
Canaletto – The Church of S. Giorgio Maggiore, Venice, with sandalos and gondolas. Date: c. 1748.
Umiliato e prigioniero del Direttorio dopo l’occupazione di Roma da parte dei francesi, papa Pio VI, al secolo Giovanni Angelo Braschi, morì a Valenza in Francia il 29 agosto 1799: poiché dietro la sua detenzione probabilmente si nascondeva anche il tentativo ordito dall’ex vescovo francese Talleyrand di suscitare uno scisma nella chiesa cattolica, la scelta di un nuovo papa si rivelava sempre più urgente. Inoltre, poiché due anni prima Bonaparte aveva ceduto all’Austria le repubblica di Venezia, quel lembo di territorio al momento sembrava il più sicuro per indire un conclave, dato che numerosi prelati si erano già rifugiati sulle sponde della laguna per evitare le rivoluzioni.
Ufficialmente il conclave ebbe inizio il 1° dicembre, all’interno del monastero benedettino dell’isola di San Giorgio Maggiore, e si protrasse fino al 14 marzo 1800, sotto la protezione – e il generoso sostegno economico – dell’imperatore d’Austria Francesco che sperava anche nell’elezione di un proprio candidato. In realtà le cose andarono un po’ diversamente: nonostante all’inizio del 1799 il cardinale napoletano Fabrizio Ruffo si fosse messo alla testa dell’insurrezione che aveva rovesciato la Repubblica partenopea filo francese e restaurato i Borboni, il suo intuito sul cambiamento dei tempi – o meglio sulla necessità di coesistere comunque colle nuove idee – gli suggerì di proporre al soglio il vescovo di Imola Gregorio Barnaba Chiaramonti che, pur con grandi cautele, aveva auspicato un accordo tra «la libertà cara a Dio ed agli uomini», allusione vaga finchè si vuole, ma che in quel contesto valeva una dichiarazione programmatica.
Lo stesso Ruffo del resto, nel 1806, finì realisticamente per accettare che Giuseppe Bonaparte, fratello di Napoleone si insediasse sul trono di Napoli.
La prima preoccupazione di Pio VII fu rivolta allo stato in cui versava il clero francese, impoverito dalla nazionalizzazione dei beni ecclesiastici e soprattutto minato da correnti che rivendicavano l’autonomia nazionale rispetto il governo della Chiesa o perfino la fine del celibato dei religiosi. La soluzione fu un concordato stipulato nel 1801, cui seguì un periodo di relativa tranquillità culminato nell’incoronazione imperiale officiata a Notre Dame dallo stesso pontefice che si trattenne per quattro mesi a Parigi nel 1804, riscuotendo però anche acclamazioni popolari che non mancarono di infastidire Napoleone.
A rompere l’idillio fu tuttavia l’imperatore dei francesi, che aveva pressato la Santa Sede per ottenere l’annullamento del matrimonio del fratello Girolamo: ad un certo punto la tensione fu tale che Roma fu occupata una seconda volta dalle truppe francesi del generale Miollis che presero ‘in custodia’ il papa trasferendolo dopo un viaggio tortuoso a Savona dove rimase per tre anni prima di essere trasferito a Fontainebleau.
Nel corso del soggiorno a Savona fu nel frattempo stipulato un secondo concordato con la Francia al quale comprensibilmente Pio VII stentava però ad aderire; a visitarlo nella città ligure e a convincerlo fu nuovamente il cardinale Ruffo, che nel frattempo nel regno di Napoli si era mosso abilmente tra Napoleone e i Borboni ottenendo vari riconoscimenti. Quando però Ruffo tornò a Roma – che anche senza papa continuava ad essere la Santa sede – incontrò una certa freddezza sia nella popolazione che nel Sacro Collegio.
Perdonato dal papa Pio VII alla fine della bufera napoleonica, visse fino al 1827, facendo in tempo ad assistere ai moti carbonari del 1821 a Napoli e a partecipare al conclave del 1823 nel quale fu eletto Leone XII.
Proprio negli anni più agitati delle guerre napoleoniche, negli eventi legati al conclave del 1799, comparve per la prima volta la figura di un prelato veneto, già autore di numerosi scritti contro i ‘novatori’ e destinato anche lui a salire sul trono di Pietro nel 1831. Memore e timoroso di quanto era accaduto ai suoi predecessori, Gregorio XVI, al secolo Bartolomeo Alberto Cappellari, fu tenace avversario delle idee ultramontane e di ogni rinnovamento.
Sebbene ormai sia accertato che non espresse la sua contrarietà anche nei confronti delle ferrovie nella celebre frase «Chemin de fer, chemin d’enfer» (strada ferrata, strada per l’inferno), resta il fatto che durante il suo pontificato non ne furono costruite. Molto discussa fu anche la richiesta all’Austria di inviare truppe dal Lombardo-Veneto per reprimere duramente i moti in Emilia-Romagna.
Alla sua morte il conclave che si tenne al palazzo del Quirinale fu relativamente rapido: in quattro scrutini che si svolsero tra il 15 e il 16 giugno 1846 fu eletto Giovanni Maria Mastai Ferretti, all’epoca vescovo di Imola come lo era stato un suo predecessore. Poiché l’elezione si era verificata ad una ora tarda, si diffuse la notizia che invece il prescelto era stato il suo avversario cardinale Gizzi provocando un certo tumulto.
Il pontificato di Pio IX durò più di trent’anni – ancora oggi il più duraturo della storia della Chiesa –, ma dopo una fase iniziale di apertura al passo coi tempi, quanto mai necessaria dopo l’oscurantismo di papa Gregorio XVI, la dura prova delle rivoluzioni europee del 1848 ne cambiò radicalmente l’orientamento.