
La leader dell’ultradestra ha partecipato a «un sistema per dirottare i fondi dell’Europarlamento, destinati normalmente alle attività in aula, verso il finanziamento del partito». Processo e sentenza. Quattro anni di carcere per aver frode, con la condizionale. Ma soprattutto: cinque anni d’ineleggibilità, la ghigliottina sul sogno di portare, da donna, l’ultradestra all’Eliseo. A meno che non venga accolta la richiesta di un appello-lampo per ‘cancellare’ le ricadute politiche. Una via giudiziaria difficile da percorrere, mentre quella politica è già iniziata: «Sentenza politica», grida Le Pen seguita da altri camerati tra Europa e America.
La lunga corsa politica della 56enne Marine Le Pen, leader dei nazionalisti francesi, si è davvero chiusa lunedì, in un’aula del tribunale di primo grado? si chiede Daniele Zappalà su Avvenire. Da tempo in testa nei sondaggi, Marine Le Pen, dopo tre campagne presidenziali, due perse al ballottaggio contro Macron, credeva vicina la vittoria. Una Francia segnata dal declino che coinvolge tutti gli altri poli politici, compresi i sempre più incerti sostenitori del presidente Macron, senza un erede. Con il governo barcollante del centrista François Bayrou che ieri si è semplicemente detto «colpito dalla sentenza». Il presidente del Rassemblement National, Jordan Bardella, parla di «democrazia francese giustiziata», promette un «mobilitazione popolare», segnala Anna Maria Merlo da Parigi sul Manifesto.
Marine Le Pen condannata a 4 anni di carcere – 2 con la condizionale e gli altri due con braccialetto elettronico – e 100mila euro di multa, entrambe sospese in attesa del processo in appello. Ma è la terza parte della sentenza che sta suscitando il polverone: la condanna a 5 anni di ineleggibilità, con «esecuzione provvisoria immediata», cioè dove l’appello non è sospensivo e non c’è possibilità di ricorso, in conformità con la legge ‘Sapin 2 anticorruzione’ fatta votare nel 2016. Marine Le Pen è esclusa dalla corsa all’Eliseo nel 2027, anche se tecnicamente la sentenza di appello, se arriva in tempo ed è di assoluzione o almeno non contempla l’ineleggibilità prima del terzo grado (Cassazione), potrebbe riaprirle la strada.
Scatenata a favore di Le Pen tutta la destra sovranista europea. A caldo, il premier ungherese Viktor Orbán, era uscito su X con un inequivocabile «Je suis Marine», con l’appropriazione della frase usata dopo la strage degli islamisti nella redazione Charlie Hebdo e usata in sostegno del giornale satirico. Non meno chiara la posizione del leghista Matteo Salvini, anche lui alleato in Europa di Le Pen e Orbán. «Chi ha paura del giudizio degli elettori, spesso si fa rassicurare dal giudizio dei tribunali» sentenzia da X il leader leghista, che traccia un parallelo tra la sentenza di Parigi e quanto accaduto in Romania, dove il candidato di estrema destra alle presidenziali Calin Georgescu è stato giudicato ineleggibile.
Quei sinceri democratici della Casa Bianca
Sul filone del complotto giudiziario contro la democrazia anche Elon Musk, che però allarga il parallelismo al caso Bolsonaro in Brasile, Kahn in Pakistan e naturalmente a Trump battuto nelle precedenti elezioni ‘ingiustamente’ da Biden. «Quando la sinistra non può vincere al voto democratico, commette abusi sul sistema giudiziario per incarcerare i rivali». Firmato, ‘quei sinceri democratici della Casa Bianca’.