
Ironicamente, il direttore del Levada Denis Volkov fa notare come lo spazio informativo russo, dominato ormai dai media fedeli al Cremlino, sia stato saturato dalle notizie sul ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, al punto che, scrive appunto Vokov, “sembrava che Trump fosse stato eletto in Russia”. Un atteggiamento che, insieme alle reiterate dichiarazioni dei vertici politici russi, da Vladimir Putin a Sergej Lavrov, sulla disponibilità russa a trattare, ha contribuito a creare la convinzione che la fine della guerra sia possibile. Anzi: che sia possibile nel 2025. D’altra parte, all’epoca del confronto elettorale tra Joe Biden e Trump, l’idea che i russi manifestavano più di frequente era che Biden era debole e dominato dalle lobby antirusse mentre Trump “è un uomo d’affari e con lui si può trattare”. Normale, quindi, che il 70% dei russi pensasse prima, e ancor più pensi ora, che prima di tutto bisogna trattare con gli Usa, anche se il 50% è convinto che non si potrà arrivare alla pace senza un accordo anche con l’Ucraina.
Così l’85% dei russi ha manifestato apprezzamento per l’inizio dei negoziati tra Usa e Russia a Ryad prima e Istanbul poi. Il che, però, non deve creare eccessive illusioni, almeno da parte dei russi che, dopo trent’anni di relazioni tese, oggi vedono un potenziale reset delle relazioni tra i due Paesi soprattutto sotto forma di non ingerenza reciproca, più che come amicizia o collaborazione. Comunque sia, le ricerche del Levada, spiega Volkov, indicano che oggi la percentuale dei russi favorevole a un negoziato che ponga fine alla guerra è salita al 60%, non essendo comunque mai scesa, in questi tre anni, sotto il 50%. Meno del 30% dei russi, oggi, è favorevole al proseguimento del conflitto, con un calo negli ultimi mesi di cerca il 10% rispetto alla media dei tre anni di guerra.
‘Guerrafondai’ misti
Volkov fa un’osservazione interessante: non bisogna pensare che i “lealisti”, cioè coloro che approvano l’operato di Putin, siano anche i guerrafondai. In realtà, i lealisti dominano entrambi i gruppi, compreso quello (come abbiamo visto, maggioritario) che vuole il negoziato e la pace. In altre parole, molti russi hanno fiducia in Putin e contemporaneamente vogliono la pace.
Da notare anche il cambio profondo di atteggiamento dei russi nei confronti dell’Europa. Nel corso del tempo l’Europa, che prima era vista solo come una specie di gregario degli Usa, è stata sempre più percepita come un soggetto autonomo con posizioni antirusse persino più spiccate di quelle degli americani. I russi ora (ricerche del febbraio scorso) manifestano più simpatia per gli Usa che per la Ue e solo il 21% di loro ritiene che gli europei dovrebbero sedere al tavolo delle trattative di pace.
In parallelo, inoltre, si fa più intransigente la posizione dei russi rispetto alle condizioni con cui potrebbe o dovrebbe essere raggiunta la pace. Il 72% dei russi pensa che la Russia stia vincendo la guerra (è la percentuale più alta dalla primavera del 2022), e che quindi i negoziati siano auspicabili ma da condurre da una posizione di forza. Il numero di persone pronte ad accettare l’idea dell’adesione dell’Ucraina alla NATO o del ritorno delle regioni di Donetsk, Luhansk, Zaporizhia o Kherson all’Ucraina sta diminuendo costantemente. Oggi, tra il 70% e l’80% dei russi, a seconda della domanda, ritiene che tali condizioni siano inaccettabili per la Russia”.
Lingua russa e chiesa ortodossa
Oltre l’80% dei russi chiede, per negoziare una pace, che siano garantiti i diritti della popolazione di lingua russa e della Chiesa ortodossa russa in Ucraina, mentre circa il 70% vorrebbe uno status neutrale per l’Ucraina e la revoca delle sanzioni occidentali. Anche se, a questo riguardo, il 77% dei russi pensa che “la Russia debba proseguire la sua politica nonostante le sanzioni: se verranno revocate, bene; se non verranno revocate, bene lo stesso”.
Sondaggio Europa: Trump dittatore
La maggioranza dei cittadini di alcuni paesi europei ritiene che il presidente statunitense Donald Trump sia un “dittatore”. Lo rivela un sondaggio pubblicato oggi dai quotidiani Ouest France, Die Welt (Germania), Sunday Times (Regno Unito) e Rzeczpospolita (Polonia), realizzato dal think tank francese Destin Commun. Trump è un “dittatore” per il 59% dei francesi e dei tedeschi intervistati, il 56% dei britannici e il 47% dei polacchi. Inoltre, solo un quarto dei francesi vede ancora gli Stati Uniti come alleati e il 57% “sembra avere difficoltà a qualificare la relazione, esitando a riconoscere un potenziale rovesciamento dell’alleanza”.
La paura di Putin
Altri temi toccati dal sondaggio di Destin Commun, il 60% dei francesi ritiene probabile che la Russia invada altri paesi europei nei prossimi anni, rispetto al 68% di Gran Bretagna e Polonia e al 53% di Germania. Il 76% dei francesi afferma di essere preoccupato o molto preoccupato “per l’estensione del conflitto in Europa nei prossimi anni”. Inoltre, il 66% dei polacchi e dei britannici desidera continuare a sostenere l’Ucraina, anche senza il sostegno degli Stati Uniti. In Francia sono il 57% e in Germania il 54%.
Truppe europee in Ucraina
La possibilità di inviare truppe per il mantenimento della pace in Ucraina dopo la fine del conflitto raccoglie il 57% di favorevoli in Gran Bretagna, il 44% in Francia, il 41% in Germania e solo il 27% in Polonia (Varsavia ha sempre escluso l’invio di truppe). L’Italia non è stata presa in considerazione nel sondaggio