
Così la Corte penale internazionale ha definito il ritorno in Libia dall’Italia di Osama Najeem Elmasry Habish, il capo della polizia giudiziaria di Tripoli arrestato domenica a Torino e rilasciato con tante scuse martedì nonostante su di lui pendesse un mandato per crimini contro l’umanità e di guerra, tra cui omicidio, tortura, stupro e violenza sessuale. Brutta storia in odore di ‘scambi segreti’ e Servizi segreti.
«L’Aja sta cercando, e deve ancora ottenere, una verifica dalle autorità sui passi presumibilmente intrapresi» da Roma. E i giudici internazionali ci dicono che si sono astenuti dal rilasciare commenti pubblico «su richiesta e nel pieno rispetto delle autorità italiane». Quale segreto inconfessabile da nascondere? Ammettendo che esista una superiore ‘ragion di Stato’ decisamente sporca ma forse necessaria, almeno saperla gestire. E non il pasticcio di incoerenze che si smentiscono l’una con l’altra. e incongruenze più uniche che rare
Formalmente una spiegazione ufficiale sull’accaduto non c’è e le comunicazioni sono ferme al pomeriggio di martedì, quando dal ministero della Giustizia è uscito un comunicato in cui si parlava del «complesso carteggio» che Nordio stava valutando se inoltrare o meno al procuratore generale delle Corte d’appello di Roma. Nordio beffato o Nordio Pinocchio, visto che in quel momento il Falcon 900 italiano della CAI, la compagnia aerea dell’Aise, servizi segreti esteri, stava volando verso Torino per riportare il generale Najeem a Tripoli. I dettagli sono di Mario Di Vito del manifesto, e di Sergio Scandura di Radio Radicale.
Pasticci anche sulla ricostruzione giudiziaria. Il 2 ottobre dell’anno scorso la procura generale della Corte Penale internazionale aveva chiesto l’arresto del capo della polizia di Tripoli. Storia vecchia. Sabato l’uomo è stato individuato in Germania con altri mentre stava noleggiando un’automobile che doveva restituire all’aeroporto di Fiumicino. Appresa la notizia, dalla Corte penale internazionale fa scattare il ‘red notice’. Ordine di cattura e tutti avvertiti. Coinvolti almeno sei paesi europei -magistrature, polizie e Servizi segreti-: Germania, Olanda, Francia (dove i tre libici sono passati) e Italia, dove domenica è intervenuta la Digos di Torino. Najeem si trovava in città per assistere alla partita tra Juventus e Milan. Tifosissimo con molti amici in Italia, ma nessuno col compito di tutelare uno scomodo segreto, che abbia avuto l’accortezza di impedire tanta imprudente tifoseria.
Domenica, la polizia ha avvisato sia la Corte d’appello di Roma sia il ministero della Giustizia, e da qui inizia il ‘Gran pasticcio’. L’Italia ha con la Libia rapporti di stretta (e discussa) collaborazione sull’immigrazione, con un memorandum tra i due paesi. Scontato che il capo della polizia giudiziaria libica sia un tassello importante di questi accordi che è meglio tenere segreti, di fronte alle tante accuse sul trattamento disumano che Tripoli riserva ai migranti prima di provare ad attraversare il Mediterraneo.
Dilemma italiano: sputtanamento di complicità inconfessabili o rottura della molto discussa caccia libica al migrante. Ed ecco quindi le maldestre manovre per chiudere nascostamente la vicenda, finita invece in una grancassa di bugiette da dilettanti allo sbaraglio e di poco nobili segreti finiti in piazza.