
Il bollettino dell’Osservatorio siriano per i diritti umani, con sede nel Regno Unito, non lascia scampo e fotografa una situazione molto più che preoccupante. Addirittura esplosiva. «La costa siriana e le montagne di Latakia – scrive l’Osservatorio – hanno vissuto sviluppi drammatici, con esecuzioni basate su affiliazioni regionali e settarie e violazioni dei diritti umani che si sono trasformate in crimini di guerra commessi dalle forze dei servizi di sicurezza, dal Ministero della Difesa e dalle forze ausiliarie, durante i quali centinaia di civili innocenti sono stati uccisi a sangue freddo». Tutto sarebbe cominciato con attacchi ‘mordi e fuggi’ portati da gruppi di miliziani alawiti, legati al vecchio regime. La reazione ‘governativa’, guidata dalle forze sunnito-salafite di HTS (Hayat Tahrir al Sham) è stata violentissima. Anzi, sembra proprio che i jihadisti ora al potere (spalleggiati dall’Occidente e dall’Europa in particolare) non aspettassero altro per scatenare la loro sete di vendetta, dato che tutti gli alawiti sono considerati ‘complici’ o, comunque, ‘fiancheggiatori del deposto Assad.
L’Osservatorio finora ha documentato «la morte di 973 civili in 39 massacri e altre esecuzioni individuali, commesse da forze militari e di sicurezza sulla costa siriana e sui monti Latakia». Altro che pacificazione, alla quale i soliti intorpiditi burocrati di Bruxelles fanno finta di credere! Tanto è vero che hanno già deciso, disinvoltamente, di togliere molte delle sanzioni economiche esistenti, che erano applicate agli ex terroristi oggi al potere. Eppure, scrive l’SOHR, l’osservatorio per i diritti umani, i massacri indiscriminati sono sotto gli occhi di tutti, ma la comunità internazionale non sembra accorgersene. Evidentemente, di questi tempi la Siria non fa notizia. O, per una certa cultura occidentale, ci sono donne e bambini morti di categoria inferiore. Così, l’ex Paese colonizzato (e depredato) dai francesi viene semplicemente lasciato andare alla deriva. Nell’ignobile indifferenza generale, perché forse, come una volta, continua a essere considerato un bottino da spartire tra predoni. E che il Paese resti un vulcano in procinto di eruttare, è testimoniato dai bollettini di guerra, che quotidianamente l’Osservatorio emette, come sintesi del suo monitoraggio delle vicende sociali e politiche siriane.
«Provincia di Damasco: uomini armati non identificati a bordo di un’auto hanno lanciato granate e aperto il fuoco con le mitragliatrici sul quartier generale delle forze di sicurezza generali nel quartiere di Al-Mazzah nella città di Damasco. Sono scoppiati scontri tra gli aggressori e le forze di sicurezza, prima che gli aggressori fuggissero verso la parte occidentale del quartiere di Al-Mazzah».
«Provincia di Tartus: è scoppiato un incendio in diverse aree della città di Hamam Wasel nella campagna di Banyas, durante gli intensi movimenti militari della Military Operations Administration che è entrata nella città, dove i carri armati sono arrivati alla periferia, tra bombardamenti di artiglieria e spari, causando uno stato di panico tra i residenti».
«Il villaggio di Beit Al-Ateiq nella campagna di Al-Qadmous ha assistito al fuoco di artiglieria con l’incendio di case. Allo stesso modo, le aree nelle campagne di Latakia e Tartus sono state oggetto di pesanti bombardamenti da parte di carri armati e droni, dove il bombardamento si è concentrato sull’autostrada Al-Qadmous-Baniyas e sulle posizioni ad Al-Hattaniyah, Ta’nita, Barmaya, Al-Ruwaymiyah, Al-Muzayri’ah, Al-Rumaylah, Mazar Al-Qatariyah e Al-Quayqah».
«Provincia di Al-Raqqah: membri di una cellula dell’ISIS hanno aperto il fuoco con una mitragliatrice su un posto di blocco delle Forze Democratiche Siriane nella città di Al-Karamah, nella campagna di Al-Raqqah. Il SOHR ha documentato 36 operazioni condotte dall’ISIS, tra cui attacchi armati ed esplosioni contro le forze militari e di sicurezza, in aree sotto il controllo dell’Amministrazione autonoma dall’inizio del 2025».
«Provincia di Al-Qunaitrah: le forze israeliane sono avanzate nella città di Majdolia nella campagna centrale di Al-Qunaitrah e hanno istituito un posto di blocco militare nel centro della città, in una nuova escalation nella regione. Ciò ha coinciso con un fitto volo di aerei da ricognizione sulla provincia di Al-Qunaitrah e sulla campagna occidentale di Daraa, sollevando preoccupazioni tra i residenti su una possibile escalation militare.
In precedenza, fonti del SOHR hanno riferito che le forze israeliane hanno preso d’assalto il villaggio di Jamleh nel bacino di Yarmouk per la seconda volta in 24 ore. Un altro gruppo di forze israeliane è avanzato nel villaggio di Saysoun e ha preso d’assalto l’ex battaglione militare del villaggio.
Nella campagna centrale di Al-Quneitra, tuttavia, le forze israeliane sono avanzate nel villaggio di Rasm Al-Halabi, dove hanno condotto lavori di scavo nell’ex battaglione militare, prima di ritirarsi.
Ieri, fonti del SOHR hanno riferito che le forze israeliane supportate da macchinari e soldati hanno preso d’assalto la città di Jamaleh nell’area di Hawd Al-Yarmouk nella campagna occidentale di Daraa. In risposta, le moschee della città di Tafs, nella campagna di Daraa, hanno lanciato appelli alla mobilitazione da parte dei combattenti radunati in città in preparazione di possibili escalation dei movimenti delle forze israeliane nella città di Jamale».
«Provincia di Aleppo: i jet da combattimento turchi hanno eseguito una serie di violenti attacchi aerei nelle prime ore di lunedì mattina, prendendo di mira le aree circostanti la diga di Teshreen, il villaggio di Melha nella campagna di Ain Al-Arab (Kobani) e il ponte di Qarquzaq. Tuttavia, non sono stati ancora forniti ulteriori dettagli sul numero di vittime e sui danni materiali causati dai recenti attacchi aerei.
Nel frattempo, le linee del fronte nella campagna orientale di Aleppo hanno vissuto sanguinosi scontri tra le Forze Democratiche Siriane e le fazioni sostenute dalla Turchia a seguito di un’operazione di infiltrazione condotta dalle SDF in una posizione nei pressi di Deir Hafer nella campagna orientale di Aleppo”.
La riflessione che nasce da questa «guerriglia civile» con tanti proptagonisti, è che la Siria resta sempre un’area ad altissima instabilità. Una specie di Libano più grande e persino più selvaggio. Assad era certo un dittatore senza pietà, è vero, e in più aveva il deprecabile vizio di essere pure amico di Vladimir Putin. Per cui, quando c’è stata la possibilità di dargli una bella bottarella, a Washington (Biden consule) non ci hanno pensato su due volte, aiutando gli ex qaidisti di HTR a prendere il potere. Pensavano i napoleoni della Casa Bianca, di potersi comprare tutto quello che si muove con i dollari. Ma, in Medio Oriente, spesso non funziona così, e gli odii e lo spirito di vendetta, sedimentati da cent’anni di servaggio, ora stanno facendo il resto.
La Siria è una polveriera e l’Occidente ha appena finito di accendersi un cerino, sulla sua soglia. Per la serie «chi nasce tondo non può morire quadrato», come già avevamo annunciato in tempi non sospetti, presto il jihadismo e la faziosità tracimeranno dalle parti di Damasco. E gestire i rapporti con la Sirià sarà agevole, come rimettere a posto un cubo di Rubik in 30 secondi. Altre guerre, altre truppe, arsenali di armi e fiumi di denaro, da bruciare sull’altare della supponenza di un Occidente che, ancora una volta, non ne azzecca una.