
È impensabile per i comuni mortali la quantità di denaro che ogni giorno a livello privato viene investito. I primi dieci fondi del pianeta detengono quasi 50mila miliardi di dollari e due soli di essi – BlackRock e Vanguard – ne gestiscono quasi la metà. In pratica, due soli fondi gestiscono un valore pari ad un quinto dell’intero Pil mondiale. I nomi degli altri big sono noti anche ai piccoli investitori che transitano per le filiali bancarie e postali con tagli d’investimento anche minimi per le gestioni patrimoniali: Amundi, Money Farm, Franklin Templeton, eccetera. Da lì si può salire al mercato del private banking se avete risparmi superiori al milione di euro. Poi ci sono i fondi sovrani, di cui i due più grandi sono il Fondo norvegese e il Fondo cinese, superano di poco i 2.000 miliardi di dollari. E poi il Qatar, Singapore, Indonesia e via investendo.
I missili tariffari lanciati da Trump stanno già producendo ingenti perdite dei mercati azionari e i primi movimenti valutari. Un danno sicuramente calcolato e ‘voluto dagli aggressori per costringere alla resa le economie nemiche’, per restare al vocabolario trumpiano, e trattare nuove condizioni commerciali favorevoli agli Stati Uniti nel giro di qualche mese. Pensate però di presentarvi da un consulente finanziario con un paio di milioni di dollari in contanti ricevuti in eredità da uno zio d’America. Ebbene, ecco cosa vi diranno nella maggior parte: «Non siamo ancora riusciti a capire che metodo astruso hanno usato per calcolare i dazi, ma ciò che è certo è che la media del dazio sulle importazioni di merci estere in Usa si attesta al 29% . Questo valore tariffario avrà un impatto sulle merci di circa il 10% di aumento dei prezzi».
«Il rallentamento della crescita costringerà la banca centrale, la Fed, ad abbassare i tassi anche a fronte di un aumento dell’inflazione. Il dollaro, la valuta più sopravvalutata degli ultimi 30 anni, continuerà ad indebolirsi. Gli americani hanno ancora la più grande economia del mondo, ma la possibilità che qualcosa vada storto negli Stati Uniti nei prossimi anni è aumentata». Fatta questa analisi sommaria, il consulente finanziario ripeterà la parola d’ordine ricevuta dai propri amministratori: rebalance, ribilanciamento, perché i portafogli dei fondi sono posizionati sul mercato americano in media per circa un 60-70% del totale. Oggi è diventato troppo rischioso. «L’obbiettivo del nostro fondo – dirà il consulente – è di ridurre l’exposure agli Usa. Esporsi meno quindi in tutte le forme cosiddette di credito privato e di equity, cioè di partecipazione all’andamento economico collegato al mercato americano». Dovremmo quindi ridurre anche esposizione al debito americano“. Dove si dirige quindi il fiume?
L’Europa degli armamenti sta riscuotendo successo nelle analisi, anche se non ancora in borsa. Soprattutto il piano tedesco perché è fondato su una base industriale avanzata tecnologicamente e adeguata nei sistemi sia di governance che di rapporti sindacali. La Bce ha previsto un ulteriore ribasso dei tassi. In Europa c’è meno crescita che negli Usa, ma anche meno bolla e meno rischi. Le banche sono solide. Nota a margine, ma estremamente favorevole agli investimenti: le recenti pressioni sulla Commissione di Bruxelles hanno aiutato a tagliare un po’ di burocrazia. Quindi, il piano di riarmo europeo è al centro dell’interesse dei grandi investitori internazionali, tutti sottoposti a cura dimagrante del proprio portafoglio pieno di grassi saturi americani. Lo spirito predatorio del grande investitore può portare anche ad auspicare che i danni che le borse europee stanno subendo in queste ore possano accelerare il processo.
E la Cina? Da osservare con grande attenzione. Se Xi decide di concedere un po’ di libertà economica allora il grande fiume degli investimenti internazionali potrebbe aumentare il suo flusso anche verso la terra del Dragone. I recenti avvicinamenti con Giappone e Corea portano la diversificazione valutaria verso lo Yen giapponese. Ma se l’Europa tedesca promette un rilancio e la Cina promette anch’essa delle aperture, resta solo una certezza per bilanciare il 5-10% del portafoglio: l’oro, il safe heaven, il paradiso della sicurezza che è l’unica valuta che negli ultimi 100 anni si è apprezzata su tutte le altre valute di carta. Così va il fiume, anzi, il mondo.