Costosa difesa europea? Ecco la nuova banca delle armi

Oggi vertice dei leader Ue a Bruxelles per discutere di spesa per la difesa, per sostenere l’Ucraina e di come riuscire a finanziare le nuove spese anche in deroga ai vincoli di bilancio, magari con una nuova banca senza i vincoli della BEI, la ‘Banca europea per gli investimenti’, che -ricorda il Domani-, non può finanziare la difesa se non con delle limitazioni. Vittorio Da Rold sulla ‘DRS Bank’, Difesa, Sicurezza, Resilienza

Progetti senza regole concrete

Il riarmo europeo, così come delineato nel Piano ReArm Europe, non prevede per ora forme di finanziamento comune, solo prestiti, e dovrà essere condotto dagli Stati nazionali a proprie spese, tramite l’attivazione di clausole di salvaguardia previste dal Patto di stabilità. Queste clausole permetteranno di scorporare le spese per la difesa dal computo sul rapporto deficit/Pil, evitando ai ‘Paesi eccedenti’ -quelli con troppi debiti-, di incorrere nella procedura di infrazione.

Quale banca impresterebbe soldi a Paesi già carichi di debiti?

Se questa soluzione può permettere a Stati con poco debito pubblico – come la Germania di Friedrich Merz – di mobilitare capitali in tempi brevi dopo aver eliminato il ‘freno di bilancio’, lo stesso non si può dire per chi, come l’Italia che, anche in assenza dei limiti imposti dal Patto di stabilità, presentano alti livelli di debito pubblico che potrebbero far balzare lo spread e mettere a rischio la stabilità dei conti. Ursula Van Der Leyen ha stimato questo nuovo ‘margine di bilancio’ in  650 miliardi di euro in 4 anni, pari a circa l’1% del PIL all’anno. In teoria il piano è ingente e chiaro. In pratica sarà molto più complicato

La banca delle armi

Così potrebbe entrare in campo un nuovo strumento finanziario. Un gruppo di esperti della Difesa, operatori finanziari e politici ha lanciato la Banca per la Difesa, Sicurezza e Resilienza’ (DSR Bank), che punta a raccogliere un fondo da 100 miliardi di sterline e «colmare il gap di finanziamento che minaccia la sicurezza occidentale». Il nuovo ente multilaterale si presenta citando «la crescente aggressività della Russia e le sfide di sicurezza nell’Indo-Pacifico: DSR Bank costituirà una nuova istituzione finanziaria multilaterale per finanziare aspetti cruciali della difesa in tutta la Nato, l’Ue e le nazioni alleate».

‘DSR Bank’, a Milano o Francoforte

Nella nota di DSR Bank si cita il sostegno all’iniziativa di «Lord Stuart Peach (ex Presidente del Comitato Militare Nato e Capo di Stato Maggiore della Difesa del Regno Unito), Mircea Geoana (ex Vice Segretario Generale della Nato) e Richard Burr (ex Senatore degli Stati Uniti e Presidente Repubblicano del Comitato di Intelligence del Senato degli Stati Uniti), Rick Hillier, ex Capo di Stato Maggiore della Difesa canadese, Giedrimas Jeglinskas, e Rebecca Harding, economista esperta di commercio internazionale, oltre a ex dirigenti di JP Morgan».

Banca Nato della finanza armata

Il modello di questa banca DSR sarebbe quello di una ‘banca multilaterale’, come la BEI, finanziata in parte dagli Stati azionisti, e l’idea è di fare appello sia al capitale europeo che a quello americano. Altri invece puntano a utilizzare la Bei modificandone la sfera di intervento, L’integrazione tra i risultati economi e i risultati legati alla sostenibilità ambientale, che oggi consente il finanziamento alla difesa ma solo se hanno la doppia modalità d’uso civile-militare per evitare di mettere in piedi un nuovo istituto.

Corporate Governance

La nuova ‘banca’ opererebbe attraverso l’emissione di obbligazioni AAA, garantite dagli Stati. «Molti governi vogliono rafforzare le loro capacità di difesa – sostiene Rob Murray, che ne ha parlato alla Bloomberg, citato come ex responsabile dell’Innovazione nella Nato e fondatore della DSR Bank – ma sono frenati dai limiti legati al debito pubblico. Proponiamo un approccio strategico, credibile e basato sul mercato che assicura la possibilità di difendere la democrazia senza compromettere la stabilità economica».

Ancora gli iperbolici 800 miliardi

Tra le tante idee che potrebbero essere discusse al vertice ci sono anche la concessione di esenzioni IVA sugli appalti della difesa per abbassare i prezzi o l’utilizzo del Mes. La previsione comunque è che oggi sarà dato mandato alla commissione Ue di andare avanti sul piano da 800 miliardi di euro di Ursula von der Leyen.

Benigni e ‘Il Sogno’ Europa

«L’Europa unita come unica utopia ragionevole, la più grande istituzione degli ultimi 5000 anni realizzata sul pianeta Terra dall’essere umano, un progetto, un ideale, una speranza, una sfida, un sogno, figlio del coraggio e della lungimiranza di tre uomini, tre eroi, Altiero Spinelli, Ernesto Rossi e Eugenio Colorni”, riuniti “sulla piccola isola di Ventotene. Un sogno economico e politico, di unione e di pace, l’esperimento democratico più emozionante».

Roberto Benigni torna su Rai1 con Il Sogno e leva il suo inno all’Europa e alla pace, a poche ore dall’attacco della premier Giorgia Meloni al Manifesto di Ventotene e alla vigilia del Consiglio europeo sul piano di riarmo.

Benigni acconta così la storia del Manifesto di Ventotene, «una sorta di favola, scritta da uomini che non guardavano alle prossime elezioni, ma alle prossime generazioni”. Un testo che contiene alcune idee superate, legate a quel periodo storico ma questo non toglie la sua grandezza, perché l’idea centrale è ancora attualissima, fondata sulla giustizia sociale che non lascia indietro nessuno».

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