello. Che non si limita ai ‘tecnofeudatari’. «Il presidente fellone non ha esitato a usare i poteri che ha, e anche quelli che non ha, per estorcere sostegno e quattrini a chiunque potesse fornirgliene».
Un esempio chiave è quello dell’intero comparto delle ‘criptovalute’, che hanno sostenuto la rielezione di Trump ottenendone in cambio la rinuncia a qualsiasi forma di regolamentazione. Il che, ovviamente, avvantaggia direttamente la famiglia: Donald, Melania e i figli adulti possiedono e gestiscono direttamente criptovalute e piattaforme crypto, tra cui $WLFI, stablecoin USD1, il memecoin $TRUMP e altre. Bilancio dal 20 gennaio ad oggi: ricavi stimati in oltre 1 miliardo di dollari. E la politica Usa e i suoi numerosi amici europei e di casa Italia che tacciono benevoli. «Trump e Musk competono per denaro e potere in un regime in cui la corruzione è sistemica, non occasionale. I tecnofeudatari di Silicon Valley, come li definisce Yanis Varoufakis, possono arricchirsi solo in assenza di regolamentazioni appropriate, regolamentazioni che non vengono emanate perché il Congresso e la Corte Suprema sono largamente nelle loro mani».
Da tempo, gli analisti politici meno superficiali si chiedevano non se, ma quando sarebbe cominciato lo scontro aperto fra due personalità come quelle del presidente americano e dell’uomo più picco del mondo. Con Musk che insiste ad attaccare l’ex amico alla Casa Bianca ha proseguito: «Senza di me Trump avrebbe perso le elezioni, i Democratici avrebbero controllato la Camera e i Repubblicani sarebbero stati 51-49 al Senato. Che ingratitudine».
Semplici venticelli sgradevoli per Trump, salvo il colpo duro dei soldi per l’ormai imminente campagna elettorale per le elezioni di ‘Midterm’, col rischio alto di perdere la maggioranza a Senato e Camera, e diventare ‘Anatra zoppa’ nelle mani di maggioranze politiche democratiche. Elon Musk ritira la sua offerta di 100 milioni di dollari per finanziare la campagna repubblicana del midterm e minaccia di creare un nuovo partito contro quello repubblicano avventatamente troppo ‘trumpista’.