
I meriti della Turchia mediatrice a bordo NATO
Un potente segnale di apertura reciproca e la misura del di riavvicinamento tra le due superpotenze avviene in territorio turco, evidentemente ritenuto ‘neutrale’ da tutti i contendenti, dove si cominceranno a fissare i paletti del “metodo” delle relazioni, prima di entrare nel ‘merito’, cioè nel cuore dei problemi. Che, nel caso specifico, riguardano la guerra in Ucraina e le condizioni per riportarvi una pace soddisfacente, per Kiev e per Mosca.
Sia il Ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, che quello turco, Hakan Fidan, hanno confermato il vertice di oggi. La stessa cosa ha fatto l’ambasciata americana di Ankara. Fonti del governo Usa, inoltre, hanno precisato che Sonata Coulter, vice assistente del Segretario di Stato Marco Rubio, guiderà la delegazione di Washington. La Coulter, che supervisiona la politica verso la Russia e l’Europa centrale, discuterà con Aleksandr Darchiyev, ambasciatore russo designato negli Stati Uniti.
Il rilancio (in grande stile) dell’intermediazione turca, «fa seguito alla scelta precisa di Trump di avviare un dialogo diretto con la Russia.- scrive il think tank al-Monitor, che poi ricorda che- Lavrov e il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky si sono recati ad Ankara rispettivamente il 24 e il 18 febbraio». E i frutti sono maturati subito. Ieri, Hakan Fidan, il Ministro degli Esteri di Ankara, nel corso di una conferenza stampa, ha espresso la volontà del suo governo di contribuire a chiudere il conflitto in Ucraina: «Tutti ormai concordano – ha detto – sul fatto che ci debba essere un cessate il fuoco». Diretto e senza tanti giri di parole.
Certo, il ruolo di terze parti assunto dall’Arabia Saudita e, ora, dalla Turchia, deve far riflettere la diplomazia internazionale sulle caratteristiche necessarie a interpretare una funzione di ‘mediazione’ oggi. È chiaro che non potrà mai proporre i suoi buoni uffici chi è sostanzialmente parte in causa. Come l’Europa. Proprio per questo, sottolinea sempre Al Monitor, i colloqui si svolgono «in un momento in cui Ankara cerca di rafforzare il suo ruolo di mediazione tra Mosca e Washington, nonché tra Russia e Ucraina, sfruttando il suo gioco di equilibri tra il vicino del Mar Nero, la Russia, e le capitali occidentali. Come abbiamo già notato – prosegue l’analisi – la Turchia è pronta a fornire ogni tipo di supporto per gli sforzi di pace, anche ospitando i colloqui». Quelli di oggi guardando a quelli che verranno.
In sostanza, la credibilità diplomatica turca nasce, al netto di tutte le possibili valutazioni politiche e commerciali, da una sua concreta equidistanza tra le parti in lotta. E questo nonostante il Paese sia un membro autorevole dell’Alleanza atlantica, e bastione imprescindibile della sicurezza mediterranea. Erdogan ha fornito assistenza militare all’Ucraina, ma nello stesso tempo, mantenendosi rigorosamente neutrale, ha rifiutato di applicare le sanzioni commerciali alla Russia. Facendo diventare la Turchia un mercato alternativo, di grande rilevanza, per l’import-export di Mosca.
Lo spostamento dell’asse diplomatico delle trattative russo-americane, in direzione di Ankara, è la risultante delle due visite effettuate recentemente sia da Zelensky che da Lavrov. «Trump ha lanciato un’iniziativa diplomatica per porre fine rapidamente alla guerra -ha dichiarato Erdogan, mentre riceveva il leader ucraino-. Questo approccio è in linea con la politica che la Turchia ha seguito negli ultimi tre anni». E il Presidente turco ha lanciato la sua offerta di mediazione: «Considerando l’attiva diplomazia che abbiamo perseguito negli ultimi tre anni il nostro Paese sarà un ospite ideale per potenziali incontri tra Russia, Ucraina e Stati Uniti nel prossimo periodo».
Erdogan ha poi voluto ricordare i precedenti negoziati, svoltisi a Istanbul nel 2022, che a suo giudizio, «servono come importante punto di riferimento, piattaforma in cui le parti si sono avvicinate di più al raggiungimento di un accordo».
Sergei Lavrov, ricevuto con tutti gli onori da Erdogan, rispondendo a una precisa domanda dei giornalisti su un possibile ruolo di mediazione della Turchia, si è dimostrato aperto a questa soluzione. «Non a caso -ha voluto ricordare- le trattative tenute Istanbul, nel 2022, sono state quelle ad andare più vicine a ottenere un accordo di pace». Poi tutto è fallito all’improvviso. Perché, secondo il Ministro degli Esteri russo, qualcuno in Occidente aveva interesse a far proseguire la guerra.