
Così si normalizza, e si legittima, uno dei più grandi programmi di concentrazione di ricchezza e di creazione di diseguaglianza economica. Perciò è necessario fare luce sugli elementi dell’attualità economica spesso e deliberatamente esclusi dalla narrativa di quella che è una vera controriforma economica che ha l’obbiettivo di creare un nuovo sistema al servizio di una crescente classe di super-ricchi e smantellare lo Stato sociale.
Se osserviamo più da vicino, al riparo dalle cannonate mediatiche, i segnali che emergono dalla quotidianità dei mercati finanziari possiamo notare che i maggiori ostacoli al disegno di Trump & Co. risiedono proprio all’interno del mercato stesso, a conferma di una contraddizione intrinseca a questo sistema economico di cui gli Stati Uniti rappresentano il modello.
Non bisogna perdere di vista il centro della strategia, rappresentato dalla la principale leva della ricchezza: il debito pubblico americano. In queste ore, per la prima volta, gli Stati Uniti hanno visto declassare il proprio debito da Moody, l’agenzia che classifica le economie mondiali. Persa la prestigiosa tripla A, la nuova A+ riflette l’aumento del rischio per le finanze pubbliche Usa. I rendimenti dei Treasury a 10 anni, l’ossigeno che tiene in vita il debito, hanno oscillato per l’intera settimana sul livello di guardia del 4,5%.
I flussi non sono mossi come in precedenza dai detentori esteri, in particolare Giappone e Cina, bensì si riferiscono all’incertezza sullo Spending Bill, ovvero la legge finanziaria che il governo dovrà presentare al Congresso. Si tratta di confermare l’abbassamento delle tasse alle imprese dal 35% al 21% e l’aliquota massima per le persone fisiche dal 39% al 36% che Trump aveva già proposto durante il suo primo mandato nel 2017.
Come in tutte le leggi finanziarie è necessario trovare le coperture per finanziare questo taglio fiscale destinato alle fasce più ricche. Di aumentare il debito non se ne parla. Ed ecco che tornano le voci sul taglio all’assistenza pubblica e in particolare ai sussidi per gli acquisti di alimentari per 41 milioni di americani non abbienti. Reuters segnala che la richiesta del taglio potrebbe avvenire sotto forma di riduzione sugli alimenti ritenuti dannosi alla salute (soda, energy drinks e altri). Altre risorse potrebbero arrivare dai tagli al Medicaid, l’assistenza sanitaria di base per i redditi più bassi.
Un cavallo di battaglia del programma elettorale di Trump che, come indica Nbc News, il presidente della Camera Mike Johnson, repubblicano della Louisiana, sta mediando persino con i repubblicani degli Stati democratici che temono di perdere consensi. Ma questa foresta di Sherwood alla rovescia dove si vuole togliere ai poveri per dare ai ricchi, non piace ai mercati finanziari. Le tensioni all’interno dello stesso partito repubblicano sono segnali di instabilità e così i Treasury, e il loro tasso, non navigano in acque tranquille.
Altra notizia preoccupante per i mercati arriva dalla più grande catena di commercio al dettaglio, i famosi magazzini Walmart. L’annuncio che sono pronti i nuovi listini con i prezzi maggiorati, a causa dei dazi, ha scatenato timori sull’inflazione. Il think tank economico Liberty Street Economics ha svolto un’indagine sull’aumento dei ritardi sui termini di pagamento delle carte di credito e ne ha rilevato un record di aumenti. Anche i prestiti per gli studenti, i diffusi student loan, indicano ritardi nei rimborsi. Un’altra evidenza che il credito privato inizia ad essere in difficoltà.
Dopo l’inciampo dazi, lo sconto ai miliardari?
Grattare il barile dei tagli alla spesa non presenta altri margini. Per gestire un budget di finanza pubblica con queste riduzioni delle tasse si ritorna quindi al debito, la strada più breve per gestire un livello di vita al di sopra delle proprie possibilità. Ma è anche la strada più pericolosa. Perché l’avversario più spietato alla politica economica dei super ricchi saranno i Treasury.
Così come hanno costretto alla retromarcia sui dazi, potrebbero di nuovo infiammarsi dinnanzi allo sforamento di un budget che sempre più osservatori economici insistono a definire «disastroso».
Al racconto sul nuovo ordine economico stabilito dall’America di Trump mancano ancora parecchi capitoli.