Sì all’invito di Trump in Italia per «incontrare anche l’Europa»

Meloni a Washington. Trump è largo di manica nei complimenti, ma vago sui fatti. Giorgia Meloni porta a casa solo la promessa del padrone di casa di visitare in data incerta l’Italia. E potrebbe ‘forse’ essere l’occasione per un vertice con l’Europa, «utile anche per provare a sciogliere il nodo dei dazi». Su cui Trump non dice però una parola.

Un viaggio della speranza

Il capitolo dazi non va oltre l’invito a Roma e già dalla Casa Bianca avevano fatto sapere che si sarebbe parlato soprattutto d’altro. Non di Starlink, perché nella delegazione Usa mancava proprio Musk. C’era in compenso il vice JD Vance, con le valige già pronte per sbarcare oggi a Roma e rivedere la premier in una semplice visita di cortesia. Ma si è parlato della conquista Marte in cooperazione e di Difesa. «L’italiana porta in dote la promessa di annunciare al prossimo vertice Nato l’innalzamento della spesa militare per l’Alleanza al 2% del Pil». Segnala Andrea Colombo, ma per Donald «Non è mai troppo». Meloni promette invece l’acquisto di gas liquido americano, capitolo importante per il mercante della Casa Bianca, e 10 miliardi di investimenti italiani negli Usa. Trump si accontenta. La premier è alle stelle. Considera l’incontro un successone pieno e se la valutazione è esagerata in termini di risultati effettivi, purtroppo non lo è affatto dal punto di vista politico.

Ora gli applausi della platea

Considerazione politica italiana: la premier non torna trionfante anche se così la rivenderà. Ma -va detto-, neppure sconfitta. Elogi sperticati di Donald Trump. Profilo basso di Giorgia Meloni, ma finalizzato a incassare un risultato che forse era già pre-concordato. Non c’è il clima ostico degli incontri con Macron e Starmer. Durante il vertice a porte chiuse, Trump le conferma che accetta l’invito. Tocca poi alla premier italiano confermarlo a fine bilaterale, davanti al caminetto dello Studio Ovale. Lì però si comprende anche quanto sia costato a Roma il sì all’invito, con quel 2% di Pil, l’acquisto del costoso gas americano e ipotetici 10 miliardi di imprese italiane negli Usa.

Ucraina, ma molto poco

Nel l tradizionale scambio di battute nello Studio Ovale in presenza dei cronisti compare anche l’Ucraina. Meloni: «L’invasore per me è la Russia, anche se oggi quello che rivela è lo sforzo comune per la pace». Trump concede ma insiste: «Non penso che Zelensky sia il responsabile della guerra ma non sono un suo fan, non ha fatto un buon lavoro». Poi annuncia «notizie tra pochi giorni dalla Russia», annota Marco Iasevoli su Avvenire. La premier poi ha fatto immediato ritorno in Italia perché deve presenziare all’incontro a Roma con il vicepresidente Usa J.D. Vance e i due vicepremier Tajani e Salvini. Tempesta d’ingegni.

Ma l’America come ci racconta?

I giornalisti americani, pochissimo interessati all’ospite leader di un Paese di limitata importanza, mentre andava un scena uno spettacolo accuratamente preparato. L’effetto è stato quello di battute preparate per una rappresentazione pubblica con scarsa attinenza al caos globale innescato dalle montagne russe dei dazi su cui Donald Trump ha caricato a forza i mercati internazionali, l’analisi di Luca Celada sul manifesto.

La premier che i giornali americani hanno battezzato «la donna che sussurrava a Trump» ha fatto del suo meglio per aderire al copione e incarnare il personaggio assegnatogli dalla stampa di casa, ovvero rappresentante sì dell’Italia, ma inviata speciale in realtà dell’Europa intera che l’ha selezionata come arma segreta per deflettere il ricatto di Trump.

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