Cinque secoli fa l’agostiniano Martin Lutero disegna la Germania

Tra il 14 e il 15 maggio 1525, a poca distanza dalla cittadina di Frankenhausen in Turingia, fu combattuta l’ultima battaglia della ‘guerra dei contadini’ seguita alla riforma protestante: gli insorti, guidati dal predicatore Thomas Müntzer, furono massacrati da un esercito di mercenari al soldo dei principi tedeschi.
La rivolta fu fermata e la riforma religiosa proseguì, ma le conseguenze influirono sulla storia politica tedesca anche nei secoli successivi perché l’obbedienza ai sovrani teorizzata da Lutero si affermò come principio mai messo in discussione all’interno di un ordine ritenuto di origine divina.
L’altro aspetto fu l’inizio di un periodo di guerre in Europa, le guerre di religione, che si sarebbe concluso solo più di un secolo dopo con la pace di Westfalia

Martin Lutero, la prima rivoluzione tedesca e le guerre di religione

. Secondo la tradizione – peraltro non confermata in tutti i dettagli da molti storici – il 31 ottobre 1517 il monaco agostiniano Martin Lutero affisse sulla porta del duomo di Wittenberg un documento articolato in 95 tesi che esprimeva un’aspra condanna sulla vendita delle indulgenze: la chiesa di Roma infatti, promettendo ai fedeli una riduzione del periodo da trascorrere in purgatorio, riscuoteva somme ingenti che poi venivano trasferite alla Santa Sede. Bersaglio specifico di queste accuse fu il monaco Johann Teztel, assurto a notorietà per la mancanza di scrupoli con la quale predicava cercando di ottenere denaro a tutti i costi e soprattutto dai più ingenui.
In realtà la vicenda del monaco avido fu solo un casus belli, perché da tempo Lutero, di fronte alla più generale corruzione della chiesa, aveva espresso severi giudizi e proposto una rilettura delle sacre scritture. La curia romana inizialmente non comprese la gravità della situazione e solo nel 1520 mise il monaco agostiniano di fronte alla scelta tra l’abiura e la scomunica. Nel frattempo le idee di Lutero avevano cominciato a riscuotere simpatia tra i sovrani tedeschi e interesse tra gli intellettuali.
Alcuni, come Erasmo da Rotterdam o Melantone, cercarono soluzioni moderate ed equilibrate, ma altri più radicali proclamarono la necessità di una vera propria rivolta. Tuttavia Lutero frenò le tendenze poù oltranziste e proprio nell’aprile 1525, fu diffuso un breve scritto intitolato «Contro le empie e scellerate bande dei contadini» in cui si invitavano apertamente i principi a combattere senza pietà i rivoltosi. Spaventato che le sue idee potessero essere confuse con quelle degli insorti, Lutero reagì ribadendo la subordinazione della chiesa riformata al ‘legittimo’ potere politico come ‘virtù cristiana’, un concetto al quale nei secoli seguenti si fece spesso ricorso e che caratterizzò a lungo la mentalità della Germania.

La rivolta

La condizione dei contadini tedeschi tra la fine del XV secolo e l’inizio del XVI era particolarmente gravosa, sostanzialmente analoga alla servitù della gleba medioevale: mentre nobiltà e clero inoltre non pagavano le tasse, sui contadini pesavano anche diverse imposte locali e altri balzelli, spesso all’origine di numerosi tumulti su scala ridotta. La riforma protestante e i disordini nell’amministrazione in fase di transizione finirono presto per creare le condizioni per una rivolta più vasta che cominciò a divampare dalla Foresta Nera.
Da questo primo focolaio ebbero origine i ‘dodici articoli’, ovvero una sorta di programma politico che tra le altre cose prevedeva l’elezione dei parroci, l’affrancamento dalle servitù feudali, una riduzione dei canoni agricoli e l’abolizione del ‘mortuario’, ossia l’appropriazione da parte del feudatario dei beni dei defunti capifamiglia per riassegnarli a pagamento gli eredi. Nell’estate 1524 il predicatore Thomas Müntzer raggiunse la città di Mülhausen (Turingia) dove iniziò a collaborare con Heinrich Pfeiffer, ex religioso che era diventato il leader dei tessitori cittadini. Fu a questo punto che Müntzer operò una sorta di unificazione dei diversi gruppi di rivoltosi o in procinto di diventarlo.
Le schematiche richieste dei contadini della Foresta Nera furono elaborate anche da un punto di vista concettuale e soprattutto, grazie alla progressiva diffusione di opuscoli o fogli stampati, le nuove istanze si allargarono. Il predicatore, ormai staccato dall’ambiente di Lutero, dei principi e degli intellettuali, diede prova anche di grandi capacità comunicative sintetizzando il programma rivoluzionario nella celebre frase «Omnia sunt communia» (Tutti i beni appartengono a tutti).
I principi tedeschi non rimasero però inattivi: poiché prima dei moti contadini si era combattuta un’altra guerra tra feudatari, non mancavano mercenari disposti ad arruolarsi. Inoltre, dopo la battaglia di Pavia svoltasi nel febbraio 1525 e conclusasi con la sconfitta del re di Francia, dall’Italia erano affluiti lanzichenecchi in cerca di ingaggio a causa della sopspensione della guerra in Italia.

L’estensione e le conseguenze

La guerra dei contadini uscì dai confini della Germania, raggiunse l’Austria e parti dell’Italia settentrionale come il Trentino, dove è ricordata ancora oggi come la ‘guerra rustica’. La figura più nota sul versante meridionale delle Alpi fu quella del tirolese Michael Gaismair, nato a Vipiteno, impiegato dapprima presso la segreteria del principe-vescovo di Bressanone e in seguito come reclutatore di lanzichenecchi per conto del capitano dell’Adige, ovvero il governatore nominato dall’arciduca Ferdinando, fratello di Carlo V, che si occupò degli stati tedeschi prima di salire al trono alla morte del fratello con il nome di Ferdinando I.
Le condizioni dei contadini del Tirolo asburgico non differivano molto da quelle della Germania e anche qui scoppiò una rivolta nel 1525, grossomodo nello stesso periodo della Turingia. Dapprima fu liberato a Bressanone un capo della rivolta in attesa di essere giustiziato e in seguito alla testa di cinquemila contadini Gaismayr saccheggiò la ricca abbazia di Nuovacella. Parecchi mesi dopo, guidando duemila lanzichenecchi, raggiunse il territorio della Serenissima per mettersi al servizio della repubblica ed organizzare un’insurrezione in Tirolo.
A livello europeo alla contesa tra la Francia e impero, combattuta anche in Italia, si aggiunse l’elemento religioso a complicare la situazione. Durante il ‘sacco di Roma’ (1527) avvenne che il cattolicissimo Carlo V, sacro romano imperatore, dopo aver occupato la città sede del papa, lo costringesse a rimanere chiuso a Castel Sant’Angelo, mentre i lanzichenecchi – in maggior parte di fede luterana – saccheggiavano, stupravano e devastavano senza freno.
Seguirono lotte religiose anche in Francia dove intorno al 1540 circa un ottavo della popolazione aveva abbracciato la nuova fede protestante: il culmine si raggiunse nel 1572, quando in una sola notte – passata alla storia come ‘notte di san Bartolomeo’ tra il 23 e il 24 agosto – furono massacrati migliaia di riformati. Solo dopo la conclusione della guerra dei Trent’Anni che devastò la Germania fino al 1648, l’Europa uscì dall’incubo delle ‘guerre di religione’.

Condividi:
Altri Articoli
Remocontro