
Sveglia Europa, Italia e sinistra, potrebbe essere la sintesi estrema del ragionamento sul Medio Oriente di Massimo d’Alema che ricompare. E D’Alema, che non è forse il più simpatico tra gli ex leaders dell’ex Pci ma nemmeno l’ultimo per acume, già protagonista di significative mediazioni in Medio Oriente, ritiene che per salvare quell’angolo martoriato di mondo sia il momento di esercitare un’azione, a cominciare dall’Europa, per arrivare a un ricambio di entrambe le leadership, quella di Israele e quella di Hamas.
Per D’Alema è soprattutto Israele che deve sentire il peso di una «pressione da parte della comunità internazionale» e come primo passo verso la pace, l’ex presidente del Consiglio ha indicato una suggestione che inizia a farsi strada: «l’auspicio che si possano svolgere le elezioni in Palestina e in Israele perché è evidente – come ha detto con molto coraggio il cardinale Pizzaballa -, il futuro di quel mondo non può essere nelle mani di una leadership sotto accusa per crimini internazionali da una parte e dall’altra parte di una leadership priva di forza e di legittimità».
Lo scenario che D’Alema indica come un possibile obiettivo di una pressione internazionale è, da una parte, far «emergere dalla società palestinese una leadership non compromessa con corruzione e autoritarismo (ANP ed Hamas). e non compromessa con il fondamentalismo e con il terrorismo». «Così come in Israele va incoraggiata «una spinta a liberarsi dell’attuale governo, condizionato in modo determinante da una destra razzista violenta» con i «ministri che incitano alla tortura nelle carceri». Ministri fascisti, esce in un passaggio forte.
Nella Sala Berlinguer del Gruppo Pd della Camera, accanto a D’Alema, il presidente della Commissione Esteri della Camera Giulio Tremonti, ministro di Berlusconi rieletto nelle liste di Fratelli d’Italia. Che, pur non condividendo alcuni passaggi di «condanna nei confronti di Israele», ha convenuto sulla qualità dei contributi nella rivista e nel convegno. Non un coro monocorde ‘pro-Pal’, ma «voci diverse per una pace giusta». E altre presenze non scontatamente monocordi.
Padre Ibrahim Faltas, francescano di Betlemme:«qui cristiani e musulmani stanno tutti male, hanno perso la fiducia»; l’ex primo ministro israeliano Ehud Olmert, da sempre critico verso Netanyahu; e da Ramallah l’indipendente free lance Francesca Bprri che ha invitato gli esponenti della sinistra di smettere di replicare missioni autocelebrative in quelle zone martoriate, provando invece ad interpellare e fare pressioni sui palestinesi per sciogliere il «nodo Hamas».