Il mondo salvi la Groenlandia da Trump

Il gigante e la formica, dominio di muscoli e non di testa, sia chiaro. Per arginare le mire di Trump sulla Groenlandia, la Danimarca ha approvato nuovi investimenti militari da sorridere e sta chiedendo sostegno diplomatico ai suoi alleati europei. La prima ministra danese Mette Frederiksen ha incontrato tra gli altri il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il presidente francese Emmanuel Macron, in quello che Politico descrive «uno sforzo diplomatico per salvare la Groenlandia da Trump».

La promessa pace Ucraina aspetta ma lui vuole Panama e Groenlandia

Vendicativo rompi-tutto, in perenne campagna elettorale di cui ripetere -quasi a convincersene- la sparate fuori misura. Pessimi segnali di inizio, e primo clamoroso inciampo. ‘La Groenlandia è lì, semidisabitata e indifesa ma ricca di mille tesori sotterranei, e io me la prendo’, è il ragionamento. Nove giorni da presidente in cui Donald Trump diffonde dichiarazioni e minacce sempre più aggressive nei confronti dell’isola, che fa parte del territorio danese con ampi margini di autogoverno per i suoi abitanti. Trump dice che gli Stati Uniti dovrebbero prendere il controllo della Groenlandia, e non ha escluso di usare la forza per farlo, usando in più occasioni una retorica esplicitamente nazionalista e neocoloniale.

Donald Trump Jr. in avanscoperta

A inizio gennaio ha anche inviato in Groenlandia suo figlio maggiore, Donald Trump Jr, in una sorta di visita esplorativa, ci informa il Post. In tutto questo la Danimarca non ha moltissimi strumenti per contrastare l’iniziativa di Trump se non l’indignazione planetaria, la nostra personale compresa. La Danimarca che la Groenlandia autonoma garantisce, ha una forza economica e militare infinitesima rispetto agli Stati Uniti, e una politica estera condivisa con l’Unione Europea che -ha spiegato bene prima Piero Orteca-, attraversa un periodo di grave debolezza. Finora il governo danese si era limitato a ribadire che la Groenlandia non è in vendita. Ora sta cercando di fare qualcosa di più, in trasferta per l’Europa.

Soldi per la «sicurezza della regione Artica»

Ora il governo danese con l’accordo della ministra groenlandese dell’indipendenza e degli esteri annuncia «investimenti militari per la sicurezza della regione Artica». Di piccoli miliardi. Con i nuovi fondi verranno acquistati droni a lungo raggio e tre nuove navi adatte ai mari artici, oltre a nuove pattuglie trainate da cani da slitta. Sarà aumentata la disponibilità di strumenti satellitari, mentre la pista di uno dei pochi aeroporti dell’isola sarà ampliata in modo che possano atterrarci dei caccia F-35, un aereo militare molto diffuso fra gli eserciti occidentali, ma anche molto americano. Con Trump che -suo stile-, aveva ironizzato sull’aumento delle pattuglie con cani da slitta.

Groenlandia delle troppe brame

Le difese della Groenlandia sono da tempo ritenute inadatte per proteggere l’isola da comportamenti aggressivi di altri paesi -non solo il ringhiante Trump-, ma anche la Cina e la Russia, tutti interessati alla presenza di materie prime critiche nel suo terreno, oltre che per la sua posizione strategica, vicina al Nord America ma anche a diverse isole europee. «Al momento -scrive Reuters-, le forze militari sull’isola sono quattro navi di ispezione sempre più vecchie, un aereo da ricognizione e 12 pattuglie trainate da cani da slitta, per monitorare un’area grande quattro volte la Francia». Il Financial Times informa che sull’isola è presente un contingente militare dell’esercito danese di 75 soldati.

La Nato dell’olandese scivolante?

Gli Stati Uniti sono il paese più importante della NATO, di cui la Danimarca è uno dei membri fondatori, ma Trump ha fatto capire più volte di essere scettico sulla sua attuale rilevanza. Una disputa territoriale fra due paesi membri della NATO era semplicemente impensabile, fino a qualche anno fa: prima, appunto, che Trump diventasse presidente. Con l’allineato segretario generale Olandese Mark Rutte che non sa dove nascondersi.

Danimarca in una debole Europa

Per cercare di arginare l’aggressività statunitense il governo danese prova a rafforzare i rapporti con i suoi alleati europei più importanti nel caso in cui la situazione dovesse peggiorare ulteriormente. Prima i capi di governo degli altri paesi dell’Europa settentrionale, mentre martedì ha parlato con Macron, Scholz e con il segretario generale della NATO, Mark Rutte. «La verità è che la Danimarca non può affrontare Donald Trump da sola», commenta il quotidiano Politiken. «Il governo fa bene a rafforzare le proprie alleanze nel Nord Europa, nell’Unione Europea e nella NATO. […] Il paese ha bisogno di tutto il sostegno che può ricevere: politico, militare e psicologico».

Donald Trump Padrone del mondo?

Pierre Haski, France Inter, Francia. «Quale strategia adottare davanti al ‘rullo compressore’ Donald Trump che vuole imporre la sua legge al resto del mondo? La domanda pesa su tutti i continenti che subiscono la minaccia dei dazi o addirittura dell’uso della forza nel caso osino resistere alla volontà del nuovo presidente americano, in carica da appena nove giorni». La nota settimanale di Haski su Internazionale entra in alcuni dettagli. «Difficile trovare un alleato più fedele agli Stati Uniti di quanto non sia la Danimarca, eppure Copenaghen si ritrova suo malgrado a centro di una tempesta scatenata all’improvviso da Donald Trump, che la alimenta con un’ironia crudele.

La Danimarca si oppone, mentre il primo ministro democraticamente eletto del territorio associato alla corona danese chiede l’indipendenza, ma non certo per finire sotto il controllo di un altro paese».

Groenlandia anticipo d’Europa

La questione va oltre il caso danese, perché le pressioni di Washington sono su tutto il vecchio continente: con la minaccia di una guerra commerciale, con le pretese sulla spesa militare e con gli inviti ad acquistare gli idrocarburi americani. Per non parlare delle regole imposte alle piattaforme digitali. E in Europa, come sempre, non c’è soltanto un punto di vista. La presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen e quella della Banca centrale europea Christine Lagarde, cedevoli come sempre, si sono già pronunciate a favore di un maggior acquisto di prodotti statunitensi da parte dell’Europa, senza dubbio per ammansire Trump. Altri, però, vorrebbero ‘resistere’.

Non critichiamo troppo che l’Orco s’arrabbia

L’Europa ha davvero scelta? Oggi Bruxelles si preoccupa di non criticare troppo la nuova amministrazione per paura di un’uscita del paese dalla Nato. E La questione si ripresenta, crudele, nell’ambito dell’industria della difesa. La stragrande maggioranza delle spese militari in armamenti da parte dei paesi europei finisce nelle tasche dei produttori statunitensi. Il Programma europeo per l’industria della difesa, in fase di discussione, subisce già le pressioni di Washington. Da questa realtà nasce l’allarme lanciato dal presidente francese Emmanuel Macron nel suo discorso rivolto alle forze armate la settimana scorsa: «la nostra vocazione non è quella di essere clienti, ma di essere nazioni sovrane».

Condividi:
Altri Articoli
Remocontro