Kaliningrad, la Russia ‘dentro’ l’Europa tra ambra e Kant

Kaliningrad, città dell’ambra, città anseatica, è quel pezzo di terra da dove inizia o finisce – dipende da dove la si guarda – la grande Federazione russa. Prima capitale della Prussia orientale, poi luogo segreto ed inaccessibile dell’Unione Sovietica e oggi sempre più avamposto strategico sul Baltico della Russia fuori dai confini della Madre Patria ‘dentro’ l’Europa, – incastonato da Polonia e i Paesi Baltici.

Accerchiata dal Patto Atlantico

Kaliningrad è un fondamentale sbocco r5usso sul mar Baltico libero dai ghiacci, accerchiata da Nazioni del Patto Atlantico – incastonato da Polonia e i Paesi Baltici, in questo periodo non proprio Paesi “amici” – che il Cremlino difenderà sempre ad ogni costo. L’antica ‘Königsberg’ – così si chiamava sotto l’Impero tedesco fino al 3 giugno del 1946 prima della conquista da parte dell’Armata Rossa dopo un lungo e sanguinoso assedio – è stata la patria del filosofo illuminista teutonico Immanuel Kant. Dopo la vittoria sovietica nella guerra patriottica, Iosif Stalin decise di intitolare la nuova città conquistata a Michail Kalinin, bolscevico, primo presidente de facto dell’Unione Sovietica e morto proprio il 3 giugno del ‘46.

L’Oblast Kaliningrad ‘ZATO’

Fino al 1991 tutto l’Oblast di Kaliningrad era “ZATO”, ovvero formazione amministrativo-territoriale chiusa, anche per gli stessi sovietici. Il motivo era legato all’elevato concentramento di militari e al massiccio quantitativo di attrezzatura bellica. I collegamenti aerei con Mosca, San Pietroburgo e tante altre città russe sono stati anche incrementati ma, causa la chiusura dei cieli imposti dagli Stati Baltici nel febbraio 2022, le rotte sono rivoluzionate e seguono le linee di demarcazione tra gli Stati (i velivoli entrano dal golfo di Finlandia e scendono lungo il mar Baltico fino all’aeroporto Khrabrovo).

In memoria di Kant

Kaliningrad con la fine del comunismo ha ripreso in parte l’identità tedesca. L’università è stata intitolata al grande filosofo. In alcuni ristoranti sono tornate antiche ricette locali come la ‘Königsberger klopse’, polpette con salsa bianca ai capperi e pesce secco, kvas (bevanda analcolica popolare in Russia) e birra vanno per la maggiore.

La città dello ‘Jantar’, l’amba

l viaggio attraverso la tranquilla Kaliningrad – l’amena città dello Jantar (l’ambra in russo) – inizia dalla semi-deserta stazione ferroviaria Yuzhny Vokzal (stazione sud). Le poche persone che la frequentano rispecchiano anche il basso numero dei treni che vi circolano. Nei giardinetti della stazione domina la statua di Kalinin mentre in fondo al viale, sulla piazzetta dove sostano gli obsoleti tram che sferragliano con destinazione centro città, c’è quella di Lenin.

Albicocche uzbeche e miele kazako

Al mercato coperto di Kaliningrad si trovano le albicocche uzbeche vendute da uzbechi, il miele kazako venduto da kazaki e tante bancarelle di contadini con prodotti della terra dalla lattuga ai frutti di bosco. A guardarlo con attenzione assomiglia, in dimensioni più piccole, un po’ al vecchio e amato VDNK di Mosca (il gigantesco complesso di musei, mostre, fiere e parchi, in cui puoi anche ammirare i successi dell’epoca comunista sovietica).

Kneiphof, l’isola di Kant

Il luogo più significativo è il Kneiphof, l’isola di Kant alla quale si accede attraverso una serie di ponticelli. La cattedrale, duramente bombardata durante la Seconda guerra mondiale, è stata ricostruita solo a partire dal 1994. All’ingresso della chiesa, quasi in segno di pacificazione tra Russia e Germania (quest’ultima non ha mai digerito la perdita sul campo di Königsberg), c’è una foto che ritrae il presidente Vladimir Putin con l’allora cancelliere tedesco Gerard Schröder.

Kant che non amava girare

La storia ricorda che Immanuel Kant non amava viaggiare (qualche giretto in carrozza e non di più). È da morto che ha “viaggiato” di più: prima prussiano, poi sovietico e adesso russo. Alle spalle della tomba di Kant inevitabilmente lo sguardo cade sull’orribile palazzo dei Soviet dove prima della guerra sorgeva il castello. Si tratta di un edificio grigio in spettrale abbandono mai funzionante per problemi strutturali (i piani sotterranei sono allagati) che viene classificato come un fallimentare faraonico progetto sovietico.

La sempre allarmata base di Baltijsk

Se a Kaliningrad il clima è disteso, poco più a sud alla base navale di Baltijsk l’allerta è sempre alta, mai come in questi ultimi tre anni. Il porto militare russo sul Baltico è sempre stato in allarme rosso. Le batterie di missili e di sommergibili nucleari allineati al molo come dormienti “sgombri luccicanti”, sono un monito ed una conferma per tutti: Mosca non dorme mai.

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