
Merz riceve la nomina a Cancelliere dal Presidente
Der Spiegel, quasi scandalizzato, scrive: «Merz avrebbe dovuto inaugurare un cambiamento di politica e riportare il Paese sulla retta via. Mercoledì (oggi) ha in programma di volare a Parigi e Varsavia per inviare un segnale di unità europea. Ma dopo la sconfitta al primo turno delle votazioni, si sente profondamente ferito e umiliato, prima ancora che il suo mandato abbia inizio. In un certo senso, il primo fallimento, però, non è solo una macchia, ma va considerato anche un pesante avvertimento». Le analisi degli specialisti si sprecano, e le preoccupazioni sull’immediato futuro della Germania crescono a dismisura. Merz è stato tradito da ben 18 franchi tiratori. Al secondo turno, dopo un tourbillon di incontri, ‘colloqui persuasivi’ e quant’altro, finalmente l’elezione ‘di riparazione’. Ma, per ottenere il via libera per indire la seconda votazione, Merz ha dovuto addirittura bussare alla porta della Linke (la Sinistra). Così ha raggiunto i 325 voti, anche se il difficile viene adesso.
Alle recenti elezioni, i socialdemocratici hanno subito un brusco arretramento, mentre i guadagni del centro-destra sono stati inferiori al previsto. Gli unici a cantare vittoria sono rimasti gli estremisti (nazional-populisti) di AfD. Così, l’unica formula di governo possibile è stata proprio quella di un’alleanza (abbastanza forzata) tra i cristiano-democratici e la Spd. Quindi, se si vogliono capire le origini dell’attuale catastrofe politica tedesca, bisogna solo andare a leggere le 146 pagine di «Responsabilità per la Germania», il documento di compromesso programmatico firmato il mese scorso dagli ‘alleati per forza’, per chiudere di gran corsa l’accordo di Grosse Koalition. I motivi? Due sostanzialmente: in primo luogo, l’economia che sta andando molto male, con una crisi strutturale dell’export indotta anche dalla complessità della situazione geopolitica internazionale.
Una sorta di ‘tempesta perfetta’ che ha colpito duramente la Germania, sovrapponendo le spinte depressive della pandemia, della caduta della domanda internazionale, della guerra in Ucraina (con le sanzioni alla Russia) e del costo dell’energia. A cui si sono aggiunti, spinti da un’inflazione devastante a livello planetario, anche i rialzi delle materie prime e dei semilavorati ad alto valore aggiunto. La corsa alla transizione verde imposta da Bruxelles, lodevole nelle finalità ma sbagliata nei tempi, ha poi finito di mettere in ginocchio interi settori industriali. Con ricadute significative anche sul versante dell’agricoltura. La risposta del governo Scholz è stata debole e sicuramente confusa, perché è rimasta ancorata alla vecchia nozione del ‘freno del debito’. Un socialista, insomma, che faceva ‘public choice’, la scelta pubblica’ con una visione monetarista, evitando accuratamente qualsiasi politica di ‘deficit spending’, di fare debiti.
Con queste premesse, Alternative fur Deutschland, dopo il boom alle elezioni nazionali dello scorso febbraio, continua a lievitare nei sondaggi in maniera scioccante. Secondo gli ultimi ‘polls’, questo partito è diventato una specie di aspirapolvere, che risucchia rabbia popolare, consensi e proteste, ma anche tanta delusione da parte di moltissimi elettori che prima votavano per i partiti tradizionali. Quella tedesca è dunque una ‘crisi di sistema’, che coinvolge il modo stesso di fare politica dei partiti tradizionali. Il disagio sociale è dilagante e le risposte della politica arrivano tardi. O non arrivano affatto. Der Spiegel fa una riflessione che non si ferma alle attuali schermaglie parlamentari, ma guarda più lontano, alle possibilità, cioè, che una ‘governance spuria’ come quella di una Grande coalizione possa dare risposte specifiche efficaci. Senza contraddizioni. E qui torniamo alla chiave di lettura dell’incidente di percorso avuto da Merz al Bundestag.
Dalla riflessione che fa Der Spiegel potrebbe essere l’ala sinistra dei socialdemocratici. Attenzione: una valutazione che non riguarda solo la necessaria vaghezza del programma di coalizione, ma anche eventuali inimicizie personali. Le tensioni tra i leader sono latenti, anche se vengono colte da tutti. Nella Spd, per esempio, esiste l’opposizione interna che si aggira tra il 15 e il 20% e che non vede di buon occhio il Presidente, Lars Klingbeil. La fronda è soprattutto contro di lui? Potrebbe trattarsi di un avviso a non superare troppe linee rosse, segnate sul programma di ‘Responsabilità’. In definitiva, a prima vista gli obiettivi, che dovranno fare i conti con l’andamento generale dell’economia, sono fissati con una filosofia ‘cerchiobottista’, dove convivono il desiderio di tagli alla spesa pubblica e quello di sostegno al welfare.
Der Spiegel non fa sconti e giudica con estrema durezza gli avvenimenti politici di ieri al Bundestag parlando di «Germania nel caos». Un consiglio a Herr Kanzler Merz: prima di festeggiare il voto del Bundestag, aspetti quello dei mercati. E quelli non accettano ‘consigli’.