Serbia, dopo mesi di proteste, si dimette il premier

Serbia, dopo mesi di proteste anti-corruzione per l’incidente di Novi Sad il premier Milos Vucetic si dimette e il presidente Vucic avvia il rimpasto. L’ondata di manifestazioni scatenate dal crollo di una pensilina precaria per ruberie nella stazione di Novi Sad, che ha ucciso 15 persone, ma oltre alla corruzione nel mirino c’è anche l’autoritarismo del governo, erede della destra ‘Scescegliana’ dei tempi di Milosevic. Il 31 gennaio la premier Meloni a Belgrado?

Per ora ha vinto la piazza

La piazza serba ottiene un primo risultato, dopo mesi di proteste contro la corruzione nel governo di Belgrado scatenate dall’incidente alla stazione di Novi Sad, dove il 1° novembre il crollo di una pensilina della stazione –mal costruita e con forti sospetti di ruberia criminale sui materiali-, che ha provocato la morte di 15 persone. Una tragedia che è diventata l’innesco di malumori sociali e politici cresciuti in 13 anni presidenza del nazionalista Alexander Vucic, erede sino a ieri semi intoccabile del nazionalismo serbo ereditato dal passato.

Dimissioni per salvare la presidenza

Il primo ministro serbo Milos Vucevic ha annunciato le sue dimissioni in serata. Belgrado è bloccata da 24 ore per l’ennesima mobilitazione che riunisce studenti e professori, insieme ad alcuni sindacati e forze di opposizione, che da mesi chiedono che le autorità si assumano la responsabilità dell’incidente. La procura ha accusato 13 persone per il crollo, tra cui un ministro del governo e diversi funzionari statali. Ma l’ex ministro dell’edilizia Goran Vesić è stato rilasciato, alimentando forti dubbi sull’indipendenza delle indagini. La stazione ferroviaria principale di Novi Sad è stata ristrutturata due volte negli ultimi anni, da un consorzio di aziende che includeva anche imprese statali cinesi.

Esempio di corruzione e negligenza

I manifestanti hanno additato il disastro come un esempio della corruzione e della negligenza delle autorità, ma anche di mancanza di trasparenza e autoritarismo, in un Paese che sotto la presidenza Vucic ha moltiplicato cantieri edilizi e grandi opere. Sperando di solidità maggiore. Vucic è accusato di aver impresso una svolta autoritaria alla Serbia e limitare le libertà democratiche, nonostante abbia formalmente cercato di far aderire la Serbia all’Unione Europea che a sua volta ha giocato con l’equivoco di ‘Stato candidato’, che si scontra da sempre col legame storico culturale della Serbia con la Russia ortodossa.

Innondazione di documenti a credibilità perduta  ⁠

La settimana scorsa il governo serbo aveva pubblicato gli ultimi 925 documenti sulla costruzione della stazione ferroviaria di Novi Sad. «Abbiamo consegnato letteralmente tutto ciò che abbiamo. Non c’è più alcuna documentazione non pubblicata riguardante la costruzione della stazione ferroviaria di Novi Sad», ha provato a difendersi Alexander Vucic. Durante questi mesi di manifestazioni non sono mancate tensioni, arresti e violenze. Col ritorno dell’accusa ‘miloseviana’ ai manifestanti di essere agenti stranieri e in più occasioni ha convocato contro-manifestazioni di sostenitori del suo ‘Partito progressista serbo’, nonostante il nome vicino all’estrema destra in Europa.

Il nemico straniero di sempre

Anche il premier dimissionario Vucevic ha fatto esplicito riferimento a manifestazioni organizzate dall’estero. Vucevic, 51 anni, era alla guida del governo serbo dal maggio scorso, dopo essere stato ministro della Difesa e in precedenza a lungo sindaco di Novi Sad, seconda città della Serbia nel nord del Paese, capoluogo della Voivodina, la regione più ricca e sviluppata del Paese balcanico. Alla guida del governo era subentrato a Ana Brnabic, prima donna premier in Serbia, capo del governo per due mandati nel corso di sette anni. Annunciando le sue dimissioni, Vucevic ha detto di aver preso la decisione per non complicare ulteriormente la già difficile e tesa situazione sociale nel Paese.

Rimpasto di governo salva presidenza

Nelle settimane scorse il presidente Vucic aveva già annunciato un rimpasto di governo «ampia e urgente». «Per questo motivo, mi aspetto che più del 50% degli attuali ministri venga sostituito in una riorganizzazione molto urgente». La Serbia non fa parte né della Ue né della Nato (più bersaglio che socia),  ed è l’unico Paese europeo a non aver aderito alla sanzioni contro la Russia.  La crisi politica in Serbia è giunta a soli tre giorni da un atteso vertice intergovernativo con l’Italia, in programma a Belgrado il 31 gennaio con la presenza della premier Giorgia Meloni e di diversi ministri italiani. Un vertice del quale si attende ora conferma.

 

 

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