ReArm Deutschland: una teoria molto alternativa

«Dai treni ai carri armati: il riarmo della Germania segna la sua svolta industriale. La spinta ad aumentare la produzione di difesa offre un barlume di speranza ai lavoratori, che stanno affrontando la perdita di posti di lavoro nel settore manifatturiero». Non è una diagnosi, ma una sentenza, senza appello, emessa proprio ieri dall’austero e prestigioso Financial Times, che non ha mai fatto sconti a nessuno.

Ancora Financial Times

«La Germania ha rivisto al ribasso le sue previsioni di crescita (sarà zero) per quest’anno, poiché il suo settore manifatturiero, dipendente dalle esportazioni, è destinato a subire un colpo dalle guerre commerciali del Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. La stima di giovedì del governo tedesco – aggiunge il FT – è stata confrontata con la precedente previsione di un aumento dello 0,3% del Pil per il 2025. L’ economia del Paese, la più grande d’Europa, sta attraversando la crisi più prolungata della sua storia postbellica. Il Pil si è contratto dello 0,2% lo scorso anno e dello 0,3% nel 2023». Insomma, i fatti confermano, in maniera inequivocabile, il modello interpretativo alla base di ‘ReArm Europe’ che Remocontro ha ipotizzato fin dall’inizio.

Pandemia e Ucraina

Una sorta di teorema che lega «esternalità» come la pandemia e la guerra in Ucraina, a fattori più specificamente interni (crisi del sistema politico, avanzata dei ‘populismi’ e incapacità di gestire correttamente i tempi della transizione energetica. Dunque, in discussione c’è la scelta di chi ha preso la scorciatoia del ‘deficit-spending’, cioè l’indebitamento, per mettere una pezza al crescente disagio economico, che si ripercuote immediatamente sulla qualità della vita. Tra le varie opzioni, a Berlino ha vinto quella di privilegiare il sostegno al complesso militare-industriale. Si tratta di un settore ad altissimo valore aggiunto, che può essere subito rianimato, trasformando gli impianti metalmeccanici fermi dopo la ‘rivoluzione verde’. I mille miliardi della legge speciale (la metà dovrebbe essere spesa in infrastrutture) serviranno a riassorbire disoccupati e a stoppare il malcontento popolare e a frenare (molto parzialmente) la recessione. Impresa, quest’ultima, che appare in questo momento, disperata, visto che il Pil sembra già congelato.

Equilibri commerciali e geopolitici

Se non si trova un riassetto degli equilibri internazionali, non solo commerciali ma anche geopolitici, gli indicatori non potranno che peggiorare. Quindi: come giustificare una spesa militare così mastodontica, con un Paese in recessione da 3 anni e con alcuni servizi pubblici che cadono a pezzi? Con la guerra, è ovvio (e per chi ci crede). Così, prima dei treni in orario e degli ospedali del tempo che fu, vengono i missili e i carrarmati. «Per difendersi da Putin». Che – aggiungiamo noi – non essendo riuscito ad avanzare di 30 km. in un anno, adesso, improvvisamente, ne dovrebbe fare 3 mila in un mese. Prodigi pubblicitari del capitalismo delle ferriere. Comunque sia, nell’attuale ‘Grosse koalition Cdu-Csu e SPD’, si tende ad attribuire ai dazi di Trump un’influenza nefasta sull’export tedesco. E dietro le dichiarazioni di facciata, aumentano le preoccupazioni. «Friedrich Merz, che il mese prossimo sarà eletto Cancelliere – scrive il Financial Times – ha promesso di rilanciare l’economia con una maggiore spesa finanziata dal debito per infrastrutture e difesa, nonché con sussidi fiscali per investimenti e deregolamentazione».

Il Fondo Monetario scoraggia

Secondo molti analisti, non basterà nel breve periodo, come ha anche confermato il Fondo monetario internazionale, che ha previsto una crescita pari a zero per il Paese. Se però l’economia tedesca si ferma, nonostante lo ‘spretato Merz’ (in senso di teoria finanziaria) abbia abbracciato la dottrina dell’indebitamento (e il possibile rialzo dell’inflazione), allora i rischi per il blocco politico ora al potere aumentano. Rischi elettorali, è chiaro, ma assolutamente da non sottovalutare, perché un sondaggio Ipsos, pubblicato di recente, ha mostrato che il sostegno all’AfD  (Alternative fur Deutschland) ha superato per la prima volta quello della CDU, con il consenso dell’AfD che ha raggiunto il 25% e quello della CDU che è sceso al 24%, in calo di oltre quattro punti rispetto al risultato elettorale. Mancano, aggiungiamo noi, i dati disaggregati su scala regionale. Ma è presumibile che una media ponderata di questo tipo indichi spostamenti ancora più significativi verso AfD nei Laender orientali, specie Sassonia e Turingia, dove i populisti erano già fortissimi. Ecco, allora, scattare l’emergenza sociale che scuote il mondo politico.

Emergenza sociale

La risposta? La paura dell’invasione di Putin, a fronte della quale il potere può invocare tutte le emergenze che le fanno comodo. L’esempio finale (che non ammette repliche) lo fornisce lo stesso Financial Times: «Per tre generazioni, i Liebig si sono guadagnati da vivere costruendo vagoni ferroviari a due piani nella città tedesca più orientale, Görlitz. Ma chi verrà dopo Carsten Liebig ora costruirà armi, non treni.

A partire dall’anno prossimo, la fabbrica di treni di Görlitz, vecchia di 176 anni, inizierà a produrre componenti per i carri armati da combattimento Leopard II e per i veicoli da combattimento della fanteria Puma. Questo, dopo che l’appaltatore della difesa KNDS è intervenuto alla fine dell’anno scorso, per rilevare il sito che il produttore di treni Alstom aveva deciso di chiudere. Come molti produttori dell’Europa occidentale, Alstom ha chiuso lo stabilimento nell’ambito di un più ampio piano di riduzione dei costi, tramite il trasferimento della produzione in Paesi con salari più bassi». Un’altra guerra, insomma. A chi paga di meno.

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AVEVAMO DETTO

https://www.remocontro.it/2025/04/04/germania-se-trump-costa-quasi-piu-del-riarmo/

https://www.remocontro.it/2025/03/28/super-riarmo-tedesco-la-germania-e-tornata-e-lafd/

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