I robot ‘umanoidi’ cinesi contro i dazi di Trump

I dazi sull’acciaio e l’alluminio di Trump sono solo un feticcio. Contano senz’altro, ma la loro portata strategica, per quanto riguarda la Cina, è limitata nel tempo. La vera partita per la supremazia di sistema, si gioca su altri tavoli: intelligenza artificiale e robotica umanoide. Si tratta di settori capaci di regalare, a chi possiede la pietra filosofale della tecnologia, progressi strabilianti per la propria economia. E gli Usa di Trump e Musk sono perdenti.

Diverse società, lavoro, mercati

Stati Uniti e Cina in una corsa frenetica in aperta rotta di collisione sul piano dello sviluppo industriale. Si confrontano due modi diversi, quasi diametralmente opposti, di concepire la società produttiva, l’organizzazione del lavoro e il ruolo dei mercati. Non solo. Ma anche la discriminante sugli obiettivi finali (profitto individuale, interesse pubblico, strategie geopolitiche nazionali) contribuisce a differenziare profondamente i due modelli. Ma la diversità delle posizioni di partenza, non incide in alcun modo sul traguardo di entrambi i sistemi: massimizzare l’efficienza dell’apparato produttivo. Come? Attraverso la massiccia introduzione di innovazione tecnologica. E qui veniamo al vero «problema dei problemi», che si trovano ad affrontare gli Stati Uniti e che nessun dazio doganale di Trump potrà mai risolvere.

La sfida sulla ricerca scientifica

Quello della rivalità nel campo della ricerca scientifica, tra Washington e Pechino, è un ‘affaire vecchio, che più volte ha suscitato allarme in America. Fino all’anno scorso, hanno fatto rumore le dispute sui microchip, specie quelli di «fascia alta», la cui tecnologia, secondo gli Usa, va vietata ai cinesi, perché hanno applicazioni militari. In effetti, questi semiconduttori venivano replicati in Cina e poi rivenduti a prezzi stracciati. Comunque sia, l’Amministrazione Biden con il Chips Act (una legge protezionistica) finanziò generosamente la ricerca in America e boicottò i semiconduttori ‘Made in China’. La vulgata corrente, allora, era che i cinesi erano incapaci di innovare. Per cui, rubavano le idee americane, copiavano e rivendevano facendo ‘concorrenza sleale’. Ma le ultime notizie in arrivo dalle province del colosso adriatico, smentiscono questo quadro un po’ datato.

‘Made in China 2025’

Scrive infatti il South China Morning Post di Hong Kong che «i progressi compiuti da Pechino nell’attuazione della sua strategia ‘Made in China 2025’ (MIC2025) per la modernizzazione industriale nell’ultimo decennio, stanno sollevando nuovi allarmi a Washington, con un Comitato congressuale che giovedì l’ha utilizzata per avvertire che gli Stati Uniti rischiano di restare indietro, mentre la Cina compie passi inaspettati nei campi dell’intelligenza artificiale (IA) e della robotica umanoide». Sembrano chiare, a questo punto, le ripercussioni della ‘bomba’ DeepSeek, la semisconosciuta società cinese di intelligenza artificiale che, in una sola giornata, a prezzi ultrapopolari, ha demolito in Borsa le prepotenti certezze di supremazia tecnologica vantate dall’americana ‘Nvidia’. Che erano state ottenute a costo di investimenti miliardari.

Bolla borsistica Usa poco intelligente

È stato un bagno di sangue azionario, che ha gettato nel panico un intero settore. E i cui riflessi, inutile nasconderlo, si sono visti in ogni area della finanza Usa. «Per due anni – ha scritto il Wall Street Journal – la convinzione dei mercati che l’avvento dell’intelligenza artificiale avrebbe inaugurato una nuova era di crescita della produttività ha alimentato guadagni di migliaia di miliardi di dollari in borsa. DeepSeek, una potenza outsider nell’intelligenza artificiale, è emersa dalla Cina. Ciò ha scosso le grandi azioni tecnologiche, guidate da un crollo di quasi 600 miliardi di dollari in Nvidia, che solo nelle scorse settimane era l’azienda più preziosa al mondo. La caduta di Nvidia ha segnato la più grande perdita giornaliera di valore di mercato per qualsiasi azienda pubblica». Un bollettino di guerra. Nucleare. Che secondo gli analisti finanziari di New York ha addirittura «capovolto Wall Street».

Washington della paura a guida sbagliata

Ma, dicevamo, che a Washington adesso le preoccupazioni si tagliano col coltello, perché improvvisamente il ‘fronte del fuoco tecnologico’ si è allargato, proponendo nuove sfide in arrivo dalla Cina. «Quando il mese scorso 102 robot umanoidi provenienti da 10 diverse aziende si sono riuniti in una struttura di 4.000 metri quadrati alla periferia di Shanghai – scrive il Morning Post – addestrati in compiti essenziali (camminare, rifare i letti, lavare i piatti, avvitare bulloni e persino saldare), hanno dimostrato come la Cina sia sulla buona strada verso un futuro in cui umani e robot umanoidi coesistono senza soluzione di continuità». «Questa ‘scuola di robot’ senza precedenti – prosegue il giornale di Hong Kong – costruita congiuntamente dalle autorità nazionali e locali, non si limita a insegnare ai robot compiti banali, ma è un microcosmo delle più grandi ambizioni della Cina».

«Si prevede – conclude il Post – che i robot umanoidi diventeranno la prossima innovazione rivoluzionaria, dopo i computer, gli smartphone e i veicoli a nuova energia, trasformando profondamente la produzione e gli stili di vita umani e rimodellando il panorama industriale globale». L’obiettivo? Semplice e sintetico, come è scritto nelle linee-guida di Xi Jinping: superare gli Stati Uniti.

 

 

 

Tags: Cina dazi Robot Usa
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