La crisi energetica in Spagna e Portogallo rilancia la questione nucleare

Il blackout che ha colpito la Spagna ha riportato la questione energetica alla sua centralità in termini di sicurezza, ma anche economici. Un premonitore dossier di Foreign Affairs segnala la posta in gioco che il settore dell’energia nucleare rappresenta nell’economia globale e come determinerà le forme di potere per i decenni a venire. Energia nucleare e le sue scorie che l’Italia non ha ancora risolto da decenni.

Centrale nucleare cinese

Il consumo energetico industriale

La produzione industriale nel 2022 ha assorbito il 37% del fabbisogno mondiale di energia. La domanda globale di elettricità crescerà a un tasso annuo di circa il 4% nei prossimi anni e si stima che il cosiddetto Global South, gli ex paesi in via di sviluppo, rappresenterà l’85% di questa nuova domanda. Oltre il 60% dell’elettricità generata nel 2023 è stata prodotta da combustibili fossili, nonostante l’enorme sviluppo di fonti di energia rinnovabile in tutte le principali economie. Secondo i dati del think tank Ember, quest’anno le principali economie manifatturiere ed esportatrici hanno ricavato ben oltre la metà della loro elettricità da combustibili fossili, tra cui Stati Uniti (59%), Cina (65%), India (75%), Giappone (63%), Europa (60%). Il gas naturale rappresenta la seconda quota maggiore della produzione di elettricità a livello mondiale, con circa il 22,6%. L’energia nucleare il 9%.

‘Foreign Affairs’

Il rapporto di Foreign Affairs evidenzia che per la maggior parte dei Paesi, i fossili rappresentano un ostacolo geopolitico, ancor prima che una fonte in esaurimento e un danno per l’ambiente. Le rinnovabili non coprono a sufficienza il fabbisogno. Eurostat indica per ‘Europa una copertura di rinnovabili del 45% contro un 9% degli Stati Uniti. Motivo per cui il grande gioco dell’indipendenza energetica e del suo costo è oramai incentrato su di un’altra fonte energetica in rapido sviluppo: il nucleare. Il nucleare è stato a lungo considerato rischioso a causa di gravi incidenti e questo ne ha ostacolato l’adozione su larga scala in Occidente. Fino agli anni ’70 Stati Uniti e Francia, dominavano lo sviluppo della tecnologia nucleare. L’opposizione dell’opinione pubblica ai rischi per la sicurezza, l’aumento dei costi e le barriere normative hanno diminuito l’utilizzo del nucleare. Dal 16,7% del 1997 all’attuale 9%.

Primato di Cina e Russia

Negli ultimi trent’anni il comando della produzione mondiale è passato a Cina e Russia. Oggi sono questi due Paesi che esportano tecnologia nucleare e costruiscono centrali in tutte le economie del Sud del mondo (Brics. Global South). Foreign Affairs indica nella Russia il leader mondiale nella costruzione di centrali nucleari. La sua società statale per l’energia nucleare, Rosatom, sta costruendo sei nuovi reattori nazionali e sta contribuendo alla costruzione di 19 reattori in sei paesi stranieri. Nell’ultimo decennio Usa ed Europa hanno ripreso la ricerca sulla produzione di energia nucleare grazie allo sviluppo dei piccoli reattori modulari SMR. Rispetto ai tradizionali grandi reattori, gli SMR possono essere installati rapidamente in aree prive di una rete elettrica resiliente e il loro design modulare li rende più convenienti.

I Grandi reattori di Cina e Russia

Nel frattempo, la Cina ha firmato contratti per contribuire alla costruzione di nove reattori in quattro paesi, mantenendo al contempo un tasso di espansione senza precedenti del suo settore nucleare nazionale. Per raggiungere gli obiettivi nucleari di Pechino, l’Energy Research Institute, la Commissione nazionale cinese per lo sviluppo e le riforme ha stimato che la Cina farà investimenti per oltre 1,3 trilioni di dollari entro il 2050. In genere, la maggior parte dei progetti cinesi sono garantiti da prestiti statali a tassi di interesse a partire dall’1,4%, significativamente inferiori alle medie globali del project financing di Ue e Usa. Anche la Russia ha impegnato più di 26 miliardi di dollari in progetti nucleari nazionali e offre pacchetti di finanziamento delle esportazioni. Sia la China National Nuclear Corporation che Rosatom spesso coprono fino all’85% dei costi di un progetto all’estero sotto forma di prestiti con tassi di interesse agevolati.

Il nucleare con minori ostacoli

L’assenza di un’opposizione critica all’uso del nucleare sia sul fronte scientifico-ambientalista che della società civile ha permesso fin qui il rapido sviluppo e oggi consente la programmazione e il controllo di una strategia di indipendenza energetica a bassi costi. L’esportazione di tecnologia del settore nucleare nelle economie di Brics e Global South consente, inoltre, di vincolare e controllare sistemi produttivi. In questo modo la corsa al nucleare sta diventando sia per la Russia che per la Cina la grande occasione di ridisegnare le forme del potere del prossimo futuro.

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