Per aggiustare i conti pubblici occorre un manager?

La retorica dell’aziendalismo per combattere una burocrazia governativa sclerotica non è solo americana. Anche l’Italia ne sa qualcosa, ma da noi il Doge se ne è rimasto a Venezia. Con l’era di Trump l’apice della gestione d’impresa nella cosa pubblica. Da Elon Musk, al ‘diplomatico’ Witkoff sono tredici i capi d’azienda in posizioni chiave a Washington. Ma l’abilità aziendale trasferita nel governo non conduce sempre a una maggiore efficienza. Per non dire del groviglio d’interessi tra lo spirito di servizio e gli affari personali.

McNamara con Kennedy

La storia ha dimostrato che le competenze del settore privato non funzionano nel risolvere i problemi dello Stato. Lo scriveva David Halberstam in un libro pubblicato nel lontano 1972 intitolato, ironicamente, The Best and the Brightest (Il migliore e più brillante). All’epoca il problema da risolvere erano le conseguenze della disastrosa guerra del Vietnam. Il presidente dell’epoca John F. Kennedy ne affidò la soluzione a un grande manager, Robert McNamara, amministratore delegato della Ford e che fu nominato segretario della difesa. McNamara aveva una personalità molto diversa da quella di Musk. Ma il libro mette in luce alcuni tratti in comune: un’arrogante certezza che la tecnica di iniettare l’energia e l’efficienza tipica del settore privato possa essere applicata per risolvere i problemi del governo.

«wrong, terribly wrong»

McNamara promosse la tecnica aziendale delle misurazioni quantitative e ne fece un mantra: «Se un problema non puoi misurarlo, non puoi gestirlo». Halberstam racconta che Mc Namara, nel primo viaggio conoscitivo a Saigon, chiese ai generali americani di fornirgli cifre precise per il conteggio dei cadaveri, le armi catturate e i tassi di infiltrazione del nemico, ma non si preoccupò di visitare i campi di battaglia o di parlare con le truppe sul campo. Al suo ritorno a Washington relazionò al Presidente che i Vietcong erano in procinto di capitolare. Come andò a finire lo sappiamo tutti e una ventina d’anni dopo, nel 1995, nella sua biografia “In retrospect”, Mc Namara ammise il fatale errore di metodo: «wrong, terribly wrong». (sbagliato, terribilmente sbagliato).

Governo come azienda

Anche Richard Stengel giornalista del Time diventato sottosegretario nell’amministrazione Obama, ha analizzato il rapporto tra privato e pubblico nella gestione della cosa pubblica elencando altre esperienze di uomini d’affari impiegati nell’amministrazione Usa. Fu Ronald Reagan a promuovere maggiormente l’idea che il governo dovrebbe essere gestito più come un’azienda. Si affidò al quasi omonimo Donald Regan presidente della grande banca Merryl Linch e nominato Segretario del Tesoro, grande “tagliatore di teste”.  Ma, anche qui, i risultati evidenziano che durante gli otto anni di amministrazione, burocrazia e deficit pubblico sono cresciuti.

‘Mercato’ non fa miracoli

Decenni di venerazione pubblica per i mercati e l’idea che le soluzioni basate sul mercato siano sempre le migliori hanno condotto a sinonimo di inefficienza l’organizzazione del governo e il suo sistema regolatorio. Che sia per le misure delle zucchine dell’Unione Europea o per gli impiegati delle agenzie federali americane questa narrazione ha portato fino alla deriva attuale, nell’era di Trump. L’iconografia della soluzione dei problemi burocratici è stata affidata ai lavandini di Elon Musk oppure alla motosega di Milei, oggetti trasformati in bacchette magiche dell’organizzazione aziendale in politica.

Tra cittadini e azionisti d’impresa

L’innegabile impreparazione presente in diversi settori della gestione governativa non può però trasformare i cittadini in azionisti di una grande impresa. I cittadini vogliono ricevere servizi sociali e non aumentare il valore delle azioni. Per risolvere i problemi di gestione del governo occorre la politica, non l’abilità dei manager.

Perché, a differenza di un’azienda, nel governo di uno Stato la posta in gioco in caso di fallimento è molto, ma molto più alta. C’è un’impronta genetica nella missione di realizzare il bene comune che impone alla società civile di marcare la differenza tra le competenze nella gestione d’impresa e il governo della cosa pubblica.

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