L’India anti Cina negli Usa ma senza nulla di scontato

Narendra Modi, il premier indiano, arriva oggi in America per incontrarsi con Trump e per cercare un terreno comune di collaborazione, a cominciare dal commercio internazionale. Quello che stanno provando a fare tutti oltre le maniere spicce del nuovo presidente. Ma nel caso dell’India il confronto con Trump è di un calibro più pesante, e prevede ricadute strategiche assai significative. Tra accordi e disaccordi  commerciali e India parte dei BRICS

Il secondo gigante asiatico

L’India, il secondo gigante asiatico (il primo per popolazione), nella visione strategica della Casa Bianca rappresenta un formidabile contrappeso, sul quale appoggiarsi per arginare l’inarrestabile crescita dell’espansionismo cinese. Economico e geopolitico. Trump è preoccupato di perseguire il piano di difesa della sua bilancia commerciale, è vero, ma contemporaneamente gli adviser gli raccomandano di non perdere di vista l’obiettivo finale. Che è quello di tenere a freno la Cina, mantenendo sotto controllo tutto lo scacchiere dell’Indo-Pacifico. E, in questo senso, Narendra Modi è un alleato insostituibile. Quasi da coccolare.

‘QUAD’, la Nato del sud del mondo

Michael Kugelmann, del South Asia Institute (Wilson Center, Washington) ha detto alla BBC, presentando il viaggio del leader indiano negli Usa, che sicuramente rappresenterà un’occasione per rilanciare il ‘QUAD’, una «cooperazione strategica informale», una sorta di patto di difesa aperto, che vede assieme India, Stati Uniti, Giappone e Australia. E che va considerata un’operazione diplomatica concepita, principalmente, in funzione anti-cinese». D’altro canto, il ‘QUAD’ ha avuto uno sviluppo formidabile nel corso della prima Presidenza Trump, grazie anche alla spinta continua della diplomazia giapponese. Tokio, infatti, ha visto questa alleanza (e il ruolo dell’India) come una forma di assicurazione contro le presunte velleità egemoniche di Pechino.

L’approvvigionamento tecnologico

Ma, sempre secondo la BBC, uno dei risultati più sofisticati a cui punta la ‘nuova diplomazia indiana’ della Casa Bianca, è quello delle catene di approvvigionamento tecnologico. Gli esperti sanno che lo shock post-pandemico, colpendo i semilavorati ad alto valore aggiunto in arrivo dal sud-est asiatico e dalla Cina, ha messo in crisi tutta l’industria manifatturiera occidentale. I sistemi produttivi di molti beni sono rimasti paralizzati per la mancanza di componenti-chiave o di pezzi di ricambio. La diversificazione o, come è stata meglio definita la terapia, il disaccoppiamento’, è stata la logica conseguenza di questa deformazione dei mercati. L’India oggi è una risposta alla crisi della ‘monofornitura’ cinese. Dall’era Biden le iniziative sulle tecnologie critiche ed emergenti’ di portata strategica si sono moltiplicate. Questo progetto ora dovrebbe essere supervisionato direttamente dai due Consiglieri per la Sicurezza nazionale, per evitare di impantanarsi nella burocrazia.

Cosa chiederà l’India e gli ostacoli da superare

«Modi probabilmente cercherà rassicurazioni da Trump – aggiunge la BBC – e dal suo Consigliere per la sicurezza nazionale, Mike Waltz, sul fatto che gli Usa rimarranno impegnati. Data l’attenzione di Washington nel contrastare la Cina rendendo l’India una parte più grande delle catene di fornitura globali tecnologiche, probabilmente gli Usa lo faranno». Ma se nel medio-lungo periodo gli interessi geopolitici convergenti superano, senz’altro, tutte le ragioni di conflitto, sul terreno più immediato del ‘business is business’, le perplessità (per non dire gli ostacoli) sono evidenti. Per il New York Times, mai troppo tenero con Trump, nonostante la delicatezza delle questioni di politica estera, che dovrebbero avere la priorità, restano comunque gli impedimenti della bilancia commerciale, a guastare il clima di ‘intesa amichevole’ tra Delhi e Washington.

Tra libero commercio e dazi

«Uno degli obiettivi principali della visita – scrive il Times – è il commercio. I funzionari indiani hanno affermato che le aziende nazionali sono in trattativa per aumentare gli acquisti di forniture energetiche americane. In particolare, di gas naturale liquefatto. Si prevede inoltre che i due leader discuteranno di una spesa ampliata per le attrezzature di difesa statunitensi e potenzialmente annunceranno nuovi accordi. Inoltre – prosegue il NYT – il signor Modi può sottolineare le recenti riduzioni dei dazi indiani sulle motociclette americane di alta gamma, in particolare le Harley-Davidson, e la prospettiva di dazi più bassi su altri prodotti».

Diciamo che il premier indiano forse ha avuto la furbizia di aprire l’ombrello prima che si metta a piovere. Spera di ammansire Trump e di evitare dolorose scoppole tariffarie. Non ha capito che la sua ‘migliore alleata’ per non pagare il nuovo pizzo imposto da Washington è proprio la Cina: quando si scatenerà la vera guerra atomica (commerciale), Trump dovrà fare il giro delle sette chiese, andando in cerca di alleati, per sbarcare il lunario. E l’India sarà la prima della lista.

 

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