
Il presidente statunitense ha chiarito il 10 febbraio di aver ottenuto dal presidente ucraino Zelensky che ‘Ucraina paghi gli aiuti americani’, che secondo Trump ammonterebbero a 175, poi 200 e infine 300-350 miliardi contro i circa 100 europei. A Fox News Trump ha detto che gli USA hanno dato l’Ucraina «più di 300 miliardi di dollari, probabilmente 350 miliardi di dollari. L’Europa è dentro probabilmente per 100 miliardi di dollari, noi siamo dentro per più del doppio». O qualcuno ha preso per ‘il naso’ il mondo prima, o è Donald esagerato come sempre che spara balle.
La grossolanità culturale del personaggio è nota, ma non sui dollari da incassare. Ma attenti ai suoi conti! Come quando disse che nella Seconda guerra mondiale i sovietici avevano avuto 60 milioni di morti invece dei 27 milioni passati alla Storia. Per l’attualità, tra 300 e 350 miliardi di dollari di differenza ne passa, e ancor di più tra 175 e 350, sottolinea Analisi Difesa. È interessante notare che Zelensky aveva dichiarato di aver incassato solo 75 miliardi dagli Stati Uniti e di non avere idea di dove fossero finiti gli altri. Certo l’Ucraina è ultra-corrotta, ma le differenze tra il ‘dato’ e ‘l’arrivato’ è decisamente esagerata.
Diverse istituzioni americane hanno lamentato l’assenza di controllo su armi e denaro inviati a Kiev. Ma c’è un’altra spiegazione perché le ingenti somme di denaro ufficialmente destinate all’Ucraina non sono mai arrivate a Kiev così come in passato parte dei fondi destinati all’Afghanistan non sono mai arrivati a Kabul. La gran parte dei materiali, armi, munizioni destinate a Kiev sono state acquistare da Washington con commesse dirette alle aziende che le producono, per Kiev o per le forze armate americane rimpiazzando equipaggiamenti forniti agli ucraini.
Così, come spesso accade con gli aiuti statunitensi all’estero, sono soprattutto le aziende americane a beneficiarne. Con ulteriore cattiveria, Trump, colpisce assieme Biden e il governo ucraino facendo sapere che l’Agenzia US Aid (chiusa da Trump) aveva finanziato a 6.000 giornalisti e 700 testate in tutto il mondo inclusa la quasi totalità dei media ucraini, per spargere a piene mani la propaganda della causa ucraina, e gonfiano le spese per chiedere un rimborso più alto per i costi della causa ucraina sulle spalle del contribuente americano.
Trump rozzo come sempre, non ha esitato a umiliare (‘cosa che gli riesce bene con tutti, dall’America Latina all’Europa’, Gianandrea Gaiani, NdR) dichiarando che «l’Ucraina deve garantire sicurezza degli investimenti degli Stati Uniti in quanto il paese potrebbe diventare un giorno territorio russo. Hanno terreni di enorme valore in termini di terre rare, in termini di petrolio e gas, in termini di altre cose. Voglio che i nostri soldi siano protetti, perché stiamo spendendo centinaia di miliardi di dollari. Potrebbero fare un accordo, potrebbero non farlo. Potrebbero essere russi o non essere russi un giorno».
Poiché le trattative le faranno Stati Uniti e Russia, agli ucraini conviene cedere le risorse minerarie rilevanti (e che ancora non sono cadute in mani russe) agli americani, anche barano sui rimborsi dovuti, ad evitare che Trump conceda più territori ucraini ai russi. Europa esclusa in piena crisi di nervi. E il braccio di ferro sembra essere più tra gli USA e i suoi alleati europei ed ucraini che tra l’Occidente e Russia, anche se siano ancora ai segnali. «I segnali, con tutta la loro importanza, possono essere qualsiasi cosa», avverte il vice ministro degli Esteri russo.
Sorprende che gli Stati Uniti si accorgano pubblicamente solo oggi che l’Ucraina è ricca di risorse minerarie (anche se fonti ucraine ammettono che almeno il 40 per cento dei giacimenti si trovano nei territori occupati dai russi). Secondo il New York Times, una delegazione del governo ucraino aveva incontrato imprenditori Usa presentando loro possibili accordi per l’acquisizione delle licenze di sfruttamento di ‘minerali critici’. Secondo il ‘Kiev Times’, accordi sulle terre rare sono parte del ‘Piano per la vittoria’ di Zelensky.
«Se il presidente degli Stati Uniti è interessato alle terre rare trovate nel sottosuolo ucraino, l’Ucraina è aperta agli investimenti statunitensi. L’importante è che tutto questo non vada alla Russia e ai suoi alleati», dichiara Zelensky. Che subito dopo, in un’intervista con un giornalista britannico, ora si dichiara pronto a sedersi al tavolo delle trattative con Putin. «Non sarò gentile con lui. Lo considero un nemico – ha aggiunto il leader ucraino -. E a dire il vero, credo che anche lui mi consideri un nemico». Con Putin che non riconosce legittimità al mandato presidenziale di Zelensky mai rieletto.
L’Ucraina vanta 20mila depositi di 116 diversi tipi di minerali incluse le terre rare, soprattutto nelle regioni di Donetsk e Luhansk, annesse dalla Russia e quasi del tutto occupate dalle truppe di Mosca (Luhansk integralmente, Donetsk al 70 per cento). Il loro valore è stimato in 3,8 trilioni di dollari a Luhansk e 3,2 trilioni a Donetsk mentre la vicina regione di Dnipropetrovsk (pochi chilometri dall’avanzata delle truppe russe) ne disporrebbe per 3,5 trilioni. L’esercito russo vicino a un grande giacimento di litio nella regione di Donetsk, dopo avere il controllo del giacimento di Krouta Balka, nella regione di Zaporizia.
L’Ucraina è uno dei primi dieci fornitori mondiali di risorse minerarie, coprendo circa il 5 per cento della produzione globale. Tra le risorse più strategiche, titanio, litio, berillio, manganese e uranio. Secondo i dati pubblicati dalla società Dentons, il detentore delle maggiori riserve di titanio in Europa, con il 7 per cento delle riserve globali, fornitore chiave per l’industria aerospaziale e militare. Kiev è quinto produttore mondiale di gallio, fondamentale per semiconduttori e fornitore di neon, utilizzato nella produzione di chip negli Stati Uniti. Poi berillio, uranio, zirconio e apatite, per nucleare ed aerospaziale.
Disimpegno Usa, paura baltica e territori
Il summit di Ramstein sugli aiuti militari all’Ucraina presieduto non più dagli USA ma dalla Gran Bretagna. Un disimpegno di Washington che preoccupa i baltici, con il ministro della Difesa estone, Hanno Pevkur, che parla ancora di ‘aiuti per la vittoria’. Zelensky, finto realista parla adesso di ‘Scambio di territori’. Meno di 500 chilometri quadrati territori della regione russa di Kursk ancora in mano ucraina. Proposta assurda, dice Mosca che in Donbass continua ad avanzare, mentre a Kursk la residua presenza ucraina è in grave crisi.
La guerra occidentale in Ucraina era di fatto perduta e nessuno aveva il coraggio di dircelo continuando a gettare miliardo in armi e morti inutili invece che per ricostruire?