Forse l’accordo di tregua su Gaza e ‘Operazione Propaganda’
La Jihad palestinese ha diffuso un comunicato secondo cui una delegazione di alto livello dell’organizzazione arriverà questa sera a Doha per discutere i dettagli dell’accordo di cessate il fuoco a Gaza. Hamas ha accettato la bozza di accordo per un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e il rilascio di decine di ostaggi: lo affermano due funzionari israeliani coinvolti nei colloqui. Israele intento ha stanziato 150 milioni di dollari per influenzare l’opinione pubblica mondiale sulle stragi di Gaza. Nuova versione della tragedia: lotta palestinese ‘antisemita’ simil nazista, e islamofobia con la lotta palestinese come una frangia Isis, a legittimare le azioni a Gaza e in Cirgiordania
‘A Doha per i dettagli’ del cessate il fuoco a Gaza
La Jihad islamica palestinese ha diffuso un comunicato secondo cui una delegazione di alto livello dell’organizzazione arriverà questa sera a Doha per discutere gli ultimi dettagli dell’accordo di cessate il fuoco a Gaza. Hamas ha accettato la bozza di accordo per un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e il rilascio di decine di ostaggi: lo affermano due funzionari israeliani coinvolti nei colloqui, citati dall’Associated Press e ripresi dai media israeliani. Secondo la bozza dell’accordo in fase di negoziazione tra Israele e Hamas, di cui Associated Press ha ottenuto una copia, Israele rilascerà 50 detenuti palestinesi per la liberazione di ognuna delle 5 soldatesse in ostaggio a Gaza. Fonti vicine a Hamas hanno riferito che l’accordo includerebbe il rilascio di circa “1.000 prigionieri palestinesi” detenuti in Israele nella fase iniziale dell’intesa. Poco prima il ministro degli Esteri del Qatar, Paese mediatore, aveva confermato che i colloqui per una tregua a Gaza sono “alle fasi finali” e che un’intesa è possibile “molto presto”.
Il portavoce del ministero
Il portavoce del ministero ha affermato che “sono state superate le principali controversie (nei negoziati)”. “Non entriamo nei dettagli di ciò che sta accadendo nei negoziati, siamo al punto più vicino a questo accordo da mesi. Abbiamo inoltrato le bozze dell’accordo a entrambe le parti e ora stiamo raggiungendo la conclusione nei dettagli”, ha dichiarato. I parenti dei rapiti israeliani intervenuti alla discussione nella Commissione per gli affari esteri e la sicurezza hanno fermato i lavori urlando contro il ministro della Difesa Israel Katz chiedendogli di discutere la liberazione dei loro cari, le linee generali dell’accordo e le liste. Hana Cohen, zia di Inbar Hayman, il cui corpo è a Gaza, ha chiesto: “Dov’è la nostra ragazza? Sua madre sta morendo, perché non è nella lista? La rivoglio indietro per la sepoltura in Israele. Non ti lascerò vivere, te lo giuro”, ha detto al ministro.
Ben Gvir: ‘Ho bloccato più volte l’accordo sugli ostaggi’
Il ministro di ultradestra israeliano Itamar Ben Gvir ha dichiarato oggi di aver bloccato più volte, nell’ultimo anno, un accordo per il rilascio degli ostaggi detenuti da Hamas, definendolo “una resa”. E ha invitato il ministro Bezalel Smotrich a unirsi a lui per fermare l’intesa attuale minacciando il ritiro dal governo. Tuttavia, ha sottolineato che non intende far cadere il premier Benyamin Netanyahu. Un funzionario dell’ufficio del primo ministro ha negato le affermazioni di Ben Gvir, spiegando che l’unico ostacolo all’accordo è stato Hamas e non Israele. Yehuda Cohen, padre di un soldato rapito, ha criticato Ben Gvir, accusandolo di anteporre obiettivi politici alla vita degli ostaggi.
‘Egitto aprirà valico Rafah per gli ostaggi e i detenuti’
Secondo fonti egiziane del sito di informazione Araby al Jadeed, l’Egitto si sta preparando ad aprire il valico di frontiera di Rafah per far passare gli ostaggi israeliani e i prigionieri palestinesi se verrà raggiunto l’accordo per il cessate il fuoco. Secondo il report, aiuti umanitari e carburante inizieranno ad entrare nella Striscia di Gaza attraverso il valico di frontiera a partire dal primo giorno del cessate il fuoco, insieme a case mobili, tende e macchine per la bonifica del terreno. Secondo al Araby al Jadeed, il rilascio degli ostaggi malati e feriti inizierà una settimana dopo l’inizio del cessate il fuoco.
Dopo le bombe la ‘Hasbara’
“Hasbara“, che in ebraico significa “spiegazione, giustificazione”, e che ha la sua modalità moderne negli sforzi del sionismo del XX secolo per difendere le politiche israeliane. Oggi viene utilizzata come strumento di propaganda per influenzare la percezione globale delle politiche di Israele, una forma di propaganda utilizzata dallo Stato israeliano per giustificare le sue azioni e politiche più controverse. L’aumento del budget di venti volte -150 milioni di dollari-, per consolidare la “guerra della coscienza” di Tel Aviv, la chiama ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar. Sulla ‘coscienza’ israeliana in guerra, nel mondo di sono ormai diffuse idee abbastanza precise che ‘Hasbara’ vorrebbe correggere: non i suoi comportamenti a Gaza, ma il modo di raccontarli, di leggerli, meglio a nasconderli.
Israele vittima
Sui social tutto questo si traduce in video e post virali promossi proprio dallo Stato israeliano. Dal conflitto di Gaza del 2014, Israele ha intensificato l’uso dei social media, sfruttando soprattutto piattaforme come X di Musk (non è un caso), e filmati su YouTube. Accadeva da sempre e si è intensificato dopo il 7 ottobre, sino alla moltiplicazione per venti attuale. Ma Simona Losito su InsideOver parla di “assurda distopia”. Le prove visive di ciò che comportano e di più diffusi strumenti di valutazione Tanto che Avi Cohen-Scali, direttore generale della lotta all’antisemitismo di Israele, ha affermato che «un decennio di campagne Hasbara multimilionarie contro la ‘delegittimizzazione’ hanno prodotto quasi ‘zero risultati’».
Guerriglia Social
Tra le tattiche più sottili adottate da Israele ci sono ‘gruppi di trolling’, guastatori internet che lavorano per contrastare i contenuti pro-palestinesi sulle piattaforme social. Israele offre anche tirocini e borse di studio Hasbara, destinati a sostenere attivamente gruppi pro-israeliani online. Adesso, quei 150milioni di dollari saranno destinati a diverse piattaforme, come le già utilizzate Instagram, X, Google e YouTube, a cui si aggiungeranno i campus universitari americani e altrove, dove si sono svolte proteste pro-Palestina, e organi di stampa internazionale grazie al supporto di organizzazioni ebraiche nel mondo. Ci sono stati anche casi di banner pubblicitari ad oscurare i crimini di guerra in Gaza e convogliare l’attenzione sugli eventi del 7 ottobre. Denuncia anche di videogiochi e app per bambini, ma indirizzati ai genitori.
Social media intelligence
Sono state recentemente rese note operazione di ‘social media intelligence’ che utilizzavano i motori di ricerca per screditare l’UNRWA, ma numerose sono state le campagne pubblicitarie di Israele su Google. Alla luce delle strategie passate e della moltiplicazione per venti delle risorse, attesa di nuove campagne pubblicitarie a favorire la percezione internazionale e contrastare le critiche, continuando ad influenzare l’agenda mediatica globale. «In un contesto così complesso e polarizzato la conclusione dell’autrice-, è fondamentale continuare a riflettere criticamente sulle informazioni, sostenendo il diritto alla trasparenza e alla giustizia, al fine di promuovere una narrazione più equilibrata e fondata sui fatti».