Prima della Nato fu CED, ‘Comunità Europea di Difesa’

Nel 1952 i Paesi delle Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (CECA), embrione dell’Unione Europea, diedero vita anche alla Comunità Europea di Difesa (CED). L’accordo fu sottoscritto a Parigi il 27 maggio e vi aderirono Francia, Germania, Italia, Olanda, Belgio e Lussemburgo. Nonostante il sostegno iniziale, il progettò fallì per il cambiato atteggiamento francese nell’agosto 1954 con un voto parlamentare contrario alla ratifica.

La nascita della CED

L’evento principale che condusse alla nascita dell’Alleanza atlantica fu senza dubbio il raggiungimento della parità nucleare nel 1949 da parte dell’Unione Sovietica, ma la situazione si aggravò con lo scoppio della guerra di Corea (giugno1950) dopo che un anno prima (aprile 1949) era stato sottoscritto il trattato di Washington, ovvero l’atto formale che diede vita in seguito alla NATO.
Gli Stati Uniti, nel caso di uno scontro con l’Unione Sovietica, consideravano tutta l’Europa come il ‘ventre molle’ della difesa e nel quadro di un generale riarmo europeo presero in considerazione anche l’inclusione della Germania occidentale. Il governo francese, presieduto all’epoca da René Pleven, manifestò però forti perplessità: da una parte era favorevole ad uno spostamento verso oriente di una linea difensiva cha dalla riva del Reno sarebbe arrivato all’Elba (e che avrebbe allontato la minaccia di guerra dal territorio francese), ma dall’altra – per motivi abbastanza comprensibili – non poteva essere del tutto favorevole ad un riarmo tedesco.
La soluzione fu la proposta di Jean Monnet di costituire un esercito europeo integrato tra i paesi che avevano già sottoscritto l’accordo sul carbone e l’acciaio. Questa proposta, che divenne il ‘piano Pleven’, prevedeva una limitazione del riarmo tedesco (o meglio un suo contenimento all’interno di una struttura europea) e la formazione di un esercito multinazionale di più di centomila uomini, guidato da un super ministero della difesa europeo, e messo a disposizione del comando supremo della NATO in Europa, che tra l’altro si trovava a Parigi. L’Assemblea nazionale francese approvò il piano nell’ottobre del 1950; nel maggio 1952 fu sottoscritto il trattato e la Germania fu la prima ad aderirvi un anno dopo.

Il fallimento

Nonostante l’impostazione originaria della CED fosse quindi concettualmente ‘francese’ e in un certo senso ‘francocentrica’, lae cose non andararono per il verso giusto. A parte l’opposizione interna nei confronti di un’alleanza che comunque nelle finalità era ‘antisovietica’ – opposizione presente del resto anche in Italia – mutarono gradatamente le condizioni di fondo. Nel marzo 1953 morì Stalin e si avviò un timido processo di distensione; nel luglio 1953 fu firmato l’armistizio che pose fine alla guerra di Corea, ma – probabilmente – l’elemento che giocò un ruolo determinante sull’opinione pubblica francese fu la questione della conservazione dell’impero coloniale dopo la caduta nel maggio 1954 della roccaforte di Dien Bien Phu in Indocina.
Sebbene non fossero ancora iniziate aperte ostilità tra il Fronte di Liberazione nazionale algerino e la potenza coloniale, iniziava a manifestarsi già una certa apprensione per il Nord Africa dove di li a poco sarebbe scoppiata l’insurezione. L’Assemblea nazionale non votò più a favore dell’adesione alla CED nel mese di agosto 1954: si dichiararono contrari i comunisti, buona parte dei socialisti e i gaullisti, mentre a favore si schierò solo il centro rappresentato dall’MRP.
La conseguenza immediata fu che gli americani unilateralmente approvarono (e cooperano) al riarmo tedesco, quello cioè che i francesi avrebbero voluto impedire prima dell’accordo e che, nel timore che la spesa militare rallentasse lo sviluppo economico della Germania, in fondo non desiderava nemmeno il cancelliere tedesco Adenauer.
In realtà oggi si ricorda la CED come un’opportunità mancata e un’occasione perduta per dare una concreta ‘base federale’ alla costruzione europea.

L’Italia tra NATO e CED

Un vero e proprio allineamento dell’Italia alle posizioni del mondo occidentale – già impegnato nella guerra fredda – avvenne solo nel 1947, dopo il viaggio del presidente del consiglio Alcide De Gasperi negli Stati Uniti. A questa svolta, caldeggiata da De Gasperi e dal ministro degli esteri Carlo Sforza, non seguì però un’azione immediata in tutta la politica estera italiana. In altre parole, se l’Italia considerava l’Occidente una possibile fonte di aiuto in caso di necessità, non comprendeva ancora bene la natura degli oneri della cooperazione internazionale necessaria alla base di tale accordo e in primo luogo di quelli militari.
Dall’altra parte i paesi occidentali nutrivano scarsa fiducia nelle capacità militari italiane, soprattutto dopo gli esiti disastrosi della Seconda Guerra modiale: la Francia, al contrario, insistè sulla partecipazione italiana per l’allontanamento di un’eventuale fronte di guerra dai suoi confini che si sarebbe situato nel nord-est italiano, come nel caso della Germania il nuovo confine si era spostato sull’Elba. Solo dopo le elezioni svoltesi il 18 aprile 1948 – alla luce del consolidamento del governo che ne era uscito vincitore –, maturò la decisione di aderire all’Alleanza atlantica, nella consapevolezza che senza impegno militare non sarebbe stata possibile una maggiore cooperazione sul piano economico.
Per quanto riguardò la CED, alla quale l’Italia si riservò di aderire dopo l’esito del voto francese, vale la pena di ricordare che Altiero Spinelli fu l’unico a sottolineare con un ‘memorandum’ l’importanza della costituzione di un esercito europeo come primo passo per l’avvio di una vera federazione europea che avrebbe dato vita ad un unico soggetto.

Tags: CECA CED Nato
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