
L’armamentario che Trump ha messo in campo comprende dazi, fisco e regolamenti del diritto commerciale. Sulla Cina ci ha detto tutto Piero Orteca. Ma si parte dai dazi subito a Canada e Messico e la scure sull’Europa. Chi si vuole salvare dovrà andare a produrre negli Stati Uniti e sarà ricompensato con una tassazione da paradisco fiscale (flat tax 15%). In questo modo gli Usa puntano a togliere aziende al resto del mondo, per ricostituire la propria manifattura, lasciando libertà alle proprie Big Tech di arricchirsi e investire come nessun altro sull’intelligenza artificiale. E già al primo attacco, l’ex italiana Stellantis prevede nuovi investimenti per 5 miliardi di dollari negli Stati Uniti. Bravi vero?
Ma è stata l’Europa il primo bersaglio dell’armata economica di Trump via Davos. Con qualche vittima anche in casa. «Il Green è un imbroglio e l’auto elettrica pure!» (ieri Tesla di Musk ieri ha subito un calo in Borsa). L’assalto si è concentrato sulla tassazione e sulle regole della Ue ai vari Google, Apple, Amazon e Facebook. Questo era un fronte finora rimasto in ombra. «L’Ue ci tratta male , siete sleali», ha detto Trump. Il riferimento è alle super multe dell’ Antitrust che Bruxelles ha comminato a Google e Apple sulla base delle nuove regole del Digital Markets Act. La sparata del presidente tycoon è fin troppo facile da interpretare, dopo che i Re Magi della Silycon Valley sono andati in processione a Washington per la sua cerimonia d’insediamento.
Ursula von der Leyen, una volta tanto meno accondiscendente verso Washington ha dichiarato che gli Stati Uniti hanno anch’essi da perdere in caso di un muro contro muro. Lo ha fatto sciorinando una serie di numeri che vale la pena osservare da vicino:
Alla fiera dell’ovvio
A Bruxelles si dice che unendo le forze il potere contrattuale europeo cambierebbe. Come ogni crisi anche questa può trasformarsi in un’occasione per accelerare la presa di coscienza degli europei. Con i localismi non andiamo da nessuna parte, e via di seguito. Lo sa bene anche Trump che a Davos ha reso a tutti l’idea di come funziona nel mondo dei bulli: prendersela innanzitutto con i più deboli e con chi se l’è andata a cercare.