Odio e paure baltiche verso la Russia su tutta l’UE

Sulla nostra vecchia e cara Europa rischiano di abbattersi forti temporali. Mettere la politica estera e di difesa dell’Unione nelle mani di due baltici, è stato quantomeno un azzardo. Se poi andiamo a vedere da vicino i curricula dei ‘promossi’ da Ursula Von der Leyen, allora la preoccupazione diventa panico. Due ‘arrabbiati anti-russi’, il cui tratto caratteristico sembra quello di credere nel linguaggio della forza.

Scelte inopportune e pericolose

Scelte che spiegano assieme i favoriti e i loro selettori. Personaggi che per storia, cultura, convinzioni (e nazionalità) vedono la Russia (e non solo Putin) come fumo agli occhi. Aspettarsi da costoro una spinta alla diplomazia, sarebbe pura e semplice illusione. Dunque, a Bruxelles hanno deciso di nominare ‘Alta rappresentante dell’Unione, per gli Affari esteri e la politica di sicurezza’ -ruolo numero due in Commissione-, Kaja Kallas’, già premier dell’Estonia (Partito Riformatore di ispirazione liberale) e figlia di un ex commissario europeo ai Trasporti. E tanto per farvi capire di che cosa stiamo parlando, aggiungiamo che la signora è ufficialmente ricercata dalla polizia russa, la quel cosa diventa una sorta di medaglia di militanza. Non troppo opportuna come ‘simbolo di pace’ ed eventuale mediazione diplomatica.

Soldati russi morti contro Hitler

La nuova commissaria europea, da premier, ha avuto la mano pesante in Estonia, facendo picconare e abbattere tutti i monumenti dedicati ai soldati russi caduti nella Seconda guerra mondiale, mentre combattevano contro il nazismo. Non gli amici di Stalin ma poveri cristi costretti alla Guerra. Anche se bisogna riconoscere che qualche motivo di astio contro il governo di Mosca, da parte della Kallas, era giustificato: Stalin le aveva spedito la mamma e la nonna in Siberia, deportandole. Comunque sia, tutte le prime mosse della nuova commissaria sembrano fatte apposta per gettare benzina sul fuoco. In diplomazia non conta avere ragione, ma è fondamentale sapere fino a che punto il tuo avversario si spingerà a riconoscerla. Provocarlo e demonizzarlo non serve al resto di niente e allontana la composizione delle crisi.

Difesa e spazio peggio che mai

Stesso discorso dev’essere fatto per la seconda scelta, quella relativa al portafoglio riguardante Difesa e Spazio (produzione industriale e infrastrutture). In questo caso, la preferenza è andata al lituano Andrius Kubilius, ex Primo ministro, ma soprattutto feroce anti-putiniano. Kubilius non è certo un uomo del dialogo, anzi avrà il compito di far crescere, e molto velocemente, il complesso militare-industriale europeo. Come? I finanziamenti arriveranno da Bruxelles e tutti i partner dell’Unione dovranno sviluppare un programma di riarmo comune. L’UE emetterà degli Eurobond per la Difesa che finanzieranno ambiziosi (e costosissimi) progetti navali ed aerei. Tutto questo per difendersi da una possibile invasione di Putin, dicono loro. Il quale, diciamo invece noi, in tre anni di truculente battaglie e dopo mezzo milione di morti, non è stato nemmeno in grado di conquistare un quarto dell’Ucraina.

Dirigismo burocratico Ue e svolta Usa

L’uscita allo scoperto della grande alleanza, tra il dirigismo burocratico di Bruxelles e il capitalismo delle ‘ferriere belliche’ europee, è anche conseguenza della storica svolta americana. Trump ha stabilito che la sicurezza internazionale è un boccone troppo grosso per gli Stati Uniti, nel senso che costa assai e che anche gli altri la devono pagare. L’impressione è che voglia decisamente mollare la patata bollente ucraina nelle mani dell’Europa. Ustionandogliele. Così l’Unione ha cominciato a muoversi disordinatamente, temendo che presto dovrà vedersela da sola di fronte a un nemico come Putin che, a volte, sinceramente, sembra ingigantito ad arte e in maniera sproporzionata. Dunque, al sodo, il vero quesito (che ne solleva altri più scomodi) è: esiste una vera minaccia militare russa sull’Europa, tale da giustificare un robusto (e lucroso) rimbalzo delle spese militari? Se la risposta è “sì”, allora prepariamoci tutti a mettere le mani in tasca, per concorrere alla “sicurezza del mondo libero”. Se la risposta è “no”, le mani in tasca mettetele comunque. Perché vi faranno credere che siamo in pericolo.

Ma Stratfor svela

Ma, forse, il chiarimento più convincente lo dà in ultima analisi un think tank onusto di glorie e di allori come l’americano Stratfor, che non parla di guerra aperta ma di sabotaggi: «Sebbene la Russia stia diventando sempre più propensa a prendere di mira le infrastrutture energetiche offshore europee – scrivono negli Usa – Mosca cercherà probabilmente di evitare eccessive interruzioni economiche o sociali che aumenterebbero significativamente i rischi di escalation. Nelle ultime settimane, i governi e i media europei hanno però messo in guardia da azioni sempre più aggressive e pericolose da parte della Russia nella sua ormai lunga campagna di sabotaggio, spionaggio e destabilizzazione in tutto il continente». Ecco il vero pericolo.

 

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