
Chi ha voluto la rottura in diretta mondiale? Ognuno può scegliersi il colpevole preferito. Sola certezza, la portata della crisi che ora incombe sul mondo e soprattutto sulla nostra Europa. Versione ‘imboscata alla Casa Bianca’: «Putin vuole l’accordo, il problema sei tu. Non hai le carte». L’ospite risponde a tono e viene cacciato. Niente firma sulle Terre rare. Choc e orgoglio in Ucraina, assieme a molta paura per cosa si prepara, perché l’Ucraina con tutto il suo orgoglio non può fare a meno degli Usa prepotenti di Trump, e passata l’eccitazione del momento, tutti lo sanno.
Le conseguenze della mancata sottomissione alla Casa bianca saranno gravi, lo ribadisce Trump prima di congedare i giornalisti: «Putin vuole fare un accordo, non so se riusciremo a concluderlo, il problema è… -e col braccio indica l’ospite accanto, cupo e teso-. Ti ho rafforzato per diventare un duro, ma non credo che sarai un duro senza gli Usa. Il tuo popolo è molto coraggioso -grazie, lo interrompe Zelensky ironico- ma o accettate un accordo o noi ce ne tiriamo fuori. E se noi ce ne tiriamo fuori, be’ te ne accorgerai da solo… non sarà bello, vedrai. Stai giocando con la Terza guerra mondiale, Ma non hai le carte. Non ti stai comportando come una persona grata, e questo non va bene, sarò onesto, non va affatto bene».
«Tutto preparato, gli hanno teso una trappola!» commentano gli ucraini, ma non è un grande Trump né un gran Vance di rincalzo, quelli che escono dalle macerie diplomatiche della prepotenza. Una rissa, non una conferenza stampa per annunciare la firma di un accordo che vale centinaia di miliardi di dollari. E i due padroni di casa, «nonostante fossero più forti e giocassero in casa, non hanno vinto», rileva Sabato Angieri sul manifesto. Zelesky –va riconosciuto anche da parte di chi non lo ha molto in simpatia-, non ha mai perso le staffe, mantenendo sempre un atteggiamento dignitoso segnato da qualche smorfia. Secondo il copione previsto, grato e fermo a raccogliere bricciole e ringraziare. Nulla di tutto ciò. Zelensky è stato addirittura cacciato dallo Studio ovale: niente accordo sulle terre rare, niente garanzie di sicurezza, niente primo passo per aprire i negoziati. Questo sino alla cronaca di ieri, in attesa si soprese dopo il sonno alla Casa Bianca.
La conferenza stampa è stato poi annullata. «Sono arrivato alla conclusione che il presidente Zelensky non è pronto per la pace» ha scritto subito dopo Donald Trump su Truth. «Può tornare quando è pronto per la pace» ha aggiunto.
«Scene di caccia e di guerra alla Casa bianca. Davanti a Trump, Zelensky ha cercato disperatamente di difendere le sue ragioni e quelle dell’Ucraina. Ma si è accorto troppo tardi che il famoso accordo sulle terre rare era una trappola per attirarlo a Washington e far rotolare la sua testa sul tavolo del negoziato tra gli Stati uniti e la Russia di Putin». Con una serie di interessanti ipotesi sul manifesto.
«Trump ha rovesciato completamente la narrazione – la Russia non è più l’aggressore – e ha spazzato via i principi del diritto internazionale e di qualsiasi etica che l’Europa proprio in Ucraina ha voluto difendere. Vale solo il diritto del più forte, la violenza, esattamente come accade tra gli israeliani e i palestinesi, cosa sui cui gli europei dovrebbero riflettere: se sulle leggi internazionali e i principi cedi da una parte prima o poi sarai costretto a cedere anche da un’altra».
«Trump ha incalzato Zelensky con argomenti falsi – sapendo benissimo che lo sono – e alla fine, sparando bordate come in una caccia al cinghiale, lo ha costretto alla fuga. È evidente che non vuole che si sieda al tavolo del negoziato, questa si può azzardare come la prima conclusione di un incontro dove la rissa, fortemente voluta da Trump e dal suo vice Vance, ha sostituito la diplomazia: non credo si sia mai vista un cosa simile alla Casa bianca».
«Gli europei devono tenerne conto adesso che vanno a Londra per discutere sulla difesa. Nella logica di Trump tocca a loro pagare un eventuale tregua in Ucraina ma anche finanziare la Nato se vorranno ancora contare sull’ombrello americano. E se verranno mai invitati al negoziato tra Usa e Russia dovranno versare una lucrosa quota di ingresso per sedersi al tavolo». Nessuna ‘pace giusta’ ma solo ‘pace possibile’.
«Una riedizione di una vecchia frase di Churchill secondo il quale «gli stati non hanno amici ma interessi». Nella visione del mondo di Trump gli ucraini e gli europei sono solo comparse e se vogliono la pace – questo è il suo ragionamento – la devono pagare cara». «Lo scontro della Casa bianca va oltre la guerra in Ucraina e i confini europei. Qualunque leader o governo se invitato in futuro alla Casa bianca per firmare un accordo si chiederà se va incontro a un’intesa o a una trappola. Per primi se lo domanderanno i cinesi e poi noi e tutti gli altri».
Difficile prevedere, ora, come potrà evolvere una situazione decisamente compromessa. Possiamo solo provare a immaginare, nella assoluta imprevedibilità del personaggio Trump, ormai entrato nel ruolo di sovrano planetario. E dalle parole di Zelensky, prima che si arrivasse alla rissa, sembra di capire che non abbia ricevuto quelle “garanzie di sicurezza” ritenute necessarie prima di sedersi a un tavolo negoziale con Putin. Con alcune cose certe e per lui non rassicuranti. Nessun ingresso nella Nato. Niente truppe Usa come forza di pace. Restano le armi americane, ma solo la firma dell’accordo sui minerali che ancora manca. Resta l’Europa che sulla questione Ucraina esalta tutte le sue maggiori contraddizioni e non rappresenta certo la garanzia di poptenza che serve a Zelensky. Sempre e comunque gli Stati Uniti, mentre Zelensky, superato il momento alto dell’orgoglio, sa di doversi aspettare grossi problemi in casa in una guerra che sta precipitando.